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Houthi, chi sono e cosa vogliono i ribelli sciiti dello Yemen

Yemen

In Yemen la guerra civile già in corso rischia di precipitare, con conseguenze devastanti a livello internazionale. La situazione peggiora di giorno in giorno e somiglia sempre più a quella in Libia e in Siria. A lanciare ieri l’allarme è stato l’inviato speciale dell’Onu nel Paese, Jamel Benomar.

CRISI POLITICA

La crisi è scoppiata a gennaio scorso, quando i ribelli Houthi hanno assaltato il parlamento di Sana’a. Il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi è stato arrestato. Oggi gli Houthi controllano nove delle 21 province dello Yemen e, secondo alcuni analisti, sarebbero in grado di prendere il controllo di tutto il Paese in breve tempo, anche se poi non riuscirebbero a governarlo.

ACCORDO MANCATO

Lo scorso 21 settembre gli Houthi avevano firmato un accordo di pace con Benomar e il presidente Mansour Hadi. Le condizioni negoziate prevedevano nuovi sussidi statali per l’acquisto di carburante, la formazione di un nuovo governo e la nomina di alcuni membri Houthi e del movimento secessionista Hiraak al-Janoubi a consiglieri presidenziali. L’accordo saltò dopo poche settimane.

CAOS GENERALE

La situazione va deteriorandosi. Il giornalista Abdulkarim al-Khaiwani è stato ucciso davanti alla sua abitazione a Sana’a. Secondo il quotidiano Yemen Times, Khaiwani era un sostenitore di lunga data del movimento Houthi. Da ieri il gruppo controlla anche la città di Taiz. Su Twitter alcuni account (tra cui @alguneid) documentano con video e foto le violenze degli Houti contro parte della popolazione yemenita.

SEGUACI DI ZAYDI

Il New York Times ricorda oggi che “gli Houthi sono seguaci della setta sciita Zaydi, la fede di circa un terzo della popolazione dello Yemen”. Sono conosciuti anche come Ansar Allah (Sostenitori di Allah). Al potere fino al 1962, hanno condotto sei anni fa una rivolta contro il primo presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.

IL NUOVO LEADER

Il nome “Houthi” deriva dal nome del loro leader originario, Hussein Badr al-Din al-Houthi. L’uomo ha guidato la prima sommossa del gruppo nel 2004, quando hanno cercato di controllare la provincia di Saada per proteggere le tradizioni religiose e culturali che credevano minacciate da gruppi sunniti. Houthi è stato ucciso nel 2004 e la sua famiglia ha continuato la sua lotta. Oggi il leader del gruppo è il fratello Abdel-Malek al-Houthi, che il 20 gennaio ha comunicato in tv l’assalto al parlamento.

MORTE ALL’AMERICA

Lo slogan degli Houthi riassume la loro politica: “Dio è grande, morte all’America, morte a Israele, dannazione per gli ebrei e vittoria per l’Islam”. Per molti, dietro gli Houthi c’è lo zampino dell’Iran sciita, che approfitta del caos per trarne vantaggio. Teheran ha negato finora qualsiasi coinvolgimento col gruppo, che ha dichiarato guerra anche ai terroristi di Al Qaeda.

POVERTÀ ESTREMA E MANCANZA DI LEADERSHIP

Per altri osservatori, alla base della ribellione degli Houti ci sarebbero le disparità per l’accesso al potere, la disoccupazione, una leadership debole al governo del Paese, la corruzione, carenza di infrastrutture e la scarsità di risorse. Lo Yemen è il Paese più povero del Medio Oriente con circa 10 milioni di cittadini in stato di povertà estrema, su un totale di 26 milioni di abitanti.



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