Il discorso indirizzato ad “amici e compagni”, il ritorno alle “feste dell’Unità”, il riequilibrio dell’organigramma del Pd verso un esponente della sinistra interna, Matteo Orfini.
Sono tanti secondo Francesco Cundari – giornalista e firma dell’Unità – i segnali che fanno intuire una svolta a sinistra di Matteo Renzi: “Dall’adesione al Pse agli 80 euro in più in busta paga, fino alle parole e ai simboli utilizzati nell’assemblea di sabato, tutto nell’impostazione di Renzi fa pensare ora a un segretario che non vuole fare l’alieno o il Papa straniero del suo partito, ma vuole essere il leader della sinistra. Certo, la sinistra blairiana e anglosassone che intende lui, ma pur sempre sinistra”.
Dunque Renzi è cambiato?
Ci sono differenze enormi rispetto al Renzi delle primarie del 2012 che aveva Ichino e Marchionne come modelli. Oggi l’immagine è un’altra, la sua politica fa riferimento a valori come l’uguaglianza e la lotta contro l’austerità.
E’ per questo che la sinistra del Pd si è in gran parte “renzizzata”, Giovani turchi in primis…
I Giovani turchi hanno preso atto che il Congresso è finito e bisogna rispettarne l’esito. Il segretario è Renzi, inutile contestarlo a priori. Poi è normale che ci siano discussioni, correnti, dialettica interna. L’importante è che i contrasti non siano insanabili.
In realtà nel partito c’è chi lamenta l’assenza di democraticità, penso a Mineo e ai 14 senatori autosospesi…
Non sono d’accordo, si può sempre fare meglio ma non mi pare sia questo il problema, a meno che si considei a-democratico che qualcuno vinca un congresso. In riferimento ai 14 senatori autosospesi, la questione non c’entra con l’articolo 67 della Costituzione. Nessuno tocca il loro diritto di votare in Parlamento. Cosa diversa è la commissione dove i rappresentanti dei gruppi parlamentari devono rappresentare tali gruppi. E se non è così, si può appunto sostituirli.
Come evitare che la sinistra Pd venga inghiottita dal renzismo? Era uno dei temi della festa di Left Wing, la rivista di riferimento di quell’area…
Io credo che il punto sia stare al merito delle questioni. Quando Renzi decide una misura importante e significativa come gli 80 euro, la sinistra del Pd ha due strade: o dire che non va bene solo perché l’ha fatta Renzi. O spingere il governo nella direzione della redistribuzione. Lo stesso vale per il decreto Poletti che invece deve essere migliorato. La minoranza sarà tanto più credibile se criticherà le scelte non condivisibili, non se criticherà a prescindere. La bussola deve essere la ricaduta sociale dei provvedimenti del governo, non antiche divisioni tra bersaniani, cuperliani o fassiniani.
Non crede che il Pd abbia assunto con Renzi tratti personalistici lontani dai partiti di sinistra?
Il Pd è nato con un forte accento personalistico, con le primarie che altro non sono che l’incoronazione di un leader. In questo sì, spero che il modello evolva e si articoli diversamente. Radicando il partito sul territorio si fa strada, non facendo le primarie.
Se Renzi si sposta a sinistra, c’è ancora spazio a sinistra del Pd? Il raggiungimento del quorum della lista Tsipras alle Europee significa qualcosa?
Ho l’impressione che la lista Tsipras abbia tenuto insieme forze molto diverse che infatti un minuto dopo le elezioni sono tornate a dividersi. Il Pd che si sposta a sinistra mette in difficoltà anche Vendola, ma credo ci sia sempre uno spazio, anche se piccolo, a sinistra dei Democrat.