Una guerra civile, come quella che è in corso in Libia e Siria. Con conseguenze a livello internazionale. È questo il rischio latente nello Yemen. L’allarme arriva oggi da Jamel Benomar, inviato dell’Onu.
La crisi nello Yemen è cominciata a gennaio, quando i ribelli del movimento Houthi hanno attaccato il palazzo di governo, sciogliendo il Parlamento e sprofondando il Paese nel caos politico. Alla base del conflitto c’è una guerra tra diverse tribù religiose. Gli houthi sono sciiti zayditi, posizionati nella regione settentrionale di Sadaa. Loro si oppongono al governo centrale e all’esercito, che sono guidati dalla coalizione di tribù sunnite Hashid e Ahmar.
Gli scontri si sono esacerbati quando sono entrati nel conflitto l’Iran (la parte sciita che sostiene gli houthi) e l’Arabia saudita (che sostiene le tribù sunnite). Gli houthi si sono dichiarati una fazione degli islamisti, che combatte contro gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, come lo Stato Islamico.
Intanto, alla fine della riunione d’emergenza di oggi al Palazzo di Vetro dell’Onu, il Consiglio di sicurezza ha ribadito il suo sostegno al presidente Abd Rabbo Mansour Hadi (rifugiato ad Aden, al sud dello Yemen), condannando le azioni dei ribelli houthi.
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