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Farmaci e farmacie, la liberalizzazione alla Renzi vista da Federfarma

sanitaria

Farmaci, farmacie e liberalizzazioni, un matrimonio che non s’ha da fare. Stando alle notizie delle ultime ore, il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe consegnato a Palazzo Chigi la bozza del ddl sulla concorrenza in previsione del Consiglio dei ministri di venerdì 20 febbraio, quando il premier Matteo Renzi ne illustrerà i contenuti. Gli stessi su cui già da settimane circolano indiscrezioni che hanno scatenato non pochi mal di pancia tra gli addetti ai lavori. Ministri inclusi, soprattutto per quel che riguarda il capitolo farmaceutico. E oggi il Corriere della Sera scrive: “Rischia il rinvio, ad esempio, la possibilità di vendere i farmaci di fascia C con ricetta nei supermercati e nelle parafarmacie o l’aumento delle farmacie, che passerebbero da una ogni 3.300 abitanti a una ogni 1.800”.

IL NIET DI LORENZIN E GELLI

Dopo lo scontro dei giorni scorsi con la titolare del Mise Federica Guidi, infatti, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è tornata sul tema definendo le ipotesi sulla liberalizzazione delle farmacie «insostenibili» poiché metterebbero a rischio la sicurezza dei pazienti. Dell stesso avviso Federico Gelli, componente della commissione Affari Sociali della Camera e responsabile per la Sanità del Pd che si dice «contrario alla ipotizzata vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie e quindi anche nella grande distribuzione: in tutti i paesi del mondo i farmaci con ricetta sono venduti soltanto in farmacia, per motivi sanitari e per la sicurezza del paziente». E sulle piccole farmacie spiega: «Bisogna tutelarle e sostenerle poiché rappresentano spesso l’unico presidio sanitario, soprattutto nelle zone più rurali e periferiche, dove la farmacia non solo dispensa medicinali ma anche gli eventuali interventi di prima assistenza e i servizi di telemedicina».

LA CRITICA DELLE REGIONI

Ma anche le Regioni sono contro il progetto di liberalizzazioni proposto dal Governo. Per l’assessore alla Sanità della Liguria e rappresentante delle Regioni al tavolo della convenzione con le farmacie, Claudio Montaldo, le proposte del disegno di legge sono «estemporanee e non tengono conto della realtà. Tutte le Regioni hanno già fatto i bandi e presto apriranno nuove farmacie e poi il Patto della Salute indica la farmacia come componente del Sistema sanitario nazionale, una visione in antitesi con le liberalizzazioni di Guidi».

SOVRAFFOLLAMENTO DI SEDI

Ma chi non è davvero disposta a trattare sulla libertà di accesso dei privati all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate con il Ssn e l’incremento della concorrenza nella distribuzione farmaceutica – che si esprimerà, stando al ddl, nella possibilità per le circa 5mila para-farmacie italiane di vendere anche i farmaci di fascia C con ricetta e con l’apertura di 20mila nuove farmacie grazie all’abbassamento del limite a 1.500 abitanti – è Federfarma, l’associazione di categoria dei farmacisti titolari di negozio. Secondo Francesco Armato, consigliere di Federfarma Roma, «l’abbassamento del quorum darebbe il via ad ulteriori aperture di sedi che andrebbero a sommarsi alle 5.000 (2.500 ordinarie più un numero ulteriore di sedi straordinarie nei grandi centri commerciali, aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime etc.) previste dai concorsi straordinari indetti dal governo Monti che si sono svolti da poco in tutte le regioni italiane», spiega a Formiche.net.

