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Legacoop e Mafia Capitale, ecco parole e borbottii dei cooperatori rossi

Dove abbiamo sbagliato? Questo l’interrogativo intorno al quale ruota il processo di autocoscienza collettiva che sta sostenendo Legacoop dopo l’esplosione dello scandalo di “mafia capitale”, l’organizzazione criminale che – secondo le accuse dei magistrati – faceva della cooperazione lo strumento principe del malaffare, utilizzandola per avere appalti per gestire le emergenze a Roma.

LA SEDUTA DI AUTOCOSCIENZA COLLETTIVA

L’occasione è il 39esimo congresso nazionale iniziato ieri di Legacoop, la principale associazione di cooperative italiane. L’organizzazione nata in Emilia all’ombra del Pci, da sempre colonna vertebrale dell’economia delle regioni rosse e ora ramificata in tutta Italia, è stata considerata per anni braccio economico e sociale del partito di Togliatti e Berlinguer. Nelle ultime settimane, però, tutto il mondo della cooperazione è finito sul banco degli imputati. E quella fotografia che ritrae l’ex presidente di Legacoop, ora ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a cena con alcuni personaggi finiti nell’inchiesta, tra cui Gianni Alemanno, è diventata a suo modo emblematica. Per non parlare degli scatti insieme al presidente della “29 giugno” Salvatore Buzzi, quello che in un sms si augurava “un anno pieno di sfollati, profughi ed emergenze”.

RABBIA E SCONCERTO

Per questo motivo l’imbarazzo, nella grande sala Sinopoli dell’Auditorium, si taglia col coltello. E la questione rimbalza in tutti gli interventi. A cominciare dalla relazione del presidente Mauro Lusetti, che verrà confermato in questa assise al vertice della centrale cooperativa: “Proviamo rabbia e sconcerto. Per noi il coinvolgimento in azioni criminali è grave il doppio. Se non ci impegniamo contro l’illegalità, la nostra associazione non ha futuro”, dice dal palco. Ricordando come Legacoop abbia subito espulso la cooperativa “29 giugno” senza aspettare l’esito dell’inchiesta. “Abbiamo ridato i soldi agli iscritti e al processo ci costituiremo parte civile”. Nei giorni successivi agli arresti, Lusetti aveva rivendicato l’estraneità di Legacoop, un gigante che riunisce 12 mila imprese, con 9 milioni di soci, 497 mila occupati e 81,7 miliardi di fatturato. “Se una nostra associata cade nell’illegalità noi come facciamo a saperlo? Non siamo magistrati: non facciamo indagini e non mettiamo microspie”, ha detto il presidente.

LE VOCI DISCORDANTI DEI COOPERATORI

Non tutti, però, sembrano pensarla come Lusetti. Susanna Camusso, ospite all’Auditorium, nei giorni scorsi aveva parlato delle coop come di “un sistema malato e corrotto”. Ieri con Lusetti c’è stata solo una gelida stretta di mano. Ma anche tra i delegati imperversano i dubbi. “Cosa ci sta succedendo? Non possiamo dire che non sapevamo nulla, perché certe cose si vedono o s’intuiscono. Basta guardare i fatturati”, osserva Fabio Ferrario di Legacoop Lombardia. Il problema riguarda l’identità stessa delle coop. “Noi siamo diversi dalle imprese private capitalistiche. Ma molte nostre associate si comportano come aziende normali, pensando solo agli utili”, sostiene Edy Gambetti di Lega Marche. Per altri, invece, c’è stata una strumentalizzazione politica del caso di Roma. “Sembra che molti nostri nemici non aspettassero altro per attaccarci. Ho visto accanimento e speculazione”, afferma Gianluigi Granero di Legacoop Liguria. Mentre Franco Alleruzzo della Lega Marche ricorda come “chi entra in Legacoop accetta di mettere delle regole alla sua azione imprenditoriale” e che “tocca a noi vigilare sul nostro sistema e denunciare le mele marce”.

TRA RIFORME E AUTORIFORMA

Ma che anticorpi usare contro la corruzione? Secondo l’assemblea, occorre rivedere il codice degli appalti per vietare le offerte al massimo ribasso, il sistema usato dalla criminalità per aggiudicarsi le gare. Poi bisogna reintrodurre il falso in bilancio ed esortare la pubblica amministrazione a pagare con tempi più stretti le aziende. Infine, serve un maggiore controllo per stanare le false cooperative, quelle che entrano in Legacoop solo per fare affari. Il tasto più delicato. “Ben vengano le inchieste per fare pulizia. Non dovete temerle”, sottolinea il sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Del Rio, ospite il primo giorno (oggi tocca a Poletti, mentre giovedì è previsto il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan). C’è anche don Luigi Ciotti. Che con Libera e Libera Terra fa parte a pieno titolo del tessuto delle coop.

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