C’è da rallegrarsi e non bisogna nascondere che quello affidato a Federica Mogherini è un incarico di prestigio, ma la collocazione di rango è quasi il motivo esclusivo di questa felicità: fare sintesi in politica estera è quasi una mission impossibile.
Il mio consiglio a Lady Pesc è quello di evitare comportamenti troppo reattivi che possano essere maldestri: umiltà, prudenza, circospezione e saggezza sono le parole chiave che dovrebbero guidare il ministro verso un giusto avvio.
Il ministro Mogherini si troverà infatti in una posizione molto difficile, non solo perché nuova alla politica – nazionale e internazionale – ma perché sarebbe difficile per chiunque, anche per politici con molta più esperienza, riuscire a trovare una linea comune.
Faccio molta fatica ad individuare un solo dossier in cui si sia raggiunta una linea comune o si sia fatta sintesi se non con espressioni vuote di condanna, raccomandazioni o dichiarazioni di intenti. Spero, però, che la giovane età e la freschezza del ministro Mogherini le consentano di ottenere importanti risultati: penso in particolare al rapporto con gli Stati Uniti, i cui interessi non sono sempre convergenti con quelli dell’Unione Europea o dei singoli Paesi membri, ma con i quali si potrebbe intensificare un percorso comune.
Mi domando, infine, quale giovamento possa portare – all’Italia oltre che all’Europa – il mandato del ministro Mogherini e se nell’interlocuzione e nella negoziazione per questa nomina non ci fosse qualche altra cosa, magari di minor rango, ma forse più proficua per il nostro Paese. Ma questi sono dubbi che non devono inficiare il buon risultato ottenuto dall’Italia.