Matteo Renzi allunga le mani sulle Fondazioni bancarie? Espunto dal decreto sulle Popolari, si riaffaccia dalla finestra una norma, contenuta nella bozza del decreto sulla Concorrenza – un calderone che spazia dalle assicurazioni, alle comunicazioni, alle stampa, all’energia, al trasporto pubblico locale, fino ai rifiuti e chi più ne ha più ne metta – che alle grandi azioniste delle banche italiane fa esplicito riferimento. Nulla di nuovo sotto il sole: si tratta dello stesso misterioso articolo che fece la sua prima comparsa in una bozza del decreto “misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti” che venne poi approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 20 gennaio scorso.
IL PROGETTO SULLE FONDAZIONI
Vediamo tecnicamente perché. L’articolo della bozza del ddl Concorrenza preparata dai tecnici del dicastero dello Sviluppo economico sulla base delle segnalazioni dell’Antitrust, si divide in due parti. Il primo comma riguarda gli amministratori appartenenti all’Organo di indirizzo e richiede che le Fondazioni stesse, entro 3 mesi, segnalino alla Banca d’Italia la correttezza delle nomine attuate in quell’organo e quindi la presenza di consiglieri che rispondono alle indicazioni contenute nell’art. 4,c.1, lett. c) del decreto legislativo 153 del 1999, la fonte primaria sulle Fondazioni. Cosa prevede questa norma? Sostanzialmente che ci sia, “nell’ambito dell’organo di indirizzo… una prevalente e qualificata rappresentanza degli enti, pubblici e privati, espressivi delle realtà locali… nonché dell’apporto di personalità che per professionalità, competenza ed esperienza, in particolare nei settori cui è rivolta l’attività della fondazione, possano efficacemente contribuire al perseguimento dei fini istituzionali”. Inoltre che sia fissato un numero di componenti idoneo ad assicurare l’efficace esercizio dei relativi compiti e che le modalità di designazione e di nomina siano “ispirate a criteri oggettivi e trasparenti, improntati alla valorizzazione dei principi di onorabilità e professionalità, dirette a consentire una equilibrata, e comunque non maggioritaria, rappresentanza di ciascuno dei singoli soggetti che partecipano alla formazione dell’organo”. In sintesi, cosa accadrebbe se la bozza diventasse legge? Che Banca d’Italia dovrebbe verificare la correttezza delle nomine e la Commissione Antitrust esercitare il controllo sul divieto di assunzione del controllo in partecipazioni delle Fondazioni nelle società di ogni tipo. Le Fondazioni sono controllate per legge da una Autorità di Vigilanza all’interno del ministero dell’Economia. Quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, si allargherebbe a tre gli enti che eserciteranno il controllo sulle fondazioni?
IL FATTURATO CHE NON C’È
Lo stesso comma della 153 riporta anche l’incompatibilità dei consiglieri rispetto a cariche nelle banche e nelle società concorrenti con la banca conferitaria e con le società del suo gruppo. Se le norme non verranno rispettate, recita ancora la bozza del decreto Concorrenza, ci sarà una “sanzione dall’1 al 4 % del fatturato” della Fondazione. Che è già un concetto singolare, visto che le Fondazioni sono società senza scopo di lucro e dunque “non emettono fatture, il che rivela quanto meno una cattiva qualità di chi ha scritto la bozza”, dice a Formiche.net un esponente di spicco di una Fondazione che preferisce conservare l’anonimato.
LA VIGILANZA A BANKITALIA
“Rispetto al decreto 153, da un po’ di tempo ci sono piccoli interventi che tendono a mettere le briglie sul tema delle fondazioni – continua la fonte – In questo caso, il tentativo è di spostare la vigilanza dal Mef, come previsto dall’art.10 del 153 a due soggetti estranei, tra cui Bankitalia, che non si occupa di fondazioni, ma di banche e all’Antitrust. È un tentativo scombiccherati rispetto alla realtà, e credo debba essere ripensato”. Il secondo comma della bozza allarga il concetto di controllo (che le Fondazioni non possono avere su altre società) quando ricorrono situazioni previste in alcuni casi della legge antitrust, come per esempio gli accordi fra azionisti. In questo caso la verifica degli statuti viene affidata all’Antitrust.
LO SCENARIO DELINEATO DALLA FONTE
“Sulle 88 Fondazioni italiane alcune, leggi Cariplo e Compagnia di Sanpaolo, hanno una presenza importante in governance di banche sistemiche. Mettere sotto controllo le fondazioni significa poter dire la propria su istituti come Unicredit e Intesa Sanpaolo”.