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Tutte le fazioni che infestano la Libia

Nelle ultime due settimane gli attacchi in Libia hanno causato quasi 100 morti e centinaia di feriti. Le ambasciate stanno chiudendo e i cittadini occidentali sono invitati ad abbandonare il Paese. Una situazione che sta precipitando, ma che non dovrebbe sorprendere: i segnali di disordine e scontro tra milizie ci sono sempre stati.

UNITÀ NAZIONALE

L’unica soluzione possibile sembra essere l’unità nazionale, l’arrivo di un governo che includa le principali forze politiche e possa portare avanti le riforme istituzionali necessarie. Ma da quando il regime di Muammar Gheddafi è caduto nel 2011, la Libia si è frantumata in mille pezzi. Particelle ideologiche, etniche, tribali e politiche che non riescono a convivere in armonia.

DIVISIONI POLITICHE

La più evidente di queste divisioni è quella ideologica e politica tra islamisti e conservatori nazionalisti. Il risultato delle elezioni legislative e la perdita di potere dei Fratelli Musulmani (hanno preso soltanto 30 seggi su 200) ha esacerbato le tensioni e fatto esplodere le violenze. Forse per questo motivo dalla metà di luglio le milizie jihadiste hanno voluto prendere possesso dell’aeroporto di Tripoli e hanno aumentato le operazioni a Bengasi.

PICCOLE GUERRE

Oltre la guerra tra fazioni islamiste e non islamiste, quella più evidente è tra le milizie di Zintan e di Misurata per il controllo dell’aeroporto di Tripoli. Ma anche antiche rivalità tribali. Come spiega il professore Renzo Guolo oggi su Repubblica, in Libia ci sono anche divisione territoriali, tra il centro e la periferia. Si scontrano non solo Tripoli e Cirenaica, ma anche il Fezzan e altre due province. Poi ci sono anche le lotte tra i clan locali e i poteri nazionali per il controllo delle risorse petrolifere. Ieri negli scontri è stato colpito da un missile un deposito di petrolio e sono stati bruciati 6,6 milioni di litri di benzina.

LE ARMI OCCIDENTALI

Sul campo ci sono armi pesanti, arrivate in Libia durante la rivoluzione contro Gheddafi. Una volta finito l’intervento militare, i Paesi alleati sembrano essersi disinteressati dal processo di transizione. Un errore di organizzazione che, come ha spiegato in un’intervista a Formiche.net il direttore della Scuola di Competenza economica e già Sme Task Force Nord Est per la ricostruzione in Libia, Arduino Paniccia, oggi presenta il conto.

Ecco l’analisi di PBS NewsHour sugli ultimi scontri in Libia


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