Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Massimo Tosti apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
Nella riunione del consiglio dei ministri fissata per venerdì 29 agosto, il governo approverà la legge di riforma della giustizia. Se ne discute da mesi all’interno della maggioranza (e anche con l’opposizione) e pare che finalmente il ministro Andrea Orlando abbia trovato la quadra. Per evitare lo scontro frontale con Forza Italia fino ad oggi il guardasigilli ha sostenuto che gli interventi più importanti riguarderanno la giustizia civile il cui stato di salute è molto più preoccupante di quello che si può riscontrare nelle aule dei tribunali penali. E su questo si può legittimamente dare ragione a Orlando, considerando anche che i tempi biblici con i quali vengono pronunciate le sentenze civili arrecano all’Italia gravissimi danni economici.
Ci sono aziende che falliscono prima di sentirsi dare ragione; ci sono gli investitori stranieri che rinunciano a qualunque progetto in Italia proprio a causa della lentezza nel risolvere le liti fra le parti in causa. Le gatte da pelare nel comparto della giustizia penale sono tutte (o quasi) di natura politica. I tempi di prescrizione per i processi, le intercettazioni telefoniche e la lotta alla corruzione dividono gli schieramenti politici e ripropongono (in modo anche noioso) le polemiche ventennali fra berlusconiani e antiberlusconiani, perché richiamano in ballo le leggi ad personam che il centrodestra si preoccupò di approvare per salvare il proprio leader dall’aggressione dei magistrati.
Il Movimento 5 Stelle si è chiamato fuori dagli incontri con il ministro Orlando sostenendo che anche l’attuale governo è succube del desiderio di non danneggiare oltre misura l’ex presidente del consiglio, condannato in via definitiva per un reato fiscale e (teoricamente) ormai fuori dai giochi politici.
Questo è il quadro politico che accompagna la gestazione e la nascita della riforma. La speranza è che, in sede parlamentare, qualcuno si preoccupi di ascoltare anche i desiderata dell’opinione pubblica. Che invoca da anni una giustizia più giusta, con tempi certi per arrivare alla sentenza (penale o civile che sia) e che impedisca ai furbi (di ogni genere) di aggirare le leggi trovando l’inganno.