Dopo una lunga trattativa, si è raggiunto a Losanna uno storico accordo preliminare sul nucleare iraniano. Un’intesa che, se dovesse concretizzarsi entro fine giugno, come da programma, potrebbe effetti importanti non solo a livello geopolitico, ma anche economico e commerciale. L’Iran è isolato dall’economia mondiale a causa delle sanzioni internazionali e del blocco imposto dagli Stati Uniti e l’Unione europea. Da anni, la mancanza di rapporti commerciali e finanziari con i Paesi più ricchi ha messo in ginocchio la Repubblica islamica.
ISOLAMENTO FINANZIARIO
Le banche iraniane non fanno parte del sistema Swift, che coordina i trasferimenti finanziari internazionali. Teheran sopravvive grazie a “baratti” con alcuni alleati: secondo un rapporto del Congresso americano con la Cina, ad esempio, scambia petrolio con abbigliamento ed elettrodomestici.
SOLDI ALL’ESTERO
Cento miliardi di dollari è l’ammontare delle risorse iraniane che si sbloccherebbero immediatamente in caso di un allentamento delle sanzioni. Secondo il presidente della Commissione di pianificazione e bilancio del Parlamento iraniano, Gholam Reza Mesbahi Moqaddam, questa cifra prevede attivi sottoposti a sanzioni, ma anche introiti per vendite di petrolio che non sono stati ancora ricevuti o, più in generale, transazioni in moneta straniera ora bloccate.
ARMA POLITICA
L’amministrazione americana guidata Barack Obama ha infatti imposto anche il vincolo di non poter pagare l’Iran in dollari o euro. Per questo la banca francese Bnp Paribas, nel 2014 ha dovuto pagare 8,3 miliardi di euro, la più grande multa della sua storia, per avere ignorato questa norma in alcuni rapporti anche con Teheran.
RISERVE ALL’ESTERO
Sono invece variabili le versioni sulle riserve straniere iraniane. Il Fondo Monetario Internazionale sostiene che il “tesoretto” della Repubblica islamica ammonti a circa 80 miliardi di dollari, mentre l’agenzia di consulenza economico-finanziaria Roubini Global Economics crede che sia molto inferiore: 30 miliardi di dollari.
ECONOMIA IN CRISI
Un altro capitolo è quello energetico. L’Iran conta sulla quarta riserva di petrolio più grande al mondo, ma ne esporta soltanto 1,1 milioni di barili al giorno, la metà del suo potenziale. In più, con la caduta del prezzo del petrolio, il Paese ha perso il 50% del suo già monco reddito petrolifero. Teheran si vede inoltre costretta a vendere il suo greggio a prezzo ancora più scontato, proprio a causa delle sanzioni. Ecco perché, rilevano alcuni osservatori, da un’applicazione concreta dell’accordo di Losanna passa la sopravvivenza economica del Paese.