Chiamarlo colosso della ricerca è ormai riduttivo: le attività di Google si sono diversificate enormemente e l’azienda di Mountain View è anche un gigante della pubblicità online e della telefonia mobile (col sistema operativo Android), fornitrice di applicazioni e servizi per consumatori e aziende, cloud compreso, e molto molto altro ancora, perché i progetti in cui Google si lancia spaziano nei settori più disparati, dalla finanza alla robotica.
GOOGLE AFFITTA GLI HANGAR DELLA NASA
L’annuncio con cui Google ha affittato dalla Nasa, per 60 anni, il Moffett Airfield è solo l’ultimo di una serie che sottolineano la molteplicità di settori in cui Big G vuole essere attiva. Google pagherà alla Nasa un affitto stimato in 1,16 miliardi di dollari per tutta la durata del contratto, con l’aggiunta di altri fondi per il rinnovo degli hangar, tra cui lo storico Hangar One, che si trovano nella proprietà. La Nasa ha fatto sapere che la struttura, un’aviorimessa che comprende anche due piste, potrà essere usata per attività di ricerca, sviluppo, assemblaggio e collaudo di tecnologie collegate con le aree della robotica (compresi i rover), dell’aviazione, dell’esplorazione dello spazio e altre tecnologie emergenti, ma Google non ha parlato in dettaglio dei suoi progetti e non ha fatto cenno a eventuali programmi di esplorazioni interplanetarie; tuttavia ha offerto un premio di 20 milioni di dollari a qualunque missione privata che prima della fine dell’anno prossimo riesca a far atterrare un robot sulla Luna, spostarsi per 500 metri e mandare sulla Terra delle immagini.
CALCOLO QUANTISTICO
Non è la prima volta che Google e la Nasa collaborano. A parte un preesistente accordo tra i fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin, e il chairman Eric Schmidt, per usare la pista del Moffett per i loro jet privati, Google ha già un accordo con l’Ames Research Center della Nasa, uno dei più importanti centri di ricerca aerospaziale del mondo, dove si trovano le due più grandi gallerie del vento esistenti, essenziali per testare nuovi modelli di aerei e le missioni nello spazio, con o senza uomo.
Nasa e Google hanno poi una joint venture nel calcolo quantistico chiamata Google Quantum Artificial Intelligence Lab. La rilevanza dell’iniziativa è tale che Google a settembre ha assunto uno dei massimi esponenti della ricerca mondiale del settore, il fisico John Martinis, per intensificare gli sforzi di ricerca e sviluppo nel settore dell’intelligenza artificiale e del potenziamento della capacità di calcolo dei computer. Il team di Martinis ha il compito di “progettare e costruire nuovi processori di informazioni quantistici basati sull’elettronica dei superconduttori”, come annunciato da Hartmut Neven, director of engineering di Google.
Nello stesso ambito a gennaio Google ha comprato la start-up britannica DeepMind, i cui algoritmi che mimano il funzionamento delle reti di neuroni del cervello possono essere lasciati “liberi” all’interno di grandi gruppi di dati dove possono apprendere come fa la mente umana e individuare trend ricorrenti.
Google lavora da tempo con la Nasa anche per sviluppare applicazioni sul computer quantistico D-Wave, l’unico device quantistico commercialmente disponibile. Lo sviluppo di queste tecnologie dovrebbe alla fine portare alla creazione di macchine “intelligenti”, dicono gli esperti. Anders Sandberg, computational neuroscientist del Future of Humanity Institute della Oxford University, spiega che la tecnologia quantistica sarà molto utile per sfruttare sofisticati algoritmi di ricerca per passare al setaccio dati senza alcun ordine – molto di quello che è su Internet ricade in questa categoria e molti più dati “non ordinati” saranno prodotti con il boom della Internet of Things. Il calcolo basato sulla fisica quantistica permette non solo di effettuare miliardi di calcoli in contemporanea ma anche di trovare gli schemi che si ripetono e di cifrare o decodificare le informazioni, una caratteristica che interessa molto i governi.
INTERNET PER TUTTI CON SATELLITI E MONGOLFIERE
Negli ultimi 10 anni Google ha effettuato 250 acquisizioni con l’obiettivo di esplorare nuove frontiere della tecnologia e aprire nuovi mercati. Tra le tante aree che interessano Mountain View ci sono i satelliti e l’obiettivo è chiaro: Big G vuole portare la banda larga nelle aree remote del mondo, a più persone possibile. Per questo ha comprato società specializzate come O3B Networks e Skybox Imaging e ha messo in cantiere un investimento di più di un miliardo di dollari in una nuova flotta di satelliti per il collegamento a Internet.
