“Idea malsana”. Così, senza tanti giri di parole, Luca Palermo giudica le parole di Francesco Caio in Parlamento.
Palermo è l’amministratore delegato di Nexive, erede di TNT Post, dunque il maggiore operatore privato nel settore postale. Caio è invece il capo azienda del gruppo Poste Italiane che, in un’audizione martedì scorso in commissione Trasporti della Camera, ha testualmente detto battendo cassa a destra e a manca: “Serve affrontare questioni come il nodo-prezzi, i contributi dello Stato, l’accesso alla rete o la creazione di un fondo di concorrenza per gli altri operatori che beneficiano della capillarità delle Poste”.
LE PAROLE DI PALERMO
Il ceo di Nexive non è affatto persuaso della bontà della richiesta di Caio: “Sono rimasto stupito dalle parole di Caio, secondo cui i concorrenti preferiscono operare in zone belle e centrali mentre loro si devono sobbarcare di portare la posta ogni giorno e ovunque per obbligo di legge in quanto devono espletare il servizio universale”, dice in una conversazione con Formiche.net. Per Palermo, non è così: “innanzitutto ricordiamo che Poste per il servizio universale incassa dallo Stato 350 milioni di euro all’anno. Una cifra importante che l’azienda utilizza anche per sostenere uffici postali dove, ormai da tempo, non solo ci sono le attività legate al servizio postale ma trova spazio anche l’offerta di prodotti bancari e finanziari diventati segmenti di business capaci di trainare Poste Italiane”.
IL NODO SERVIZIO UNIVERSALE
Poi il capo azienda di Nexive commenta anche il fatto che Poste debba consegnare ogni giorno: “Non è vero che il fornitore del servizio universale ha l’obbligo di consegnare tutti i giorni. Già dal 2009 il contratto di programma dispone che nelle zone disagiate Poste possa ridurre la frequenza del recapito, scelta mai attuata: si tratta piuttosto di una strategia del gruppo che ha impatto sull’azienda”. Ma Palermo confuta anche le premesse di Caio: “Forse non sa che noi recapitiamo più posta fuori dalle grandi città, non ci limitiamo a scegliere le aree più comode o più interessanti”. E mostra i numeri: Nexive copre l’80 per cento del territorio, consegna mezzo miliardo di posta e 300 milioni va sull’extraurbano. “La penetrazione di Nexive è in costante ascesa in tutto il paese, regioni insulari comprese”, assicura Palermo.
I NUMERI DI POSTE
Il capo di Nexive consiglia piuttosto di guardare agli ultimi numeri di Poste, che perde più in valore che in volumi. Nel primo semestre dell’anno, il calo in volumi è stato dell’11 per cento, mentre in valore la diminuzione è stata del 17 per cento. Che significa? “Che – risponde Palermo – Poste sta abbassando i prezzi (a differenza di altri ex monopolisti in Europa che aumentano gli investimenti) e distrugge il mercato. In quanto incumbent, secondo noi, dovrebbe essere il motore di innovazione, di competitività e di efficienza e favorire quindi l crescita del settore, anziché frenarne lo sviluppo abbassando le tariffe”. Palermo sottolinea anche che “Poste in questo momento sta riducendo i prezzi della posta business, ma li alza per i privati, che rappresentano comunque il 10% del mercato totale”.
LA PROPOSTA
Che fare dunque? Palermo ha un’idea: “Poste propone di rivedere il servizio universale? Bene, allora che lo si metta all’asta in una sana competizione”. La sfida è lanciata, ma che dicono ex monopolista, istituzioni, legislatore e autorità di settore. Cercheremo di capirlo.