La crescente diffusione delle valute virtuali ed alcuni episodi di frode hanno sollevato l’attenzione delle istituzioni in merito all’importanza di diffondere una corretta
informazione sui rischi potenziali derivanti dall’utilizzo di valute virtuali. Lo scorso
dicembre l’Associazione bancaria europea (ABE) ha richiamato una serie di rischi da valutare prima di effettuare operazioni di acquisto, scambio o semplicemente per mantenere il possesso di monete virtuali.
a) Rischi operativi.
Un primo punto ha riguardato i rischi derivanti dalle piattaforme di scambio sulle quali si operano le transazioni. Il fatto che tali piattaforme non siano regolamentate ha portato in alcuni casi alla cessazione delle attività per attacchi compiuti da terzi o per fallimento, con perdita di ingenti somme da parte dei partecipanti. In questo caso, eventuali perdite derivanti da fondi custoditi sulla piattaforma di scambio non sono protette da alcuna tutela legale specifica non essendo previsto, come nel caso delle banche, un sistema di garanzia dei depositi.
Da un punto di vista operativo inoltre la moneta virtuale viene archiviata in un
“portafoglio elettronico” protetto da una chiave pubblica e una chiave privata. Oltre al rischio di potenziali attacchi informatici da parte di hacker, al pari dei portafogli tradizionali, la perdita delle credenziali di accesso al proprio portafoglio elettronico potrebbe comportare la perdita permanente della moneta virtuale in esso contenuta dal momento che non esistono autorità centrali che registrano le password o ne emettono altre sostitutive.
b) Assenza di tutela per l’utilizzo di monete virtuali come mezzo di pagamento.
L’utilizzo di monete virtuali come mezzo di pagamento di beni e servizi non è tutelato da alcun diritto di rimborso ai sensi della normativa Ue vigente come nel caso, ad esempio, di un trasferimento da un conto bancario tradizionale o da altri conti di pagamento. Eventuali addebiti di portafoglio elettronico errati o non autorizzati non possono essere stornati. Inoltre, essendo l’accettazione di monete virtuali su base discrezionale, non è garantita in modo permanente; gli accordi contrattuali sottostanti potrebbero cessare o essere rivisti in qualsiasi momento senza preavviso.
c) Elevato rischio di cambio.
Il valore delle monete virtuali è stato caratterizzato in molti casi da una grande volatilità
derivante dalle dinamiche di domanda ed offerta, ma anche da fattori esogeni quali ad esempio una perdita di notorietà legata ad un aumento di popolarità di un’altra moneta virtuale, fattore difficilmente prevedibile.
d) Possibile utilizzo della moneta virtuale per lo svolgimento di attività non legali.
Le transazioni in monete virtuali sono pubbliche, contrariamente ai loro titolari e destinatari. Dette transazioni sono perlopiù non identificabili e offrono agli utilizzatori un elevato grado di protezione dell’anonimato. Questa circostanza potrebbe favorire l’utilizzo delle piattaforme per transazioni connesse ad attività non legali. Eventuali abusi potrebbero ripercuotersi sul consumatore, qualora le autorità di controllo decidessero di chiudere le piattaforme di scambio impedendo l’accesso o l’utilizzo di eventuali fondi custoditi in esse.
e) Incertezza fiscale.
L’assenza di una regolamentazione ben precisa genera incertezza in ordine al possibile trattamento di tali valute da un punto di vista fiscale. Ad esempio l’Internal Revenue Services statunitense, l’organo che svolge le funzioni assolte in Italia dall’Agenzia delle Entrate, ha recentemente definito il bitcoin come un bene e non come una valuta. Le implicazioni, dal punto di vista fiscale sono considerevoli dal momento che tutti gli acquisti effettuati utilizzando il bitcoin possono essere soggetti a tassazione da plusvalenze.