Cosa fa di una strategia di comunicazione politica, una strategia vincente?
Due sono i pilastri. Da un lato il candidato deve esprimere una visione, un’idea di dove vuole condurre il proprio Paese.
Dall’altro occorre attaccare questa rappresentazione ad una o due proposte forti. Proposte politiche che devono essere coerenti con l’idea di Paese che si comunica.
L’ideale è avere una comunicazione che poggi su entrambi questi pilastri. Non è però detto che anche solo uno non sia sufficiente per vincere, anche in modo strabiliante.
Il Berlusconi del 1994 ad esempio era molto orientato al primo pilastro, quello dell’idea di Paese e meno su proposte politiche evocative. Un Paese meno fiscalmente oppressivo, più liberista e amico delle imprese.
Il Berlusconi successivo invece è molto più orientato sulla proposta forte. Il ponte sullo Stretto nella campagna elettorale del 2001 e la promessa di abolire l’Ici sulla prima casa nel 2006.
Renzi al momento sembra intenzionato a percorrere solo il primo sentiero. Sta cioè offrendo agli elettori l’idea di un Paese rinnovato, che pone meno vincoli alla libertà d’azione dei cittadini, che non ha paura di affrontare da sinistra temi caldi come l’art.18. Un’idea di Paese gradita a quanto pare anche da un elettorato moderato.
Non ha però finora agganciato a questa rappresentazione nessuna proposta forte. I famosi 80 Euro, per quanto abbiamo pagato in termini elettorali, sono una cosa troppo modesta. Stessa cosa dicasi per la riforma del Senato. Prima da abolire, oggi da riformare e domani chissà. Per non parlare del balletto sulla legge elettorale. Tutte proposte per le quali non si può pretendere che il cittadino si strappi i capelli.
Salvini un’idea di Paese, per quanto debole, pare avercela. Un’idea minima, potremmo definirla, di nazione, dove il sentimento unitario è annacquato in un insieme di localismi.
Sulle proposte è invece molto più deciso e riconoscibile: uscita dall’Euro e via i campi nomadi dalle città sono in questo momento i suoi cavalli di battaglia.
Riguardo Grillo, la sua idea di Paese, dopo il brutto risultato alle Europee, si è molto sbiadita. Proposte forti: non pervenute.
Grillo conosce molto bene le logiche della comunicazione e sa che un movimento che non batta almeno uno di questi due sentieri è destinato a scomparire.
Sa anche che la concorrenza di Salvini sta aggredendo il suo elettorato. Non è un caso che proprio in questi giorni siano comparsi nelle città i gazebo del M5S, chiedendo una firma per uscire dall’Euro. Finora Grillo si era limitato a dire che i cittadini avrebbero dovuto decidere se rimanere o uscire nell’Euro attraverso un referendum. Adesso invece pare aver preso una decisione chiara in merito.
Di sicuro una proposta forte ma che pone il Movimento all’inseguimento della Lega, dopo che da mesi Salvini va in tv con la maglietta NoEuro. Si deve fare di più per recuperare.
Veniamo a Passera, un ex Ministro ed ex manager, che pazientemente, manifestazione dopo manifestazione, ha costruito un movimento di tutto rispetto.
Tuttavia, nonostante questo lodevole sforzo, non è ancora riuscito a spiegare davvero che Italia vuole e ancor meno a formulare un paio di proposte forti alle quali attaccare il suo programma.
Certo, ha scritto il libro Io Siamo con il manifesto del movimento di Italia Unica. Però non si può ignorare che la maggioranza degli elettori si forma un’idea sui candidati sulla base di ciò che vede in tv e gira sul web. Libri e giornali sono letti da una minoranza, che spesso tra l’altro un’idea su chi votare già ce l’ha.
Non dubito che Passera abbia in testa un programma concreto di cose da fare per risollevare il Paese. Però non basta avercelo, occorre anche comunicarlo in modo efficace e indicare una speranza agli elettori.
Chi si occupa di comunicazione politica sa bene che avere consensi non significa necessariamente avere voti. Finora la strategia di comunicazione di Passera gli ha probabilmente procurato consensi, adesso occorre una diversa strategia per trasformarli in voti.
Roberto Adriani