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Così la guerra al terrorismo si sposta sui conti correnti bancari

Quando agenti dell’Internal Revenue Service (Irs) e l’Fbi hanno scoperto che i terroristi dell’11 settembre avevano ricevuto finanziamenti attraverso conti correnti americani, sono state imposte nuove regole di controllo e blocco.

LA LEZIONE DEL 11 SETTEMBRE

Diciannove terroristi avevano aperto 24 conti in quattro banche diverse. Il saldo iniziale era tra i 3mila e 5mila dollari, ma un mese dopo sono cominciati ad arrivare bonifici dagli Emirati arabi e la Germania. Tra i movimenti non c’è mai stato il pagamento di una bolletta, l’affitto o qualsiasi altro servizio. Oltre al riciclaggio, sono state imposte regole contro il finanziamento al terrorismo.

CONTI BLOCCATI

Una delle strategie più efficaci per combattere le organizzazioni terroriste sembra essere il taglio dei fondi. Mentre lo Stato Islamico ripiega sui sequestri e il traffico di opere d’arte, visto il calo del prezzo del petrolio, Boko Haram sfrutta le donazioni con finte organizzazioni di aiuti umanitari e la vendita di avorio.

Dopo la strage all’Università di Garissa in Kenya il governo del presidente Uhuru Kenyatta ha deciso di congelare i conti correnti di 86 persone e imprese con l’accusa di finanziamento delle attività terroristiche del gruppo Al Shabab (qui l’articolo su chi sono e cosa vogliono).

COMPAGNIA DI TRANSFER MONEY

Secondo il quotidiano keniota The Star, il ministero delle Finanze ha anche sospeso i servizi di 13 compagnie di trasferimento di soldi, molto popolari nella comunità somala residente in Kenya. Due delle compagnie, “Muhuri” e “Haki Africa”, hanno negato le accuse, sostenendo un impegno per lo “sviluppo locale e la difesa dei diritti umani”.

La strategia di colpire le casse di Al Shabab non è nuova. A dicembre, il Kenya ha sospeso le licenze e i conti bancari di 16 ong che si presume finanziavano attività terroristiche. L’elenco dei nomi non è ancora stato diffuso.

FORME DI FINANZIAMENTO 

Kenyatta ha chiesto alla comunità musulmana di collaborare con le forze di sicurezza fornendo informazioni sui fondamentalisti: “Le operazioni anti-terrorismo sono molto complesse perché pianificano e finanziano queste brutalità sono molto legate alle nostre comunità”.

Secondo gli esperti di antiterrorismo citati del Council on Foreign Relations Al Shabab probabilmente ha sviluppato diverse fonti reddito negli anni: entrate da altri gruppi terroristici, sponsor somali, finte organizzazioni di beneficenza, pirateria, sequestri ed estorsione. Anche i governi di Eritrea, Iran, Arabia Saudita, Siria, Qatar e Yemen sono stati citati come finanziatori del movimento terroristico. L’Onu sospetta che l’organizzazione ha il controllo del porto di Kismayo dal 2008 e commercia zucchero e carbone a Kismayo e Barawe.

Il governo keniota ha detto che a breve saranno svelati i nomi di un gruppo di politici del nordest del Paese, che collaborano con Al Shabab e che saranno sanzionati.



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