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Taxi e Ncc. Ecco come Arese Lucini (Uber Italia) elogia le liberalizzazioni in fieri alla Renzi

“Il consumatore è cambiato e sono cambiate le sue esigenze di mobilità”. Così la general manager di Uber Italia Benedetta Arese Lucini spiega a Formiche.net come la sua società vive il conflitto con la categoria dei tassisti nei giorni in cui il governo sta mettendo a punto il testo definitivo del disegno di legge sulle liberalizzazioni.

Testo che, qualora la bozza – che Formiche.net ha approfondito con una serie di articoli dando voce agli operatori del settore – dovesse essere confermata, potrebbe contenere una specifica parte in cui è prevista l’abrogazione delle norme, approvate negli anni Novanta, che limitavano l’operatività di taxi e auto a noleggio con conducente (Ncc) ai comuni che hanno rilasciato l’autorizzazione; oltre a vincolare la ricezione delle prenotazioni per i servizi Ncc esclusivamente presso l’autorimessa.

Due barriere che, se rimosse, aprirebbero le porte del mercato della mobilità e dei trasporti a servizi, tipo Uber, che offrono applicazioni che sostituiscono le prenotazioni via radio e telefono dei taxi tradizionali. Un’evoluzione che, quando avverrà, secondo Arese Lucini, sarà “sicuramente un fatto positivo”. Ma che i tassisti italiani tuttora faticano ad accettare.

Arese Lucini, quali sono i numeri di Uber in Italia e quanto aspira a crescere?
In Italia ci sono migliaia di driver e centinaia di migliaia di passeggeri che utilizzano le due piattaforme presenti su Uber (UberBlack e UberPop) per muoversi in città. UberBlack, in Italia utilizzata dagli autisti dei servizi Ncc, è presente a Milano e a Roma, UberPop a Milano, Genova, Torino e Padova. Sicuramente a Milano l’offerta di Uber è più capillare. Uber crede molto nel nostro Paese, basti pensare che nel 2012 Milano è stata la ventesima città e oggi siamo a più di 280 in tutto il mondo. Nel 2015 apriremo in altre città e lavoriamo ogni giorno per migliorare dove siamo già presenti.

Ci sono ostacoli di natura legislativa alla vostra crescita in Italia?
Parlando di UberPop, che è la declinazione collaborativa e low cost di Uber, grazie alla quale chiunque, dimostrato il possesso di determinati requisiti di sicurezza, può condividere tragitti e spese della propria auto, possiamo dire che la legge non lo inquadra in nessuna maniera. Infatti, questo, come molti altri servizi che appartengono al fenomeno della sharing economy – penso a Air BnB o a forme di finanziamento crowd – sino a pochi anni fa non esistevano, o comunque non avevano numeri tali per essere riconosciuti come un fenomeno sociale condiviso. In molti di questi casi, allora, vengono interpretate le norme esistenti in maniera repressiva. L’innovazione è però un processo inarrestabile, a prescindere da quando il legislatore le accoglierà con una nuova regolazione, che giustamente dovrà salvaguardare le istanze di sicurezza e i diritti dei consumatori.

Stante le attuali condizioni alle quali opera Uber in Italia, cosa può fare e cosa, invece, non può fare?
Gli obbiettivi di ogni business sono intimamente legati al contesto e alle opportunità che vi emergono. Vale anche per Uber. Nel nostro Paese ci sono molte città con un numero significativo di abitanti, e questo lo rende interessante più di molti altri. Dove ci saranno delle esigenze di mobilità insoddisfatte, arriverà anche Uber.

Vi risulta che il governo stia lavorando a un disegno di legge sulle liberalizzazioni che prevede l’abrogazione dell’operatività territoriale per i servizi di noleggio con conducente (Ncc), come Uber, e l’obbligo di ricevere prenotazioni solo in rimessa?
È sempre bene chiarire che Uber non è un servizio Ncc. Uber è un’applicazione con un’operatività mondiale all’interno della quale ci sono diverse piattaforme. Nella piattaforma UberBlack operano i driver Ncc, quando decidono di essere disponibili. Uber perciò non è una compagnia di trasporto, né dispone di un parco macchine. In ogni caso in Uber crediamo che un mercato libero e flessibile nel settore dei trasporti sia necessario per la vita di tutti i giorni di ognuno di noi e ogni evoluzione in tal senso è sicuramente un fatto positivo.

Se così fosse, Uber potrebbe operare come meglio crede?
Gli Ncc, per quanto anche grazie a Uber siano diventati di uso più comune, rappresentano comunque un’opzione nuova per i cittadini. Pensiamo comunque che una mobilità efficiente, on demand e flessibile, debba essere alla portata di tutti. UberPop è la risposta a questa domanda, ma essendo più innovativo incontra alcune resistenze.

Molti tassisti in Italia vivono come un torto e con molta apprensione la vostra presenza, perché ritengono di subire uno svantaggio competitivo dovuto al fatto che loro hanno pagato per avere la licenza. Mentre un’autista di Uber non dovrebbe pagare alcuna licenza per svolgere un servizio che, pure essendo di natura diversa dal servizio taxi, farebbe loro concorrenza, perlomeno in parte o in maniera indiretta. Uber come vive questo conflitto?
Un sistema diverso di mobilità, dove sempre meno persone posseggono un’auto e quelle che la posseggono possono facilmente metterla a disposizione degli altri in diverse maniere, è un sistema dove la domanda di mobilità è più alta e quotidiana. In questo sistema i taxi possono avere nuove opportunità, grazie anche alle agevolazioni che hanno: corsie riservate e spazi di sosta dedicati. Bisogna capire che il consumatore è cambiato e sono cambiate le sue esigenze. Pensiamo di essere uno stimolo anche per la categoria per migliorarsi alla luce di queste nuove necessità.

Cosa direbbe a un tassista che ha speso centinaia di migliaia di euro, magari indebitandosi, per pagare la licenza, qualora dovesse incontrarlo e questi si lamentasse della vostra presenza in Italia?
Che Uber è inclusivo, che può offrire opportunità anche ai tassisti, che evolvendo la propria offerta si può rimanere sul mercato. Molti di loro lo sanno e ci scrivono che vorrebbero lavorare con la nostra app. Spero che questo possa accadere presto.


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