Opa a 15 euro su Pirelli dopo lo stacco del dividendo. A lanciarla, come ormai era atteso, sarà il gruppo statale cinese ChemChina attraverso una nuova società – Bidco – che sarà partecipata, con una quota appena sotto la maggioranza, anche dagli attuali soci italiani di Camfin – Marco Tronchetti Provera e gli altri soci privati, UniCredit e Intesa, e dai russi di Rosneft. L’offerta è rivolta anche alle azioni di risparmio, sempre a 15 euro, a condizione che aderisca almeno il 30% del capitale della categoria. E’ questa la sintesi del Sole 24 Ore.
I NUMERI
A settembre partirà l’Opa per ritirare Pirelli dal listino. A lanciarla sarà un veicolo societario di cui ChemChina avrà il 65% e Tronchetti con Rosneft e i soci italiani il 35%. “Ma i pesi potrebbero cambiare – ha scritto Carlo Turchetti del Corriere della Sera – Dipende dal livello di adesione all’Opa, a cui i soci italiani parteciperanno apportando capitali, dopo aver venduto però alla stessa società il 26% di Pirelli detenuto da Camfin”. Ci vorranno tre anni per completare la manovra di cui Tronchetti sarà il grande regista. Il percorso è tutto definito. Anche il punto di caduta. Al termine del riassetto Pirelli potrà tornare in Borsa, con in pancia la parte pregiata dei pneumatici premium, valutati dal mercato a multipli più alti, e la quota di maggioranza della nuova realtà «industrial» che nascerà dall’aggregazione con Aeolus, ha aggiunto Turchetti del Corsera.
IL NUOVO ASSETTO
ChemChina sarà il socio maggioritario della Pirelli, che però vedrà garantita la continuità e l’autonomia dell’attuale squadra di vertice. Marco Tronchetti Provera, leader del gruppo della Bicocca da 24 anni, resterà al comando con la carica di chief executive e vicepresidente operativo, mentre il partner cinese esprimerà il presidente – senza deleghe – nell’ambito di un consiglio paritetico tra soci italiani e la conglomerata del governo di Pechino.
IL FUTURO
La squadra, la ricerca e la sede restano in Italia «blindate» da un quorum del 90% per cambiare gli statuti, assicura il Corriere della Sera. C’è un forte accento industriale nell’accordo che persegue la creazione di valore a lungo termine anche della divisione truck (camion e mezzi da cantiere) che verrà combinata con Aeolus in una realtà da 12 milioni di pneumatici l’anno, secondo Federico De Rosa del quotidiano rizzoliano.
I DETTAGLI
Lo schema del riassetto rispecchia quanto fin qui trapelato. ChemChina, tramite la subholding Cncr, acquista per mezzo di una catena di veicoli societari (holdco, newco e bidc0, in gergo) il 26,2% della Bicocca dalla Camfin a 15 euro per azione pagando 1,85 miliardi, con una plusvalenza importante per la società controllata da Tronchetti Provera e alleati, incluse con il 12% a testa Intesa Sanpaolo e Unicredit.
PROSPETTIVA OPA
Tutti i venditori reinvestono nei nuovi veicoli che, ottenuti i via libera dell’Antitrust e del governo cinese, non prima di qualche mese, lanceranno l’Opa sul flottante Pirelli (ordinarie e risparmio) allo stesso prezzo di 15 euro. L’esborso totale sarà di 7,4 miliardi sostenuto dai finanziamenti garantiti da JP Morgan. Alla fine dell’Opa – entro l’estate – Camfin e Rosneft avranno la facoltà di risalire dall’iniziale 35% fino al 49,9% e in tale caso ChemChina scenderà dal 65% al 50,1%. Poi partirà il disegno industriale con la fusione tra Pirelli truck e Aeolus. Entro quattro anni Tronchetti Provera potrà riquotare la Pirelli tyre così concentrata su auto e moto nel segmento premium, dove esprime la massima eccellenza di tecnologie e mercati.
LE MIRE DEI CINESI
“La trattativa è iniziata a novembre. Il punto fermo dei cinesi è stato fin dall’inizio il 51% poiché hanno la necessità di consolidare investimenti di questa grandezza – ha scritto Giovanni Pons del quotidiano la Repubblica – Ma allo stesso tempo sono abbastanza umili e lungimiranti per capire che avevano bisogno del management italiano per continuare a gestire la Pirelli. Proprio ciò che serviva a Tronchetti Provera, capitali e spalle forti per restare in sella altri 5 anni”.
CHI METTE I SOLDI
Gli impegni per garantire l’Opa da oltre 7 miliardi di euro sono stati assunti per 2,3 miliardi da ChemChina, per 1,1 miliardi dalla compagine italiana e russa, mentre altri 4 miliardi sono stati assicurati dalla Jp Morgan. L’operazione prevede il passaggio del 26,2% del capitale Pirelli da Camfin a una serie di scatole finanziarie italiane costituite per massimizzare l’operazione dal punto di vista fiscale. A seguito del passaggio di questa quota verrà lanciata l’Opa sul restante capitale di Pirelli allo stesso prezzo di 15 euro per un esborso totale che potrebbe superare i 7 miliardi.
CHE COSA PREVEDONO I PATTI PER L’ITALIA
Tronchetti Provera, a fronte della cessione del 51%, è riuscito a spuntare alcune condizioni importanti attraverso i patti parasociali, secondo la Repubblica: “Il centro di ricerca e sviluppo e l’headquarter di Pirelli resteranno in Italia e un eventuale loro trasferimento dovrà essere approvato da una maggioranza qualificata superiore al 90%. La futura plancia di comando delle holding sopra Pirelli avrà un cda di 16 membri, di cui 8 (incluso il presidente che godrà di voto doppio in caso di stallo) nominati dai cinesi e 8, incluso l’amministratore delegato, nominati dai soci italiani e russi”.
L’ASSE RUSSO-CINESE
Fabio Tamburini sul dorso Corriere Economia del lunedì del quotidiano Rcs analizza la sinergia russo-cinese: “La tenuta dell’alleanza tra russi e cinesi in Pirelli, tuttavia, è tutta da verificare. I rapporti sono migliorati ma non stabili, perché rimangono Paesi per i quali non è facile andare d’accordo. La popolazione cinese preme alle frontiere della Siberia, scarsamente abitata. La Russia punta sull’India, mentre la Cina è alleata tradizionale del rivale Pakistan. Il Vietnam, che il governo cinese non ha mai amato, è vicino da sempre alla Russia, a cui garantisce un prezioso appoggio militare nel Far East. Vedremo come finirà”.
LE STILETTATE DI ROMITI
“C’e’ tanta amarezza ma sono convinto che ci saranno benefici” dal probabile arrivo dei cinesi in Pirelli. E’ quanto ha detto Cesare Romiti all’Adn Kronos commentando l’operazione Pirelli: L’Italia “perde ancora un’altra azienda anche per una mancata politica di governo che deve puntare a mantenere nel nostro paese le aziende” come Pirelli. “La Cina – ricorda – è il più grosso investitore alla Borsa di Milano, e questo va bene. Però portare via interi settori industriali è pericoloso per il nostro paese”. “Capisco che gli azionisti fanno i loro interessi. Ma un conto – sottolinea – sono gli investimenti, un altro è perdere settori industriali”. Ma Romiti, presidente tra l’altro della Fondazione Italia Cina, ci tiene anche a ricordare che “nelle aziende in cui sono entrati i proprietari cinesi si sono comportati bene, non c’è da lamentarsi”. “Nel mondo di oggi c’e’ da temere tutto ma nel caso specifico non credo ci sia da temere per l’occupazione”.