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L’Unità e il diritto di prelazione nelle mani dei Ds

Finora non se ne è parlato, ma nelle mani degli ex-Ds – forse dell’ex-tesoriere oggi senatore del Pd, Ugo Sposetti – c’è un documento, un qualcosa, simile a un accordo contenente clausole legali di opzione e diritto di prelazione concesse a suo tempo da Nie ai Ds per l’Unità, la storica e nobile testata grande assente nelle edicole dal primo agosto.

Pur se hanno dato vita con la Margherita al Pd, gli ex-Ds sono tuttora il partito di referimento del giornale per i finanziamenti pubblici all’editoria, tanto che l’Unità figura come giornale di partito ricevendo annualmente il finanziamento pubblico, anzi vanta pure un credito di 400 mila euro per il 2010/11, di 540 mila per il 2012 e di 2,4 milioni per il 2013.

La comparsa del documento, di un qualcosa, simile a un accordo contenente clausole legali di opzione e diritto di prelazione concesse a suo tempo da Nie ai Ds per l’Unità, stipulato nel 2001 quando fu costituita la società editrice Nie e l’Unità tornò in edicola dopo più di un anno, è un dato non trascurabile, che scotta.

Tanto che così se ne parla, sono da approfondire le clausole di opzione e il diritto di prelazione concesse a suo tempo da Nie ai Ds, nella relazione dei liquidatori del 29 luglio 2014, allegata al bilancio 2013 della Nie, messa in liquidazione perchè oberata da un passivo di 32, 9 milioni di euro a fronte di un attivo di 10, 4 milioni di euro.

Pare che nel documento o nel qualcosa simile a un accordo, si faccia riferimento alla lunga e prestigiosa storia dell’Unità – il quotidiano è stato fondato da Gramsci nel ’24, silenziato dal fascismo uscì clandestinamente: riprese le pubblicazioni a giugno del ’44 e da allora è stato l’organo ufficiale del Pci, del Pds, dei Ds – storia che si vorrebbe mantenere, e non buttar via per il gossip e il nazional-popolare.

Comunque, stante la grave situazione finanziaria, praticamente di insolvenza, della Nie, che nel corso dei precedenti esercizi ha sempre operato in perdita economica, chiarisce la relazione, non è possibile garantire la continuità aziendale e pertanto il concordato in bianco è una scelta non solo obbligata ma doverosa: procedura avviata ai primi di agosto subito dopo la chiusura delle costose pubblicazioni dell’Unità: mediamente 700-800 mila euro mensili, al Tribunale fallimentare di Roma.

Nella relazione dei liquidatori sono evidenziate le criticità nella gestione della Nie. Intanto con la doverosa attenuante delle condizioni macroeconomiche che, in particolare dal 2008, hanno reso sempre più difficoltoso il perseguimento ed il mantenimento di una gestione redditizia, si denota la presenza di un modello di businees poco accorto alle necessità e alle difficoltà aziendali.

Poi, a fronte di problematiche non imputabili al management della Società (come la riduzione dei contributi all’editoria) diverse sono invece le criticità riscontrate nella gestione della Società. Ci si riferisce, anzitutto, alla gestione e al controllo delle notizie pubblicate: alla data attuale si rilevano circa 120 contenziosi in essere per una richiesta complessiva di circa 30 milioni di euro.

La situazione contenziosi in essere non è sfuggita alla Fnsi che, in una nota sulle norme per la diffamazione, segnala il caso dei giornalisti dell’Unità, dal primo agosto in cassa integrazione in attesa che si realizzi l’ipotesi del ritorno in edicola della testata, che non hanno un’azienda alla quale riferirsi e a cui cui chiedere di intervenire a sostegno del proprio reddito che rischia di essere gravemente compromesso da condanne a rilevanti risarcimenti.

Quindi, puntualizza la relazione, a fronte della repentina diminuzione dei ricavi intervenuti negli ultimi anni, non si è provveduto ad intraprendere azioni volte alla contestuale riduzione dei costi fissi, in particolare al costo del personale il cui importo, giustificabile in precedenti esercizi, appare eccessivo soprattutto nell’esercizio 2013 e nell’attuale a fronte delle intervenute ridotte redditualità della società.

Insomma, la gestione della società non è stata affatto ineccepibile, tutt’altro e il segretario di Stampa Romana, Paolo Butturini rincara la dose: siamo di fronte a una piccola storia ignobile di mandanti e di killer su cui prima o poi bisognerà indagare.

E nella infuocata partita sul futuro dell’Unità e dei 60 giornalisti – il commissario fallimentare dovrebbe pronunciarsi entro metà gennaio: o un nuovo editore o il fallimento – ecco in zona Cesarini il documento, il qualcosa simile a un accordo contenente clausole di opzione e diritto di prelazione concesse dalla Nie ai Ds e mai revocate. Un coup de theatre? Chissà…

 

 

 

 

 


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