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Tutte le armi dell’Isis contro l’Italia

Nel contesto complesso e ben organizzato della comunicazione dello Stato islamico ha avuto particolare riscontro, a gennaio 2015, un e-book intitolato Islamic State 2015 che è iniziato a circolare il 16 gennaio 2015 su alcuni account Twitter conosciuti e spesso “bannati”, con 100 pagine di testo, in un inglese non perfetto e numerose informazioni sull’Is.

I LIBRI DEL CALIFFATO

In realtà, Islamic State 2015 è l’ottavo volume di una collana che rimanda a “Black flags books” di cui c’è ampia pubblicità nell’ambito dei forum jihadisti: ciascun volume esplicita i programmi e gli interessi di Is in aree specifiche “di espansione” del Califfato, dal Khorasan alla Siria, dall’Arabia alla Persia, includendo Roma (quinto volume pubblicato nel novembre 2014), in quanto capitale dell’Europa, la patria di tutti i kuffar (gli infedeli). La minaccia dei missili sull’Italia si ritrova, quasi tale e quale, anche nel volume su Roma di novembre 2014, ancor prima di quello programmatico di gennaio 2015.

LE MINACCE, PAGINA PER PAGINA

A pagina 85 di “Black flags from Rome” è annunciato il programma: gli uomini di Is saranno guidati da una testa di ponte costituita da musulmani che prenderanno il controllo delle coste e anche da non musulmani che abbiano riconosciuto la leadership del Califfato. Successivamente le due pubblicazioni si sovrappongono rispetto alla dichiarazione di minaccia missilistica: quanto indicato da “Black flags from Rome” nelle pagine 81- 83 si ritrova ripreso, rielaborato e leggermente aggiornato, ma con le medesime immagini, in Islamic State 2015 alle pagine 91-95.

LA MAPPA DEI MISSILI

Leggendo il testo si chiarisce che i missili sono in mano ai combattenti, in quanto se ne sono appropriati a seguito delle vittorie conseguite in battaglia. Viene citata, per esempio, la conquista della base militare aerea siriana di Menagh. Dai testi emerge che le vie – dichiarate – di approvvigionamento dei missili sono:

la Libia, in quanto Ansar al-Shari’ah a Bengasi si è appropriata dei vettori dell’esercito di Gadhafi, tra cui si contano modelli 9K52 Luna-M (Frog-7) e Scud-B;

il jihad affiliato a Is in Sinai, in particolare Ansar Bayt al-Maqdis che alcuni anni fa ha ottenuto dei missili da Hamas e ha i contatti per averne altri con i quali rifornire i gruppi fratelli;

al-Qaeda nel Maghreb (Aqim), che potrebbe approfittare della porosità dei confini tunisini per entrare nei loro arsenali;

future azioni, auspicate, negli arsenali sauditi e iraniani, dove sarà possibile recuperare vettori più moderni e potenti.

I DETTAGLI SULLE MINACCE

È sulla base di queste prospettive, tutte da verificare nella loro realtà, che si declina la minaccia dall’aria del Califfato. La minaccia si esplicita con il supporto di Ansar al-Shari’ah in Libia & Aqim alle quali viene chiesto di cominciare a lanciare i missili nel cuore dell’Europa come vendetta per quanto i loro “fratelli” stanno subendo in Siria. Cosa assolutamente possibile, in quanto i vettori M-75, utilizzati da alcuni “gruppi jihadisti di oggi (per esempio Hamas) – si legge in Islamic State 2015 – possono coprire una distanza di 170 km.

GLI ESEMPI

“Se Aqim lanciasse missili su Roma dalla costa tunisina, potrebbero raggiungere l’Italia (perfino Roma) dato che si trova in linea d’aria a 160 km. Ad Aqim, presente anche in Marocco, sono sufficienti missili con gittata inferiore per cogliere l’obiettivo di liberare al-Andalus, la Spagna musulmana. Tanto è vero che anche solo dei semplici missili Grad potrebbero essere lanciati sull’Europa dalla città marocchina di Rabat”. L’attacco – prosegue l’ebook – per ora è solo posticipato perché è necessario un maggior consolidamento di Aqim in Marocco e perché è ancora difficile il contrabbando dei vettori.

SONO SOLO PAROLE?

Ma la minaccia è reale, al di là della propaganda che contiene? Se il Califfato fosse in possesso di quanto dichiara, il suo raggio di azione potrebbe estendersi al sud della Sicilia. La questione è valutarne il reale possesso e capacità logistica e operativa. Certamente l’arsenale di Is sta evolvendo. Già da settembre 2014, sono stati raccolti numerosi frammenti identificati come prodotti della Eagle-Piche Ind (Indiana, Usa) Inc., che confermano il possesso di Tow (Tube-launched optically-tracked wire-guided), cioè di un missile guidato, lanciato da tubo: armi americane in mano a Is. E già nel medesimo periodo i servizi di intelligence tedeschi lanciavano l’allarme – ripreso dalla stampa – rispetto al fatto che i jihadisti potessero abbattere aerei passeggeri in volo sopra l’Iraq. Fonti riservate di chi scrive egualmente denunciavano il probabile possesso di avanzati sistemi d’arma terra-aria, come gli Fn-6 di fabbricazione cinese.

GLI OBIETTIVI DEL CALIFFATO

Dunque è certo che il “mercato” o l’approvvigionamento di armi evolute, missili in inclusi, è assai “liquido” e dobbiamo aspettarci che Is persegua strategie specifiche per raggiungere questi obiettivi. Certamente il trasferimento di questi sistemi non è semplice e, dunque, “il dove si acquisisce” il sistema rispetto al “da dove si utilizza” il sistema pone evidenti problemi logistici e di trasporto che possono essere monitorati più facilmente. Oltre a mantenere una contabilità, per quanto possibile accurata, dei contenuti degli arsenali “storici” coinvolti nel conflitto.

CONCLUSIONE

In conclusione, le dichiarazioni pubblicate nei due volumi citati, appartengono sicuramente alla comunicazione di propaganda e ai “desiderata” del Califfato. Ma altrettanto sicuramente esprimono una intenzione di Is, rispetto agli obiettivi che persegue e alle modalità “cinetiche” che utilizza, che ne orienta le strategie.



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