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La Legge di stabilità è piena di stupidità fiscali

Ma chi l’ha scritto il capitolo Fisco nella legge di Stabilità? Da dove viene?

Le due principali novità sono un colossale autogol.

Cominciamo dal settore dei “piccoli”, ovvero delle partite Iva che fatturano non più di 20/30mila euro all’anno (i cosiddetti contribuenti minimi). Per favorirli – giustamente – il governo vuole introdurre una maxi-agevolazione fiscale.

Dov’è, dunque, il problema? Nella totale mancanza di presìdi anti-abuso che, in futuro, impediscano ai falsi minimi (ovvero, quelli che in realtà incassano molto più del limite) di intrufolarsi abusivamente fra i minimi veri e così pagare zero-tasse a norma di legge. Senza che – per come sono notoriamente organizzati oggi i sistemi di controllo – si possa mai pizzicarne uno solo, neppure attraverso i famigerati controlli successivi.  E’ tutto accaduto già una prima volta. La norma in arrivo, infatti, è l’edizione-fotocopia di una recente misura-monstre che, sottotraccia, aveva fatto svariati miliardi di danni all’erario.

Si tratta della agevolazione sui minimi entrata in vigore nel 2008 (legge 244/2007). La quale, però dopo quattro annualità fu spazzata via dal governo Monti, a luglio 2011, proprio per questo motivo (articolo 27 decreto legge n. 98). Anno dopo anno, infatti, erano arrivate a più di mezzo milione le partite Iva le quali, per avere titolo all’agevolazione – subordinata al fatto che il ricavo dichiarato fosse sotto i 30mila euro – dopo la legge (e per effetto di essa) fatturarono in nero tutti i ricavi extra-soglia. L’entità dello sconto (80-90% rispetto al dovuto) e – soprattutto – la prospettiva certa di non essere più rintracciabili dal Fisco – portò a un dilagare incontrollato del fenomeno. Che nell’anno d’imposta 2011 ha raggiunto la cifra record di 768.428 partite Iva, tutte con il privilegio della tassazione quasi a zero (si veda, qui, documento del Dipartimento delle Finanze, pagina 3, nota 2).

Le preoccupazioni che ispirarono l’inversione di rotta del luglio 2011 furono rivelate il 4 ottobre 2011, in prima serata Rai, dall’ex direttore delle Entrate Attilio Befera (vedi qui la clip video da Porta a Porta, di due minuti).

C’è tuttavia una seconda misura in arrivo che – se malauguratamente varata dal Parlamento – porterà effetti ancora più deleteri.

Anziché mettere una toppa alla falla gravissima che, dal 2008, incentiva tutti a dichiarare meno che si può (articolo 27 dl 185/2008), il ddl di stabilità ha pensato bene di allargarla, togliendone ogni limite. E rendendo  così strutturale quella insensatezza (per usare un eufemismo), oggi in qualche modo circoscritta a un numero chiuso di casi.

Il risultato certo del nuovo meccanismo in arrivo sarà, da un lato, una forte impennata del bottino anti-evasione che l’Agenzia delle Entrate potrà ascrivere a proprio merito (recuperi da evasione che oggi quotano intorno al 2% rispetto al gettito complessivo). Mentre, dall’altro lato – e questo può darsi per certo – si assisterà progressivamente a un crollo sensibile delle entrate da autotassazione (quelle che oggi quotano il residuo 98%).

Tutto questo avverrà man mano che, in numero via via crescente, i contribuenti avranno contezza di quant’è bizzarro il reale meccanismo sanzionatorio. E, quindi, di quanto sarà diventato conveniente per chiunque asciugare più che si può gli ammontari delle tasse da trascrivere come dovute  nel modello Unico (lo si potrà fare anche in modo sfrontato, a esempio fingendo di essere incappati in un lapsus che sulla riga finale del totale dovuto ti ha fatto scrivere 1000, anziché 10.000). E’ vero, quando il Fisco se ne accorgerà,  stando all’esempio, i 9.000 euro di differenza andranno restituiti, con gli interessi e la relativa sanzione. Ma quest’ultima  – se uno è disposto a restituire i 9.000 euro  – non potrà essere superiore a 1.500 euro (1/6 del maltolto fiscale).

Il punto è che dati i vincoli di scala storicamente noti  (circa 200mila controlli possibili a fronte di 5 milioni di autonomi) le probabilità che una partita Iva ha di venire intercettata dal Fisco, con verifica della contabilità, è del 5 per cento. A chiunque, dunque,  converrà  trattenere più tasse che può al momento della dichiarazione, rinviandone il pagamento, maggiorato della mini-sanzione simbolica, solo per il caso di avvenuto controllo. E, più precisamente, dopo aver capito fino a che punto i verificatori saranno concretamente in grado di accorgersene.


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