Lo stile felpato della casa per una volta viene accantonato per una reprimenda in stile Vittorio Feltri. Ma forse neppure l’ex direttore del Giornale avrebbe strapazzato Matteo Renzi così come oggi ha fatto il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli.
Forse perché de Bortoli si sente più libero vista la prossima uscita dalla direzione dopo l’accordo con i vertici di Rcs. Forse perché una parte dell’establishment italiano intravvede non solo potenzialità ma anche rischi per la jattante baldanza del premier. Forse perché davvero preoccupato per scarsa solidità della compagine governativa, sta di fatto che de Bortoli ha davvero sculacciato il presidente del Consiglio con parole e toni inusitati per il solitamente ovattato Corrierone oggi uscito con una nuova grafica. Il direttore del Corsera ha tra l’altro anche mandato fendenti trasversali, visti i riferimenti al ruolo della massoneria, tutti da decifrare.
O il direttore del Corriere della Sera si è solo difeso dall’attacco urbi et orbi contro il quotidiano rizzoliano lanciato dal premier nel suo discorso alle Camere sul programma per il Mille Giorni quando ha stimmatizzato le videofonate dei magistrati ai giornalisti del Corriere della Sera (non citato, nel discorso, comunque, anche se il riferimento era sottinteso…) per l’inchiesta contro i manager vecchi e nuovi di Eni?
Gianni Gambarotta, giornalista di lungo corso, per anni in Rcs anche come direttore del settimanale il Mondo, ha commentato così l’editoriale dirompente di de Bortoli. I prossimi giorni, forse, chiariranno genesi ed effetti dell’editoriale di de Bortoli. Al momento Formiche.net ha raccolto queste interpretazioni e indiscrezioni anche all’interno del quotidiano di via Solferino.
Di seguito proponiamo l’editoriale integrale di Ferruccio de Bortoli:
Devo essere sincero: Renzi non mi convince. Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.
Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo. La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.
L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.