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La guerra dell’acqua in Medio Oriente

Così come la terra è il nuovo bene su cui vale la pena investire, l’acqua è diventata un’arma di guerra. Da Aleppo in Siria a Bassora in Irak.

L’acqua è ormai per alcuni aspetti un elemento più prezioso ed strategico del petrolio perché senza semplicemente non ci si più vivere. Chi ha il controllo di dighe, fiumi, canali ed impianti di dissalazione ha in mano il controllo della situazione perché decide a chi e quando dare da bere e mangiare. Ecco perché sempre più osservatori sono consapevoli che l’esito dei conflitti in Medio Oriente dipenderà dal cosiddetto “oro blu”.

Secondo Michael Stephen, vicedirettore del Royal United Services Institute in Qatar, le fonti di risorse idriche sono obiettivi militari: “Il controllo delle risorse idriche garantisce anche il controllo delle città e delle campagne circostanti”.

I FIUMI IRACHENI

In Irak è in corso una battaglia per l’acqua perché in questo momento i sunniti dell’Isis controllano ampi tratti del Tigri e dell’Eufrate. In Irak e in Siria hanno bisogno di questi due fiumi per l’acqua e l’industria alimentare.

Come ha scritto Alberto Negri sul Sole 24 Ore, quel che resta dell’esercito iracheno difende la diga di Haditha e la sua centrale dell’Eufrate. “Se cade in mano al nuovo califfo l’Isis spegnerà la luce a Baghdad e potrà lanciare la temuta offensiva sulla capitale”. La situazione si complica con l’arrivo dell’estate e la siccità.

COME SADDAM

Ricorda il Guardian che negli anni ’80 Saddam Hussein prosciugò il 90% delle paludi della Mesopotamia per punire gli sciiti ribelli. I fiumi Tigri e Eufrate sono sempre stati al centro dei conflitti e l’acqua nella regione resta un elemento di ricatto e strategia militare. Durante la prima invasione in Irak nel 2003, i soldati americani sono andati dritti alla conquista della doga di Haditha, che produce il 30% dell’energia elettrica del Paese.

IL LAGO ASSAD

Così come i soldati curdi hanno deviato il flusso delle acque della diga di Mosul in Irak, la Turchia ha chiuso il rubinetto del lago Assad, la più grande fonte idrica della Siria. Sia i ribelli siriani che l’esercito sono stati accusati di usare l’acqua per conquistare Aleppo. Certo è che i militanti di Isis hanno colpito più volte i bacini idrici dei campi per gli sfollati e che le infrastrutture risentono il colpo e sono sull’orlo del collasso. “Non è mai scoppiata una guerra per l’acqua, ma è chiaro che questa risorsa ha svolto un ruolo chiave in molti conflitti in Medio Oriente… se il Paese (Irak) si dividesse, a quel punto scoppierebbe sicuramente una guerra per l’acqua. Ma nessuna vuole parlarne”, ha detto Stephen. La premessa è una e molto chiara: oggi nella regione un pozzo d’acqua vale molto di più di un missile.



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