Nello stesso ambito rientra il Project Loon, che si basa sui palloni aerostatici: spedite in giro per la stratosfera a 20 chilometri d’altezza, queste mongolfiere di Big G forniscono connettività a una superficie di 40 chilometri quadri, con una velocità di 3G. Google ha di recente comprato anche Titan Aerospace, azienda che sviluppa droni ultra-leggeri a energia solare che potrebbero sostituire i palloni aerostatici del Project Loon.
Sempre nell’ottica di favorire la connettività alla Rete, Google ad agosto ha reso noto che finanzierà l’acquisto, con un investimento di 300 milioni di dollari e il supporto delle principali compagnie asiatiche di telecomunicazioni, da China Mobile International a China Telecom Global, da Global Transit a Kddi a SingTel, di un immenso cavo di fibra ottica subacqueo in grado di collegare Asia e Stati Uniti. Denominata “Faster”, la nuova rete avrà una capacità iniziale di 60 terabit al secondo, ovvero sarà dieci milioni di volte più veloce rispetto al modem del tipico cavo, e riuscirà a connettere le principali città della West Coast americana a due località costiere giapponesi: Chikura e Shima. La costruzione della rete Faster dovrebbe concludersi entro metà 2016.
I DRONI E LA DRIVELESS CAR
E’ nato all’interno della divisione Google X (il laboratorio dove vengono sperimentate le tecnologie più visionarie come i Google glass e le mongolfiere per internet) il Project wing, un sistema di droni a guida autonoma in grado di recapitare piccoli oggetti volando a bassa quota. Secondo Astro Teller, che dirige le attività di Google X, i droni rappresentano una grande opportunità per portare aiuti e provviste in situazioni di emergenza, per esempio destreggiandosi all’interno di zone colpite da disastri naturali, ma il progetto potrebbe virare verso logiche più commerciali, permettendo ad esempio la consegna rapida di oggetti acquistati tramite l’e-commerce. Ad oggi il progetto (in cui Google fa concorrenza ad Amazon) è stato testato in Australia.
A maggio Google ha anche annunciato di aver creato i primi prototipi della sua “auto intelligente” o Google Car (nata sempre nei laboratori X) con l’obiettivo di portarla su strada entro il prossimo anno. Si tratta di un’auto elettrica senza i pedali dell’acceleratore e del freno, senza volante o leva del cambio: a sostituire le funzioni ci pensano software e sensori.
REALTA’ AUMENTATA E ROBOT
Da un settore all’altro, a ottobre Google è diventato il principale investitore in Magic Leap, start-up di Miami che produce tecnologie per la realtà aumentata. BigG e altri investitori hanno fatto un’iniezione di 542 milioni di dollari in contanti nel capitale della società; Google ne ha messi 200 milioni. Magic Leap è specializzata in cinematic reality, cioè la possibilità di visualizzare un oggetto virtuale in 3D in un ambiente reale.
A Google interessano molto anche i robot: l’anno scorso ha comprato Boston Dynamics, una società che costruisce automi che mimano i movimenti di esseri umani e animali con stupefacente abilità, rapidità e a volte anche forza eccezionale. Si tratta dell’ottava azienda della robotica che Google compra in sei mesi. Che cosa vuole fare Google con i robot? Secondo alcuni commentatori, Big G sarebbe interessata ai forti legami di Boston Dynamics con la Difesa americana, che ha assegnato alla società del Massachusetts contratti per un valore totale di 140 milioni di dollari dal 2000 a oggi.
Ma non solo: la robotica è guidata sempre più dai dati e gestita tramite sensori e algoritmi, e parte rilevante del business di Google sono proprio dati e algoritmi, sottolinea Anthony Mullen, senior analyst di Forrester Research: l’obiettivo è innovare e portare la ricerca sui robot più vicina ai consumatori con nuove applicazioni. “I robot, come gli smartphone, sono piattaforme per prodotti e servizi”, nota Mullen. “Entrambi richiedono dati e intelligenza per funzionare e Google è molto esperta in questi campi. Google vuole assicurarsi di essere l’anello che porta la robotica verso i consumatori”. “La robotica è sempre stata appannaggio del settore militare: ora Google vuole portarla nelle case della gente comune”, concorda il professore Hod Lipson della Cornell University.