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Ecco cosa c’è davvero di nuovo sulla flessibilità dei conti in Europa

Nel corso della seduta plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa relativa al Fondo europeo per gli investimenti strategici (EFSI) e una comunicazione dal titolo “Making the best use of the flexibility within the existing rules of the stability and growth pact” (letteralmente per un uso migliore della flessibilità all’interno delle regole esistenti del patto di stabilità e crescita).

I NUMERI

In concreto la proposta legislativa sull’EFSI prevede uno stanziamento di fondi pari a 21 miliardi di euro, che secondo un effetto moltiplicatore dovrebbero diventare 315 miliardi di euro. In virtù di cio’ gli addetti ai lavori parlano di “un piano illusione” e non di un piano concreto perché i fondi stanziati sono pochi e i mancanti dovrebbero arrivare dal settore pubblico (singoli Paesi) e privato; ma in un momento di crisi come quello che sta vivendo l’Europa esiste una disponibilità di liquidità pubblica/privata in modo da azionare effettivamente l’effetto moltiplicatore previsto dal piano della Commissione?

FONDI E RISCHI

Inoltre non ci sarà una divisione dei fondi ai 28 Paesi Membri, ma si parla di una allocazione che verrà fatta in base ai progetti che verranno considerati validi da un comitato (EFSI Investment Committee) che deciderà i progetti prioritari da finanziare. Il rischio? La scelta dei progetti con criterio burocratico.

LA NUOVA FLESSIBILITA’

Per quanto riguarda invece la flessibilità gli addetti ai lavori parlano di un timido segnale di apertura probabilmente dovuto al fatto che in una congiuntura di stallo economico europeo i principali oppositori della flessibilità, ovvero i tedeschi, si sono resi conto che una “Europa ferma” inizia ad avere ripercussioni sull’Economia tedesca, con una diminuzione delle loro esportazioni. Anche se è opportuno chiarire che nel testo della comunicazione la parola flessibilità compare “accompagnata” dalla dicitura “the flexibility that is built into its existing rules” (letteralmente flessibilità costruita all’interno delle regole esistenti). Inoltre è ben “esplicitato” che “la Commissione non propone nessuna modifica delle regole esistenti”, e che non sarà fatto nessun atto legislativo.

I CHIARIMENTI

Un ulteriore chiarimento in proposito arriva dal Vice Presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che ha dichiarato “il Patto di stabilità è un caposaldo della Governance economica europea” , quindi il documento in questione deve essere interpretato come una sorta di guida ”per facilitare le riforme strutturali e gli investimenti necessari a creare più lavoro in Europa” ma sempre seguendo le regole stabilite.

LE DUE CONDIZIONI

Nel documento si legge anche che “gli Stati membri sotto osservazione potranno temporaneamente deviare dal loro obiettivo di bilancio a medio termine o dal percorso di risanamento di bilancio concordato, al fine di accogliere investimenti”, ma dovranno comunque rispettare alcune condizioni, quali: 1) la deviazione non deve comportare il mancato rispetto del valore di riferimento del disavanzo del 3%; 2) deve essere comunque conservato un margine di sicurezza.

TRA PATTO E REGOLE

Inoltre prima di consentire una deviazione dal Patto, la Commissione valuterà le riforme che “dovranno avere un impatto positivo verificabile sul bilancio e dovranno essere attuate”. Gli addetti ai lavori parlano di un piccolo contentino sulla questione flessibilità ma fortemente “imbrigliato” nei rigidi meccanismi europei, e nel rispetto delle regole esistenti.

LA VALUTAZIONE DEL CORRIERE DELLA SERA

Ecco quello che scrive oggi il Corriere della Sera analizzando il testo della Commissione e prevedendo gli effetti per l’Italia: “Più tempo per arrivare al pareggio di bilancio, e più soldi da spendere già quest’anno nelle infrastrutture. La decisione della Commissione di rendere più flessibili le regole europee sui conti pubblici apre da subito nuove possibilità per il governo italiano. Restando sempre sotto il tetto del 3% di deficit, e garantendo quest’anno una sua correzione dello 0,25% in termini strutturali e non dello 0,5 come la vecchia regola, il solo rafforzamento del piano delle riforme permetterebbe di spostare oltre il 2017 (anche al 2019) l’equilibrio dei conti. Al pareggio, dunque si potrebbe arrivare con più calma, senza manovre correttive pesanti. Ma già quest’anno, poi, ci sarebbe la possibilità di spendere almeno 4-5 miliardi in più, senza che questi abbiano un impatto negativo sulla spesa, e dunque sul deficit”.

 


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