Nel giorno in cui il fantasma della deflazione in Eurolandia prende corpo (i prezzi al consumo a dicembre sono scesi di 0,2 punti nella zona euro), Alexis Tsipras si sbraccia per rassicurare i mercati, gli eurocrati e soprattutto i tedeschi entrati col piede a martello nella campagna elettorale. Il messaggio sembra sempre lo stesso: una cosa è protestare e un’altra governare, l’estremista all’opposizione si fa moderato quando va in maggioranza.
IL PROGRAMMA DI SYRIZA
Il programma di Syriza è costruito su due livelli: uno europeo e l’altro domestico. Anche se è ovvio che siano la faccia della stessa medaglia, conviene tenerli distinti. Sulla proposta di affrontare il debito greco in modo collettivo con una conferenza internazionale, Tsipras non ha affatto torto. Bisognava farlo già nel 2010, non è successo perché la Germania e la Francia hanno cercato innanzitutto di salvare le loro banche, le più coinvolte nel marasma ellenico, spalmando i costi sull’insieme dell’Eurolandia, anche su quei Paesi che non avevano investito nemmeno un centesimo in Grecia (come l’Italia).
UNA SOLUZIONE PER IL DEBITO
Se oggi per molti versi si è fatto tesoro degli errori passati, allora bisogna trovare una soluzione di lungo periodo alla crisi da debiti (pubblici e privati) nella quale siamo tutti immersi. Più che alla conferenza di Londra del 1953 che tagliò della metà il debito di guerra tedesco, bisognerebbe guardare a Bretton Woods, per coinvolgere la prima potenza mondiale, gli Stati Uniti (che tra l’altro non vogliono affatto far collassare un alleato chiave come Atene). L’Unione europea non sa e non può fare da sola. Anche perché occorre mettere insieme tutte le variabili, monetarie, finanziarie, produttive, per delineare un quadro coerente entro il quale il “deleveraging globale” non provochi un altro scossone drammatico.
LE MIRE DI TSIPRAS E LA LORO PRATICABILITA’
Tsipras vuole la remissione dei debiti? Più realisticamente cerca un accordo per allungare il più possibile le scadenze e ridurre gli oneri. Oggi la Grecia paga 10 miliardi di euro l’anno e deve accumulare un avanzo primario del 4,5%. La camicia di Nesso la sta soffocando. Però Syriza si illude (e imbroglia i suoi elettori) se proclama ai quattro venti che sarà possibile non pagare il servizio del debito senza uscire dalla moneta unica.
L’INDIGERIBILE NEO-STATALISMO DI RITORNO
Ma il punto veramente debole riguarda la ricetta interna. Tsipras nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera, condanna giustamente lo Stato, grasso, corrotto e inefficiente, vero epicentro della crisi ellenica. Ma poi cucina un neo-statalismo indigesto che non si vede proprio come possa rilanciare l’economia. E’ vero che la ricetta della trojka non ha gettato i semi di un nuovo modello di sviluppo. In sostanza, ha tagliato le risorse a disposizione del governo e i dipendenti pubblici, ma in mancanza di una risposta del mercato, lo Stato è rimasto il deus ex machina. “La bestia” è affamata, tuttavia sta sempre lì, al centro della scena. Tutto si si è risolto una riduzione netta dei servizi sociali e in un aumento della disoccupazione (visto che la maggior parte dei posti di lavoro a tempo indeterminato fanno capo all’amministrazione pubblica).
CERCANSI ALTERNATIVE ALLA TROJKA
Syriza usa le contraddizioni della trojka a suo vantaggio, ma non è in grado di proporre un’alternativa. Dal programma di Salonicco emerge chiaramente l’illusione di redistribuire un reddito che non si è ancora prodotto, soluzione velleitaria ancor prima che sbagliata. Il piano nazionale per l’occupazione elenca una serie di misure che fanno eco a tanti altri piani della sinistra. Non si vede, però, un meccanismo di crescita che sia non solo più equo, ma diverso nella sostanza da quello del passato. E’ qui la sua vacuità teorica e pratica. Il fatto che abbia davanti avversari bruciati sulla graticola dell’austerità non è affatto un’attenuante.
Stefano Cingolani