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Tutti i successi del Sinodo

E’ stato un Sinodo piuttosto agitato quello che si è chiuso domenica con la beatificazione di Papa Paolo VI. Una sorta di “lotta” tra progressisti e tradizionalisti. Tanto da portare qualche cardinale a definire come “vergognosa” la relazione elaborata dal cardinale ungherese Erdo dopo la prima settimana di incontri. Ma cosa è successo veramente in questa Assemblea straordinaria, che vedrà il suo completamento nel Sinodo ordinario dell’ottobre 2015? Formiche.net ne ha parlato con Massimo Faggioli, professore di teologia e storia del cristianesimo presso l’Università St. Thomas a Minneapolis.

Professore, Alberto Melloni sul Corriere della Sera ha scritto più volte che il vero vincitore di questo Sinodo è Papa Francesco. E’ d’accordo?
Sono d’accordo. La sfida andava vinta sul piano della procedura o, meglio, come dice Papa Francesco nei suoi scritti, “nel processo”. Un processo di rinnovata sinodalità nella Chiesa si è aperto e non sarà possibile per gli oppositori chiuderlo. Francesco ha vinto chiedendo al Sinodo di fare quello per cui il Sinodo era stato creato da Paolo VI nel 1965. Ce ne eravamo dimenticati, ma la sinodalità nella Chiesa non è una cosa né parlamentaristica né “protestante” – come certi vescovi statunitensi hanno detto in questi ultimi giorni in polemica con il Papa.

Secondo molti osservatori questo Sinodo è stato un referendum tra “innovatori” e “conservatori”. E’ veramente così? Quanto è divisa la Chiesa che esce da questa assemblea straordinaria?
Le due categorie da lei citate non rendono giustizia alla complessità delle posizioni. Ma è chiaro che di fronte ad una maggioranza di vescovi che hanno posto questioni reali circa situazioni esistenziali nuove che richiedono uno sviluppo della teologia e soluzioni pastorali nuove si è opposta una minoranza contraria a qualsiasi cambiamento. In questo senso entrambi i fronti sono frastagliati, ma mi pare che il fronte opposto a qualsiasi cambiamento non abbia piena coscienza di quante situazioni “irregolari” ci siano nella Chiesa oggi e di quanto male alla chiesa faccia archiviare queste situazioni sotto la voce “responsabilità personale”.

La seconda settimana del Sinodo è stata caratterizzata dalle critiche alla relazione del cardinale ungherese Erdo. Secondo lei è stato un errore renderla pubblica?
Credo di no. Il segreto è legittimo quando tutela la libertà dei singoli di esprimere opinioni e di votare, ma pubblicare quella relazione a metà Sinodo ha spinto più voci ad emergere: e questo è il compito del Sinodo creato da Paolo VI. Non credo che la pubblicazione abbia favorito una parte o l’altra.

Doveva essere un Sinodo sulla famiglia, ma alla fine si è discusso soprattutto di comunione ai divorziati risposati e di omosessuali. C’è stata qualche novità rilevante su queste questioni così controverse?
Le soluzioni vanno decise al Sinodo del 2015. Ma a questo Sinodo ci sono state significative novità: questioni su cui si presumeva un consenso monolitico nella chiesa hanno ricevuto risposte molto diverse da parte di vescovi e cardinali. Il velo dell’ipocrisia è caduto da una certa retorica ufficiale su queste questioni, e il merito è di Papa Francesco. Che vescovi e cardinali pongano questioni reali e dicano apertamente, sia nel Sinodo sia in pubblico, quello che pensano è una novità per la storia della chiesa recente, per quanto scioccante questo fatto possa essere.

Cosa dobbiamo attenderci da qui al prossimo ottobre? Forse una Chiesa immersa in un Sinodo permanente?
Sinodo permanente no, ma una Chiesa sinodale sì, in cui il magistero deve ascoltare anche il popolo di Dio. Ci sono le forme istituzionali per farlo (Sinodo dei vescovi, consigli pastorali, conferenze ecclesiali nazionali) ma finora non sono mai state usate o sono state svuotate di senso. Sarà interessante vedere se e come il Sinodo dei vescovi a Roma contribuirà ad un cambiamento di stile pastorale dei vescovi nelle chiese locali.

Un’ultima domanda. Secondo alcuni commentatori questo Sinodo sarebbe “sfuggito di mano” a Papa Francesco. E’ veramente così?
Credo di no. Anzi, Papa Francesco ha conquistato il Sinodo dandogli libertà. Papa Francesco ha un curriculum da educatore e sa che è così che funziona.



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