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Sinodo sulla famiglia e “vecchi” vescovi

L’attualità della morale familiare della Chiesa, ribadita fra l’altro dai recenti documenti di due papi santi come Paolo VI, Humanae Vitae (1968), e Giovanni Paolo II, Familiaris  Consortio (1981), sono tra i temi trattati dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nella lunga intervista che il 15 marzo scorso ha rilasciato al quotidiano Il Foglio in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia.

RITORNARE ALLA PASTORALE DELLA FAMIGLIA

Richiamando i temi dell’indissolubilità del matrimonio sacramentale e dell’impossibilità della riammissione dei divorziati risposati alla comunione che Wojtyla ha trattato nella sopra citata Esortazione apostolica, emanata fin dai suoi primi anni di Pontificato, il card. Caffarra ha denunciato una vera e propria carenza di una pastorale familiare nel nostro Paese. Con particolare riguardo alla formazione delle giovani coppie, infatti, l’arcivescovo di Bologna ha così criticamente interpellato la CEI ed i parroci italiani: “chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. E poi, perché non ci domandiamo perché i giovani non si sposano più?”.

LA DIFESA DELLA FAMIGLIA

La prima parte del libro di Giuseppe Brienza La difesa sociale della famiglia. Diritto naturale e dottrina cristiana nella pastorale di Pietro Fiordelli, Vescovo di Prato (con Invito alla lettura di Mons. Luigi Negri, Postfazione di Antonio Livi, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2014, pp. 161, € 15), è dedicata all’attività di un vescovo che potremmo definire il “padre” della pastorale familiare della chiesa Italia, mons. Pietro Fiordelli, che è stato a capo del Comitato Episcopale per la Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana per lunghi anni dopo il Concilio Vaticano II. Dall’abbandono del lavoro di questo coraggioso vescovo di Prato (Fiordelli ha retto questa diocesi toscana dal 1954 al 1991 in un contesto religioso e sociale molto difficile), non gli impedì di qualificarsi come vero e proprio antesignano della pastorale familiare.

Non appena fatto ingresso a Prato, ricorda per esempio Brienza, mons. Fiordelli attivò un corso di preparazione al matrimonio per fidanzati, che sviluppò e promosse tanto presso i fedeli quanto presso i sacerdoti della diocesi da farlo in breve generalizzare in tutta Italia. Questo vescovo umbro “trapiantato” della “Toscana rossa”, infatti, già intuiva allora l’urgenza di un tale impegno in una condizione di incipiente mutamento nella morale pubblica e nei costumi sociali. “Un passaggio, questo – si annota nel libro -, che sarebbe presto sfociato in forme gravi di crisi dell’unione coniugale, per sfociare infine nella radicale messa in discussione dell’istituto stesso del matrimonio con l’introduzione del divorzio nel 1970 e, subito dopo, con lo smantellamento definitivo del diritto di famiglia italiano operato con la legge di riforma, n. 151 del 1975″(op. cit., p. 32).

PREPARAZIONE PER FIDANZATI

I corsi di preparazione per fidanzati introdotti da Fiordelli erano pensati come uno specifico percorso di preparazione “particolare e immediata” al sacramento del matrimonio, del quale egli riteneva decisiva sia la “durata” sia la “qualità”. Ciò al fine di sensibilizzare e sollecitare la responsabilità e l’impegno dei giovani ad arrivare al matrimonio con una consapevolezza necessaria del mistero che erano chiamati a celebrare e dei diritti-doveri che per loro ne conseguivano.

Così come auspicato dal vescovo di Prato, la proposta dell’itinerario di preparazione al matrimonio è stato deciso dalla Commissione della CEI per la famiglia che sia “… fatta per tempo, possibilmente già un anno prima delle nozze, in modo da cogliere in pieno l’opportunità pastorale che si offre” (da ultimi, cfr. Orientamenti pastorali sulla preparazione al matrimonio e alla famiglia, Roma 22 ottobre 2012). Nei corsi una sottolineatura particolare, recepita poi nel primo documento della CEI dedicato nel 1969 alla pastorale familiare, era impressa dal vescovo di Prato sulla comprensione di quello che definiva “…il significato morale e pedagogico della castità”. L’annuncio del Vangelo del matrimonio, secondo Fiordelli, non poteva infatti prescindere da una proposta formativa specifica volta a spiegare ai fidanzati che la sessualità era posta a servizio di valori più alti cui tendere.

PARTECIPAZIONE AL CONCILIO VATICANO

II. Mons. Fiordelli partecipò a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II, facendo notevoli interventi, specialmente sul matrimonio e la famiglia e gli istituti Secolari. Egli, come ricorda opportunamente Brienza, definì  per la prima volta, con una formula accolta nel testo della costituzione dogmatica sulla chiesa Lumen Gentium (21 novembre 1964), la comunione coniugale sacramentale come “Chiesa domestica” o “piccola Chiesa”, insegnamento d’allora costantemente ripreso da tutti i Pontefici nei loro discorsi ed interventi sulla vita e la vocazione matrimoniale.

I “vecchi” pastori che insomma la Chiesa “vuole avere”, come ha ribadito Papa Francesco alla congregazione per i vescovi riunita in seduta ordinaria il 27 febbraio 2014, dovrebbero quindi essere determinati come Fiordelli a compiere sempre scelte libere da “condizionamenti di scuderie, consorterie o egemonie”, in quanto “seminatori umili e fiduciosi della verità”. Proprio come il primo vescovo di Prato rispetto all’opinione pubblica, anche cattolica, del suo tempo, uomini che, assicura Bergoglio, non siano “… condizionati dalla paura dal basso, ma Pastori dotati di parresia dal gr. libertà di dire tutto, capaci di assicurare che nel mondo c’è un sacramento di unità e perciò l’umanità non è destinata allo sbando e allo smarrimento”.



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