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Partecipa, come sarà l’assemblea aperta che stiamo preparando

Leggo cose molto belle a proposito dell’iniziativa promossa su www.partecipa.info che si terrà sabato prossimo a Roma. In tanti ci stiamo mettendo anima e cuore per l’organizzazione e la riuscita dell’evento, al punto che non sono ancora riuscito a scriverne niente. Ci provo adesso, assumendomi il rischio dell’approssimazione e della sommarietà.

Cosa stiamo facendo di bello? Innanzitutto cerchiamo di liberarci di una distinzione artificiosa tra il Fare e il Pensare: non stiamo cercando né un Concilio né una Crociata; stiamo cercando di ridefinire una realtà e riaprire una prospettiva.

Lo facciamo a partire da alcune petizioni di principio, legate più al buon senso che all’ideologia. Non ci interessa una destra che sia a libro paga di alcuno, non ci interessa la fuga dalla realtà che declina il patriottismo come nostalgia delle frontiere e delle dogane, n’è tantomeno ci interessa scrivere la puntata numero mille dei contrasti, delle faide, dei veleni.

Vogliamo aprire una pagina diversa, partecipata e con una forte spinta dal basso che metta nuova linfa su una pianta antica, prima che essa, da rigogliosa e feconda di fiori e di frutti che era, diventi morta legna da ardere.

La rivoluzione conservatrice, che ha segnato in tutto l’Occidente la lunga egemonia delle destre, che ha raggiunto sul comunismo una vittoria planetaria ed epocale, che ha cambiato il volto dell’Europa e del mondo e la vita quotidiana di miliardi di persone, è alle nostre spalle.

In parte è una verità fiorita sul labbro dei nostri nemici, secondo la profezia di Giorgio Almirante; in parte ha smarrito le originarie ambizioni e si è degradata a idolatria del consumo e del successo; in parte ancora è andata incontro anch’essa alle dure smentite della storia.

L’economia liberale e la democrazia rappresentativa hanno vinto il lungo tempo della sfida Usa-Urss, e ci hanno portato fuori dagli equilibri di Yalta. Ma l’ingannevole fine della storia ci ha consegnato ad un mondo in cui la bussola segna il campo magnetico di una società autoritaria che si appresta a diventare la prima potenza economica mondiale, di fanatismi e sanfedismi oscurantisti che attraversano e colpiscono le nostre società sempre meno prospere, sempre più vecchie, sempre più impaurite.

Questo drammatico cambio d’evo si è colorato in Italia di emblemi e vicende diverse, che vanno dalla pochade alla tragedia: il solipsismo padronale e la senescenza di Silvio Berlusconi, l’eclissi progressiva della legalità e del senso del dovere, la strenua resistenza al rinnovamento opposta dalle elites retrive e dei poteri forti a qualunque via di cambiamento.

Oggi non abbiamo più il problema di “sdoganare la destra”, che ebbero i nostri maggiori: noi dobbiamo contribuire a sdoganare l’Italia, in competizione (ma anche in collaborazione e talvolta in contrapposizione) con Matteo Renzi e il suo sforzo.

Lo facciamo con l’appoggio e la guida di Gianfranco Fini, che dando prova di umiltà e generosità mette a disposizione delle giovani generazioni la sua storia, il suo prestigioso cursus honorum, la sua capacità di analisi e di riflessione.

Non lo considero un “padre nobile”, che mi sa troppo di imbalsamato; né credo che possa, voglia o debba aspirare a una leadership che sul piano morale nessuno può togliergli e sul piano pratico nessuno può dargli. Lo considero solo quello fra noi che più di ogni altro, al netto degli inevitabili errori, ha visto i limiti del nostro cammino e fatto il possibile per evitarli.

Riparto con lui perché da almeno dieci anni aveva visto gli scogli sulla nostra rotta, e a differenza di altri, ha saputo ammettere i propri errori e riuscire a innovare ancora una volta mettendosi in posizione di ascolto e creando spazi di partecipazione e discussione. Merce rara nella politica dei giorni nostri.

E se egoismi, faide, errori e stupidità di ogni sorta ci hanno impedito di ascoltarlo e di evitare il naufragio finché era tempo, cerchiamo almeno di farlo ora, mentre costruiamo l’arca con la speranza di sopravvivere al diluvio e proiettare la destra italiana nel futuro.


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