Il problema di NCD è NCD. Certo, le pressioni che vengono da destra, con Forza Italia sempre più ansiosa di rientrare al governo: mossa che cancellerebbe la stessa ragion d’essere della «ditta alfaniana», e da sinistra, con un Renzi “cannibalizzatore” di meriti e proposte, rappresentano insidie di non poco conto. Insidie che però non possono né cancellare, né motivare mesi di letargo. Come sempre, in politica, i vuoti si riempiono e per chi è capace di dar corpo ad esigenze, aspettative, necessità e persino interessi (leciti, ovviamente), uno spazio di rappresentanza è garantito.
È qui che casca l’asino per NCD. L’assenza di prospettiva oltre che di proposta politica è il cappio al collo che rischia di strangolare -ormai non più sul nascere- un’esperienza per tanti versi coraggiosa, ambiziosa e persino opportuna.
Lo stallo che sempre più traspare, manifesta non solo e non tanto le differenze di orientamento che albergano nel gruppo dirigente, quanto, piuttosto, l’incapacità di fare sintesi. Di misurarsi su due o tre opzioni programmatiche e sceglierne, anche a maggioranza, una.
La paura di perdere pezzi per strada che sembra alimentare lo stallo, sta divenendo essa stessa motivo di propensione alla diaspora e, per molti, motivo di riflessione in vista di un “amaro” ritorno all’ovile.
In fondo nella prospettiva di una navigazione sempre più a vista, l’approdo sicuro, sebbene logoro, scomodo o poco digeribile, appare comunque una soluzione auspicabile.
Del resto la collocazione di NCD è sempre stata un rompicapo: un partito che da destra (anche la riflessione sul nome è stata davvero troppo breve quanto approssimata), rompeva con il maggior soggetto politico di centrodestra e con il suo leader storico per appoggiare un esecutivo a trazione mancina.
Ambiguità mai sanate per le quali oggi si rischia un clamoroso naufragio. Anzi, proprio per la missione di “salvezza nazionale” che NCD si è attribuita, un suo fallimento porterebbe con sé responsabilità pesantissime sia per non aver offerto una prospettiva credibile ad un popolo che qualcuno valuta in milioni di elettori; sia per aver messo seriamente in discussione la tenuta del Governo nazionale nel bel mezzo del percorso riformatore.
Una prospettiva improponibile. Come sempre più insostenibile appare l’idea di sedere al governo fino al 2018 per poi tornare alleato dell’attuale opposizione.
L’unica via d’uscita resta quella del confronto, del chiarimento e, soprattutto, della scelta.
Una scelta politica, necessaria ed urgente.