C’era grande attesa per la presentazione del libro-intervista del cardinale Gerhard Ludwig Muller (“La speranza della famiglia”, Edizioni Ares) organizzata ieri presso l’Università Europea di Roma. Tanta gente accorsa per ascoltare le parole di colui che ha definito la prima relazione del Sinodo elaborata dal cardinale ungherese Erdo come “vergognosa”. Ma, soprattutto, colui che domenica, insieme al cardinale americano Raymond Leo Burke, si sarebbe rifiutato di salutare Papa Francesco al termine della messa di beatificazione di Paolo Vi in segno di protesta contro l’attuale pontefice. Un avvenimento, quest’ultimo, prontamente smentito dal porporato tedesco a margine della tavola rotonda.
Matrimonio tra uomo e donna
Nel corso del suo brevissimo intervento, all’inizio del quale si è presentato come il “custode chiamato a tutelare la sacra e sana dottrina”, Muller non ha fatto alcun riferimento al mancato saluto con il Papa e, soprattutto, alle vicende del Sinodo. Si è infatti limitato a ricordare come “senza fede non si possa celebrare un matrimonio sacramentale” e come la famiglia, composta da uomo e donna, sia “la cellula originaria della vita della Chiesa e della società”.
Nessuna polemica con Papa Francesco
Ma è proprio a margine dell’incontro che il cardinale Muller, in una conversazione con Andrea Tornielli di Vatican Insider, è stato costretto a smentire i suoi contrasti con Papa Francesco, definendoli come vere e proprie “falsità”. Ma allora perché il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non ha salutato domenica scorsa il successore di Benedetto XVI? “Il Papa ha salutato soltanto alcuni di noi, quelli che stavano nelle prime file”- ha detto Muller –“Io stavo più indietro e comunque avevo parlato con lui già il giorno prima”.
L’esperienza di una mamma
E’ arrivata in ritardo rispetto all’inizio della tavola rotonda adducendo come giustificazione quella di essere una mamma (“Dovevo portare i figli a danza e tennis e preparare la cena”) ma Costanza Miriano, giornalista e autrice di alcuni libri che sono presto divenuti dei veri e propri casi editoriali, non ha mancato di criticare la Chiesa. “Mi sarei aspettata, da questo Sinodo, una maggiore attenzione per i bambini: sono loro le prime vittime della separazione dei genitori. Loro, infatti, non possono scegliere”. E non è mancata neppure una “stoccata” verso gli omosessuali: “Si parla tanto di diritti dei figli degli omosessuali. Ma il loro primo diritto è quello di avere un padre ed una madre”.
L’elogio del cardinale Muller
E’ spettato a monsignor Livio Melina, presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sul matrimonio e la Famiglia, il compito di “difendere” il porporato tedesco ed elogiarne le sue idee, tanto da arrivare a definirlo come “una bussola certificata che indica il nord”. Dopo aver espresso “ammirazione e gratitudine per il coraggio mostrato da Muller in questi giorni e in questi mesi”, Melina ha stigmatizzato i numerosi “tentativi di andare oltre all’indissolubilità del matrimonio” che rischiano di diventare “tentativi che regrediscono nella casuistica degli scribi e dei farisei”. E non è mancata poi una critica verso il Sinodo, accusato di aver cercato, in alcuni momenti, di “introdurre novità pastorali senza modificare la dottrina. Pastorale e dottrina, infatti, sono due cose inscindibili”.
In difesa della vita e della famiglia
La chiusura della tavola rotonda è stata affidata a monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara, che è stato introdotto dal moderatore dell’incontro, il direttore di Zenit Antonio Gaspari, con queste parole: “dove c’è da lottare per la vita e per la famiglia, lui c’è”. Anche monsignor Negri ha elogiato il libro di Muller, definendolo “intenso, profondo e propositivo del futuro”, per poi sottolineare come la crisi della famiglia sia “la crisi dell’uomo, dal momento che assistiamo ad una polverizzazione della vita”. Cosa deve fare quindi la Chiesa dinanzi a questa crisi? La ricetta di monsignor Negri è una sola: “Noi, come popolo di Dio, abbiamo bisogno che la Chiesa riacquisti al più presto la sua responsabilità educativa”.