UN DANNO PER IL MERCATO DEL LAVORO E LA QUALITÀ DEL SERVIZIO OFFERTO

«Questo sistema – continua il consigliere – non favorisce il mercato del lavoro ma, anzi, crea frazionamento. C’è molta più possibilità che le farmacie perdano fatturato e siano costrette ad effettuare tagli sul personale, generando ulteriore precariato. Senza contare  – spiega – che  un circuito del genere andrebbe ad intaccare la qualità e l’efficienza del servizio offerto: si farebbe meno prevenzione, meno controlli di garanzia, meno analisi di prima istanza». Quello che verrà proposto il prossimo 20 febbraio per Armato è solo l’ultimo dei provvedimenti poco armoniosi e disomogenei che si sono susseguiti negli anni, a partire dalla legge 405 del 2001 che prevedeva la distribuzione dei farmaci in forma diretta da parte delle A.s.l.

RISCHI E INSIDIE DEL DDL

Il consigliere di Federfarma Roma illustra, poi, ai microfoni di Formiche.net quali siano i rischi e le insidie del ddl che sta per approdare in Consiglio dei ministri: «La demolizione del servizio farmaceutico italiano che ad oggi è uno dei più efficienti e capillari del mondo; la forte perdita di forza lavoro in tutta la filiera (farmacie, grossisti, industria); l’impoverimento del sistema con conseguente riduzione di assortimento e di servizi soprattutto nelle zone periferiche e rurali dove la farmacia oggi costituisce un terminale del Ssn».

SULLE POSIZIONI DI GUIDI E LORENZIN

A proposito della dicotomia Guidi-Lorenzin che è emersa prepotentemente nei giorni scorsi, spiega: «Il ministro Guidi afferma che l’Europa chiede l’apertura dei mercati ma forse non sa o non ricorda che quella stessa Europa si è già pronunciata sulle farmacie e che proprio la Corte di Giustizia Europea ha da poco ribadito che il sistema italiano va preservato in ottica di tutela della salute pubblica». «Oltretutto – continua Armato – la media europea segue il criterio di una farmacia ogni 3500 abitanti. Mi sembra che la volontà del ministro Guidi sia soltanto quella di consegnare una fetta di mercato (e di fatturato) a qualche grande gruppo di capitali regalando anche la fascia C, cosa che non avviene in nessuna parte del mondo, Stati Uniti compresi, come ha ricordato in questi giorni il direttore generale dell’AIFA, il Dott. Luca Pani».

Il Consigliere di Federfarma Roma, esprime ovviamente apprezzamento per la posizione della Lorenzin. «Non si capisce per quale motivo della tutela della salute e delle farmacie se ne debba occupare il ministero del Tesoro e non quello di competenza, ossia quello della Salute. Oltretutto – dice – il ministro Lorenzin ha evidenziato che uno smodato aumento dei punti distributivi renderebbe impossibili i controlli e la vigilanza con gravi rischi di aumento di truffe e falsificazioni».

L’ESEMPIO DELLA FRANCIA

Dando uno sguardo a quanto avviene fuori dai confini italiani in tema di “rivoluzioni” farmaceutiche, Francesco Armato racconta a Formiche.net: «Mi risulta che i farmaci con obbligo di ricetta siano venduti in tutto il mondo esclusivamente in farmacia. Basta citare l’esempio della Francia: il governo Sarkozy alcuni anni fa ha varato un provvedimento che mirava a favorire l’accorpamento tra farmacie offrendo in cambio incentivi economici e sgravi fiscali. In questo modo ha riportato il quorum a 2900 abitanti/farmacia aumentando il livello di servizio».

LA RISPOSTA AL MOVIMENTO LIBERI FARMACISTI

E rispetto alle dichiarazioni del Movimento liberi farmacisti circolate nelle settimane passate, il consigliere risponde in maniera diretta: «Ai colleghi ricordo che queste manovre, così come le precedenti di Bersani e Monti, sono a favore di grandi gruppi di potere e non favoriscono in alcun modo l’aumento di offerta di lavoro. Già da alcuni anni – conclude – abbiamo potuto constatare che impoverendo la filiera si perdono posti di lavoro e pochissimi colleghi sono riusciti di fatto ad avviare attività in proprio (vedi le Parafarmacie) in grado di garantire livelli di reddito soddisfacenti».



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