Non sarà il ritorno della Guerra Fredda, ma sono in pochi a scommettere che, dopo l’allarme lanciato da Barack Obama dal G-20 di Brisbane, le relazioni tra Stati Uniti e resto dei Paesi occidentali da un lato, e la Russia di Vladimir Putin dall’altro, possano migliorare in tempi brevi.
Il capo di Stato americano ha colto tutte le potenzialità mediatiche del vertice australiano per comunicare la rabbia della comunità internazionale nei confronti delle ripetute provocazioni russe sul confine ucraino e non solo.
Mosca, con le sue azioni, “è una minaccia per il mondo, come abbiamo visto con l’abbattimento del volo MH17“, il volo della Malaysia Airlines con 298 persone a bordo precipitato il 17 luglio scorso sui cieli dell’Ucraina orientale, ha sottolineato Obama.
Parole che non lasciano adito a dubbi e che assumono un significato ancora più simbolico, perché dette in un contesto diplomatico al quale prendono parte anche le nuove potenze economiche emergenti dei Brics, di cui fa parte anche Mosca e con le quali il Cremlino cerca pericolose sponde.
Nelle ultime settimane l’inasprimento delle relazioni tra l’Occidente e Mosca si è parecchio accentuato. Prima Kiev e l’Osce, poi l’Alleanza Atlantica, hanno confermato che convogli e armi militari russi sono entrati in Ucraina passando la frontiera nella zona orientale del Paese, in funzione di sostegno ai ribelli separatisti. Non solo. Pochi giorni fa aerei militari del Cremlino si sono spinti fino al Golfo del Messico rispolverando un’abitudine sovietica. Mentre un rapporto del think-tank Eln ha stimato che a causa del protagonismo russo, negli ultimi mesi si sono rischiati almeno 40 incidenti fra la Russia e l’Occidente, nei cieli e nei mari, soprattutto nel nord Europa.
Azioni che non consentono un disgelo delle relazioni, che, anzi, le peggiorano anche con altri Paesi, compatti nel sostenere la posizione americana. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha proposto nuove sanzioni (parole che con molta probabilità hanno causato, con l’accusa di spionaggio, l’espulsione di un diplomatico tedesco di stanza a Mosca). Il Canada si è detto preoccupato. Mentre gli australiani sono indignati per le esercitazioni della marina militare russa a poca distanza dalle loro acque territoriali e in pieno G-20.
Meno convinzione, invece, da parte dell’Italia, che tra le altre cose, a margine del G20 di Brisbane, è stata protagonista di un lungo bilaterale tra il premier Matteo Renzi ed il presidente russo. Come rilevato da Formiche.net, in una continuità di fatto fra le posizioni espresse da Emma Bonino prima e da Federica Mogherini poi, il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni ha espresso, in un’intervista al Corriere della Sera, una duplice posizione: da un lato ha ribadito la fedeltà occidentale dell’Italia (sanzioni contro la Russia incluse) e dall’altro ha confermato l’approccio aperturista verso Putin, spingendosi a dire con nettezza che l’Ucraina non aderirà alla Nato neppure in futuro.