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Bernardo Bini Smaghi, chi è (e cosa pensa) il nuovo presidente di F2i

Cinquantasette anni, fiorentino di nobile casata e fratello del più noto Lorenzo. E’ così che viene superficialmente descritto nelle cronache di questi giorni Bernardo Bini Smaghi, da oggi presidente di F2i, sgr nata nel 2007 ad opera di Cdp, nove fondazioni bancarie, Intesa, Unicredit, due casse di previdenza e la società Ardian.

Ma chi è veramente e come la pensa sulle questioni che si troverà ad affrontare?

IL CURRICULUM

Due lauree, una in Scienze Economiche e l’altra in Matematica Applicata, qualche impegno accademico (Stoà e Università Roma 3) ma soprattutto una carriera in Cassa Depositi e Prestiti.

Dopo aver ricoperto per sette anni diverse posizioni nel management di Europrogetti e Finanza, società di consulenza allora partecipata da CDP, fino a diventarne nel 2002 Direttore Generale, approda formalmente nel 2005 in Cassa Depositi e Prestiti per gestire la partita del “Fondo rotativo per lo sviluppo e la ricerca” che lo vedrà impegnato anche nella sottoscrizione di numerosi protocolli di intesa con le Regioni.

I RUOLI NELLA CASSA

E’ sicuramente uno dei personaggi chiave del nuovo corso di CDP, quello intrapreso nel 2003 con la trasformazione in S.p.A. e l’ingresso nel capitale delle Fondazioni Bancarie.

Dapprima Responsabile di Gestione e supporto politiche di sviluppo, si occupa successivamente di Attività internazionali, approdando poi all’incarico di Responsabile del Business Development negli ultimi anni.

Nel frattempo entra a far parte dello strategic board di Inframed e Marguerite, fondi “frutto di iniziative promosse dal Long-Term Investors Club di cui CDP è membro Fondatore insieme alla francese Caisse des Dépôts, alla Banca europea per gli investimenti (BEI) e alla tedesca Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW).”

Si è mosso quindi sia nella “Gestione separata” che nella “Gestione ordinaria” di CDP, in piena sintonia con il nuovo scenario e con la nuova missione.

Nel settembre del 2011, partecipando in rappresentanza di CDP a un seminario promosso da Federutilty, affermava: “Dal 2003, ci siamo spostati dal pubblico al privato. La logica: dopo il 2009, quella di partecipare all’esercizio dell’ingente debito pubblico del Paese. Che in questo momento non può non essere al primo posto”.

GLI AUSPICI SUI PROGETTI

Consapevole dei limiti del “Sistema Italia”, nel corso della quarta edizione dell’Infrastructure Day, dedicata al tema “Come finanziare le infrastrutture tra necessità del Paese, vincoli di bilancio e affordability” organizzata dallo studio legale Dla Piper con Italia Oggi e MF-Milano Finanza a ottobre 2011, evidenziava che “il sistema non è abituato a recepire equity. E i progetti finanziati riguardano quasi sempre solo le autostrade” e che il problema “sono gli studi di fattibilità, in particolare il piano finanziario dove spesso è assente l’affordability, ovvero non si spiega dove le pubbliche amministrazioni trovino le risorse. Un difetto che blocca tutto il processo”.

IL BUFFETTO SUGLI AEROPORTI

Cinque mesi dopo, a marzo 2012, durante l’incontro dedicato a “Infrastrutture per la coesione territoriale, la competitività e lo sviluppo” organizzato dalla Fondazione Einaudi, a proposito di certezza delle regole, sottolineava come “per il mondo della finanza internazionale Malpensa fu un disastro perché ci fu un cambiamento regolatorio storico – mi permetto di fare il nome di Burlando perché credo che il cambio delle regole del gioco venisse da lui – a causa del quale la finanza internazionale scappò dall’Italia; e ci abbiamo messo dieci anni per recuperare. La posizione ferma del governo sulla Torino-Lione aiuta invece a dire che l’Italia è cambiata e che il rischio amministrativo del Paese, il rischio cioè che la politica cambi le regole, si sta riducendo e l’Italia sta diventando un Paese credibile”.

IL RUOLO DEL CATTOLICESIMO

E sulle nuove dimensioni dello scenario internazionale, nel corso dello stesso incontro affermava che ”la parola magica, purtroppo o per fortuna, è “globalizzazione”. Qui non c’è più niente che può essere trattato bilateralmente. Tutto è globale e si muove in fretta” e che “La competizione è una regola che hanno imposto i Paesi del liberalismo, cioè il mondo anglosassone, l’Olanda e la Germania”, sottolineando che “l’Europa si regge su queste regole per fortuna equilibrate dal concetto di solidarietà tipico del cattolicesimo. L’Europa è stata fatta da tre cattolici; c’è il concetto di solidarietà e da qui i fondi strutturali e il concetto di fondi di coesione, non è solo liberalismo sfrenato”.

I RAPPORTI PUBBLICO-PRIVATO

Rispetto ai Partenariati Pubblico Privato (PPP), la visione di Bernardo Bini Smaghi è chiara: “La finanza privata è neutra e va dove ci sono le opportunità, ed è più semplice finanziare un’autostrada perché c’è un utente che paga. E’ il braccio pubblico che deve allocare le sue risorse nei progetti di interesse pubblico (…)” e a novembre dello stesso anno in un convegno dell’ANCE a Milano, lanciando l’allarme su una possibile riclassificazione Eurostat, sottolinea come “Tutti vogliono aumentare il Pf in Italia, ma in questo momento in Europa il Ppp è in crisi, sta calando dappertutto” e che “Sulle 454 gare aggiudicate, monitorate dall’Ance, i closing firmati sono solo 14, di cui solo due per opere sotto i 50 milioni di euro”. Ribadisce inoltre che “L’elemento veramente debole in Italia è lo studio di fattibilità (…)” e “I Comuni in grado di fare Pf in Italia sono non più di 50, e le imprese di costruzione una decina”.

LE CRITICITA’ DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Infatti a maggio 2014 a Roma in un’altra iniziativa dell’ANCE, destinata a presentare le “linee guida per la predisposizione  delle convenzioni di concessione e gestione”, a proposito del “paradosso italiano” rappresentato dalla notevole vivacità nella pubblicazione di bandi e dalla forte incidenza di opere pubbliche incomplete, denuncia le “forti criticità da parte della PA nel gestire adeguatamente – specialmente nella fase iniziale della progettazione – aspetti e problematiche di natura tecnica, finanziaria, contrattuale e di ripartizione dei rischi”, dovute a una “carenza delle capacità professionali richieste per la programmazione, l’affidamento e la gestione; ad un inadeguato livello di preparazione sugli studi di fattibilità di progettazione e di strutturazione del contratto di PPP offerto al mercato; e soprattutto all’uso sproporzionato dei ricorsi amministrativi”.

LA PROSPETTIVA

Sulla presidenza a Bernardo Bini Smaghi di F2i si è appena chiuso il braccio di ferro con i soci privati che hanno inizialmente percepito la soluzione proposta da CDP come una forzatura. Ma ora tutto il vertice di F2i, a partire dall’ad, Renato Ravanelli, hanno alcuni dossier da mandare in porto: dalla quota in Metroweb al decollo del secondo fondo infrastrutturale (qui le ultime indiscrezioni e un corsivo di Formiche.net).



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