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Ecco come la Spagna abbasserà le tasse

Il governo spagnolo abbasserà le imposte sulle persone in media dell’8,06% il prossimo anno e del 12,5% da quello successivo, passando dall’attuale forbice d’imposizione compresa tra il 24,75% e il 52% alle aliquote minima e massima del 20% e del 47% nella prossima dichiarazione, per scendere infine al 19% e 45% in quella del 2016. Le aliquote passeranno da sette a cinque e ci sarà un aumento della soglia di esenzione.

OPERAZIONE TAGLIO

Il taglio delle imposte sulle persone sarà accompagnato da una riduzione dell’imposta sul reddito delle società, la cui aliquota sarà ridotta il prossimo anno dal 30% al 28%, e poi, nel 2016, al 25%. L’operazione sarà sostanzialmente rivolta alle grandi imprese, poiché le PMI già beneficiavano dell’aliquota inferiore. Queste avranno tuttavia la possibilità di effettuare accantonamenti esentasse per capitalizzarsi, con un effetto sulla riduzione dell’imposizione che porterebbe nei casi specifici l’aliquota reale per le PMI a circa il 20%. Le start-up saranno tassate al 15%.

L’ANNUNCIO DEL GOVERNO

L’imposta sul risparmio – che in Spagna ha carattere di progressività – subirà anch’essa una riduzione: l’aliquota massima passerà dal 27% al 23% e l’aliquota minima dal 21% al 19%.
L’annuncio è stato dato venerdì 20 giugno dal Ministro spagnolo delle Finanze, Cristóbal Montoro (nella foto), insieme alla vice primo ministro Soraya Sáenz de Santamaría, mentre da lunedì 23 giugno il testo del provvedimento è in consultazione, in attesa di essere presentato alla Camera.

CRESCITA STIMATA 

Il legame tra le riforme attuate e gli effetti sull’economia sono stati chiaramente evidenziati dal governo nella presentazione dell’operazione. Nei primi cinque mesi dell’anno, pur con un’inflazione bassa e ritmi di crescita stimati all’1% (ma con crescita netta del settore industriale, che ad aprile aveva fatto segnare il miglior risultato degli ultimi quattro anni) il gettito è aumentato del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Già il 6 giugno scorso il governo spagnolo aveva annunciato misure collegate alla ripresa: appunto la riduzione dell’imposta sugli utili delle imprese, il rimborso simbolico di 1,3 miliardi di euro del prestito di 42 miliardi di euro ricevuti nel quadro del meccanismo europeo di stabilità, misure finanziarie a sostegno dei settori ad alta tecnologia e della mobilità elettrica per quasi un miliardo di euro.

LE IMPOSTE REGIONALI

Gli annunci si inseriscono nel positivo clima dell’incoronazione di Felipe VI ma comunque in un percorso non privo di ostacoli. La Spagna prevede un rapporto deficit PIL del 5,6% per quest’anno, e la Commissione guarda preoccupata al rispetto del programma di rientro sotto il 3% (nel 2015 il 4,5%, nel 2016 il 2,8%). La Raccomandazione al termine del “Semestre europeo” di convergenza delle politiche economiche nazionali – che sarà portata al Consiglio del 24 giugno per l’approvazione finale – propone un aumento dell’IVA e la riduzione degli oneri sul lavoro, il cui ambito è ancora ferito da un tasso di disoccupazione del 25%. Infine in alcune comunità, come in Catalogna, Andalusia e Asturie che avevano applicato l’addizionale del 4%, la differenza di imposizione rispetto ad altre Regioni sarà marcata, mentre i loro bilanci assai traballanti (che beneficiano di una parte del gettito IRPF – la nostra “IRPEF”) avranno minori entrate. La soluzione di questi problemi resta ancora aperta, con un dibattito assai vivace anche da parte delle opposizioni (in particolare Il PSOE e molti partiti autonomisti) che puntano il dito sulle coperture, sull’equità, oppure sulla sostenibilità per alcune regioni e alcune classi sociali.

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