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Se Atene piange, Roma può ridere?

Quali effetti avrà la situazione politica in Grecia (mancata elezione del Capo dello Stato, elezioni politiche il 25 gennaio, da qui ad allora una campagna senza esclusione di colpi), in cui gli euroscettici sembrano brillare nei sondaggi?

Nonostante il 30 dicembre l’Istat abbia diramato un bollettino congiunturale mensile pieno di perplessità, le dichiarazioni di esponenti politici (in gran misura con il sapore di precotto e riscaldato in quanto dense di giudizi ottimistici ma prive di numeri), danno l’idea che si sia aspettando la Befana. Tuttavia, ne ‘La Dodicesima Notte’ (quella tra il 5 ed 6 gennaio, ‘dodicesima’, per l’appunto, da quella di Natale), William Shakespeare ci avverte di una nottata “più di intrighi che di magia”. Quindi, più che sperare nei doni della vecchietta a cavallo della scopa, occorre guardarsi da possibili congiure a danno delle già malconcia Italia (quale documentato dal bollettino Istat).

Qual è la congiura che può preoccuparci di più? Non è una complotto in senso stretto ma unicamente l’applicazione del “principio di precauzione” all’Italia, data la situazione creatasi in Grecia, situazione che minaccia di aggravarsi man mano che la campagna elettorale diventa più accesa.

Lo si avverte a Francoforte, sede della Banca centrale europea (Bce), più che a Roma. Non tanto all’Eurotower, piena di scatoloni perché è già in corso il trasloco nei nuovi locali nell’area del vecchio mercato generale. Il luogo dove meglio si percepiscono gli orientamenti in atto è l’elegante ristorante in stile belle époque di quella che viene chiamata la Alte Oper, il vecchio e glorioso teatro dell’opera, distrutto dai bombardamenti e riaperto una ventina di anni fa come sala da concerto contornata da locali di lusso.

E’ al ristorante della Alte Oper più che al Frankfurter Hoff, l’albergo di gran lusso della città, che si va se si vuole un tavolo tranquillo dove parlare indisturbati. Con l’accesso della Lituania all’eurozona, ed il cambiamento del metodo di voto, il cambiamento all’interno della Bce è stato più profondo di quanto non si pensi. Il Presidente e l’Esecutivo dell’istituto cercheranno di giungere a decisioni “per consenso”, ossia senza doversi contare. Ma nel consenso, pesano di più gli Stati membri “cauti” di quelli “avventurosi”. Oggi le strategia di Quantitative Easing, OMTs, Abs e simili sono più difficili (da fare approvare dagli organi di governi della Bce) di quanto non lo fossero prima degli ultimi avvenimenti in Grecia. Si era pensato – e così avevano scritto giornalisti italiani di stanza a Francoforte – che parte di queste misure, rinviate da oltre un anno, sarebbero stato adottate, almeno in fase iniziale, dal Consiglio Direttivo il 7 od il 22 gennaio.

Ma, come illustrato su Formiche.net del 30 dicembre, il piano di Tsipras fa venire “il pianto greco” anche alla Germania. Quindi, pare inevitabile un rinvio. E dato che si rinvia, la tesi dominante è, comunque, è saggio aspettare ‘la stagion dei fiori’ quando si saprà qualcosa di più dei conti pubblici e della crescita economica di Belgio, Francia ed Italia. E’ soprattutto a Roma che si guarda. A Francoforte circola un documento della Banca d’Italia su cui è marcato in neretto “strictly confidential” e “do not circulate”, ossia proprio le frasi che più attirano l’attenzione.

Riguarda il passato, non il futuro, ma sostiene che la crisi del debito sovrano (inaugurata proprio ad Atene) ha avuto implicazioni disastrose sulla crescita potenziale dell’Italia. Un’altra crisi greca potrebbe farci diventare la pedina debole dell’ingranaggio: la prima ad essere contagiata e tale da contagiare, a sua volta, Paesi in difficoltà.


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