Denaro pubblico che transita dalle casse della Regione Puglia a quelle di Ryanair. Oltre 100 milioni di euro in 10 anni per garantirsi i voli low-cost negli scali di Bari e Brindisi, senza considerare gli sconti. E per aggirare le norme europee che vietano gli aiuti di Stato alle imprese private, ecco l’escamotage: un accordo per servizi di comunicazione e promozione territoriale affidati alla Airport marketing services (Ams), la società della compagnia aerea irlandese guidata da Michael O’Leary. Pare non avere alternative Nichi Vendola per tenere alti i flussi di traffico negli aeroporti della sua Regione. Il leader di Sel si vede infatti “costretto” – almeno così fa credere – a chiudere più di un occhio, come sul fatto che l’accordo con Ams-Ryanair sia stato di recente prorogato di altri 5 anni, fino al 2019, senza uno straccio di procedura pubblica. Un rinnovo automatico, e giù nuovi milioni. Con buona pace delle aziende concorrenti.
MILIONI IN CAMBIO DI VOLI (E PASSEGGERI)
Lo scambio è semplice: la Regione, tramite la sua controllata Aeroporti di Puglia che gestisce gli scali di Bari, Brindisi, Taranto e Foggia, affida a Ryanair, per tramite di Ams, i servizi di marketing e comunicazione. Pagandoli milioni, e ricevendo in cambio la pubblicità – peraltro, non sempre molto visibile – del proprio territorio sul sito internet della compagnia irlandese e sui suoi aerei. In cambio, la società del vulcanico O’Leary continua a smistare persone nel tacco dello Stivale, se è vero che è atteso proprio in questi giorni il taglio del nastro dei 14 milioni di passeggeri trasportati da Ryanair in 10 anni tra Bari e Brindisi, dei quali 2,6 milioni solo nel 2014. Ma un tale fiume di gente mica può arrivare gratis. E così ci sono i 44 milioni di euro versati dal 2009 al 2014 sulla base del primo accordo, scaturito 5 anni fa quando il combinato disposto della crisi di Alitalia con la revoca della licenza a Myair da parte di Enac rischiava di far crollare il numero di passeggeri. Da qui l’esigenza di una massiccia campagna di comunicazione e promozione del territorio, affidata ad Ams fino al 30 ottobre 2014. I milioni scorrono per quello che viene definito come “marketing services agreement”. Ci sono però anche gli altri contributi legati all’aumento dei passeggeri, che fanno lievitare ulteriormente la cifra. L’assessore regionale ai Trasporti, Giovanni Giannini, quando è stato chiamato in causa per rendere conto, ha risposto che si trattava di circa 10 milioni all’anno. Soldi però – a suo dire – ben investiti, perché capaci di portare un giro d’affari di 312 milioni di euro ogni 12 mesi.
IL RINNOVO AUTOMATICO
E’ anche per questo che nell’autunno scorso è arrivato il rinnovo automatico all’accordo tra Aeroporti di Puglia e Ams. Ryanair ha strappato fino al 2015 un contratto che, stando alle indiscrezioni della stampa pugliese, si aggira tra i 12 e i 14 milioni di euro all’anno per i servizi di marketing, comunicazione e pubblicità. Nel complesso, almeno 60 milioni fino al 2019, ai quali però vanno aggiunti circa 4-5 milioni all’anno sotto forma di sconti nei servizi di handling, tra gestione dei bagagli e check-in. Con i 44 del lustro precedente, siamo ben oltre i 100 milioni.
SI MUOVE PURE SALVINI
Al debutto con la sua nuova formazione politica calibrata per il Mezzogiorno e ribattezzata “Noi con Salvini”, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha acceso i riflettori sul caso Ryanair in Puglia e insieme alla collega eurodeputata Alessandra Mussolini di Forza Italia ha presentato un’interrogazione a Bruxelles per chiedere chiarimenti in merito al rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato. Anche il consigliere regionale ex An Nino Marmo, che scalpita per le primarie del centrodestra in Regione, ha da tempo sollevato il tema. E dire che l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia è stato negli ultimi 10 anni, quindi nel pieno del periodo del caso Ryanair, l’ingegnere Domenico Di Paola. Ossia, il candidato unitario del centrodestra alle comunali di Bari del maggio scorso, poi sconfitto dal renziano del Pd, Antonio Decaro.