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Perché i notai contestano le liberalizzazioni di Renzi e Guidi

“Con questo provvedimento il governo Renzi non liberalizza il mercato, provvede solo a trasferire le competenze dei notai anche ad altri soggetti che però non sono pubblici ufficiali, rinunciando così alla figura di un’autorità indipendente”. E questo perché “si scambia la concorrenza con la competenza”. Parola di Gabriele Noto, vicepresidente del Consiglio nazionale del notariato con studio a Verona, che in questa conversazione con Formiche.net fa il punto sulle critiche al ddl Concorrenza avanzate da una categoria composta da oltre 4700 notai con circa 40mila dipendenti e sui benefici che secondo il governo arriveranno dal provvedimento, come spiegato in questo articolo di Formiche.net.

LE NOVITA’ INTRODOTTE DAL GOVERNO

Sono principalmente due gli articoli del provvedimento approvato il 20 febbraio scorso in Consiglio dei ministri ad aver attirato le rimostranze del notariato. Innanzitutto il 29 che allarga agli avvocati la competenza per i contratti immobiliari non abitativi per un valore catastale fino ai 100mila euro, togliendo quindi l’esclusività ai notai. Significa che per vendere un garage, acquistare un negozio, formalizzare la cessione di un terreno o di un capannone industriale, sarà possibile rivolgersi anche a uno studio legale che vi provvederà con scrittura privata autenticata, dopo essersi dotato di una polizza assicurativa. Seconda novità contestata (articolo 30), la possibilità di costituzione di una società a responsabilità limitata semplificata (e di trasferimento di quote) anche tramite scrittura privata. Quindi, ancora una volta, senza atto pubblico ma con un’intermediazione che può essere effettuata da soggetti diversi,

“VOGLIAMO INFORMARE I CITTADINI”

“Non siamo sul piede di guerra – spiega Noto – riteniamo importante compiere un’opera di informazione corretta e trasparente per permettere ai cittadini di capire cosa sta accadendo, visto che le ricadute di queste decisioni le subiranno loro”. Il notariato, precisa il vicepresidente del Consiglio nazionale, “è sempre stato favorevole alla concorrenza. Lo dimostrano alcuni esempi: il numero di sedi considerevolmente aumentato negli anni, pur in assenza di un reale indice economico di crescita che lo suggerisse, l’accesso semplificato, le tariffe abolite”. Tuttavia, “se si mischiano le nostre competenze con quelle di altri soggetti, si rischia di fare molta confusione”. E per “nostre competenze” Noto intende “la qualifica di pubblici ufficiali, autorità indipendenti nominate dallo Stato tramite un pubblico concorso, da cui derivano particolari obblighi di registrazione e conservazione degli atti pubblici, oltre a stretti controlli da parte dello Stato, per conto del quale riscuotiamo anche le tasse. Il cittadino deve sapere che l’operatività, il servizio offerto e gli obblighi a cui è sottoposto un notaio sono completamente diversi da quelli di altri soggetti”. Facendo una metafora, “è come se per risolvere il problema della delinquenza nelle città, si attribuissero le funzioni dei carabinieri anche alle guardie private solo perché hanno entrambi la pistola”.

REGISTRI PUBBLICI, TUTELE E AUTORITA’ INDIPENDENTE

E’ stato uno dei primi rischi paventati dal notariato: con il ddl Concorrenza saltano i registri pubblici, un’eccellenza del sistema giuridico italiano riconosciuta anche dal Rapporto Doing Business. “Nei Paesi anglosassoni, dove non esiste la figura del notaio, non ci sono i registri pubblici – spiega Noto – ma semplici data base, quindi i costi sociali ed economici per accedere a quelle informazioni, inaffidabili, hanno un costo rilevante, mentre noi le offriamo affidabili e gratis”. C’è poi un problema sul fronte delle tutele: “Il notaio è un’autorità indipendente. Se il governo decide che è arrivato il momento di farne a meno, può legittimamente farlo, ma deve dirlo ai cittadini, non è corretto infatti affermare che compiere certe operazioni con due soggetti differenti porti allo stesso risultato. Gli avvocati fanno benissimo il loro mestiere, ma sono professionisti privati, di parte, noi notai siamo un’altra cosa, siamo un’autorità indipendente che tutela gli interessi di tutti i cittadini per conto dello Stato”. Da qui il “pericolo di creare cittadini di serie A e serie B, perché se l’accesso a questa tutela diventa correlato ai prezzi del mercato, il sistema di garanzie indipendenti del nostro Paese rischia di crollare”.

SI MUOVA L’ANTITRUST. E ATTENTI ALLE BANCHE

“Giudichiamo inaccettabili sul piano dei principi di concorrenza le disparità di trattamento che si verrebbero a creare tra gli operatori coinvolti nel provvedimento”, aggiunge il vicepresidente del Consiglio nazionale del notariato. E chissà che, sulla base di queste considerazioni, qualcuno non pensi di interpellare pure l’Antitrust. “La nostra osservazione – continua – non riguarda il pericolo che le banche si intromettano nel mercato, ma che qualsiasi aggregazione capitalistica possa intervenire generando disparità. Non ci sono solo gli istituti di credito ad avere disponibilità economiche e organizzative per creare uno staff di avvocati in grado di gestire transazioni immobiliari e costituzioni di srl semplificate”. Il notaio, incalza Noto, “serve proprio a calmierare l’eventuale squilibrio tra un potere contrattuale più forte e uno più debole. Una volta tolto, addio efficienza del mercato, e a rimetterci saranno i cittadini più deboli”.

QUELLE MOSSE DI UNICREDIT E INTESA-SAN PAOLO

Qualche dubbio su un potenziale interesse da parte del mondo bancario al ddl Concorrenza del governo sorge spontaneo quando di scopre che, proprio di recente, due colossi del sistema del credito come Unicredit e Intesa-San Paolo hanno rafforzato il loro “braccio immobiliare”, come riportato alcuni giorni fa da Dagospia. “Noi, in maniera genuina e con sfoggio di onestà intellettuale, tralasciamo volutamente qualunque dietrologia. Certo – commenta Noto – c’è chi collega i fatti e ognuno si può fare la sua idea. Ma a noi questo interessa poco, preferiamo pensare a salvaguardare i cittadini che hanno bisogno di tutele e di un’autorità indipendente per essere davvero considerati tutti su un piano di parità”.

In conclusione, il vicepresidente dei notai italiani si appella al governo: “Diciamo no al Far West giuridico. Vogliamo costruire una società senza autorità indipendente, togliendo il pubblico ufficiale, che fa controlli preventivi per conto dello Stato nei confronti di tutti? Se la risposta è sì, lo si dica chiaramente ai cittadini. Non si faccia passare il messaggio che concorrenza e competenza sono la stessa cosa”.

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