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Così Washington sconfessa la propaganda filo russa sull’export americano

«Quando qualcuno rimprovera all’Italia una posizione eccessivamente morbida sulle sanzioni alla Russia, occorre tener presente che ci vuole una regola generale sull’equa distribuzione dei sacrifici. Non è quanto sta succedendo. Le esportazioni americane verso la Russia sono aumentate». Così l’ex premier Romano Prodi, in un’intervista rilasciata circa un mese fa a Paolo Valentino, commentava dalle colonne del Corriere della Sera quanto fosse necessaria e opportuna una visita di Matteo Renzi a Mosca, lasciando intendere – in verità senza troppi giri di parole – che gli Usa, contrariamente all’Europa, hanno addirittura aumentato le loro esportazioni verso la Russia dopo l’entrata in vigore delle sanzioni.

Una diatriba rimbalzata anche nell’incontro alla Casa Bianca tra Barack Obama e Matteo Renzi. Ha scritto ieri il Corriere della Sera: “Non è un mistero che sull’atteggiamento da tenere con Putin ci siano state incomprensioni e perplessità che in occasione della visita di Renzi al Cremlino, a marzo, si erano materializzate anche in una nota di «puntualizzazioni» inviata dalla Casa Bianca al Corriere . Non un vero incidente: Roma ha spiegato che sta cercando di tenere aperto un canale di dialogo, mentre sulle sanzioni contro Mosca non ci sono stati cedimenti, nonostante l’Italia sia il Paese che paga il prezzo economico più alto, dopo la Germania, per le tensioni con la Russia”.

LA POLEMICA SUGLI SCAMBI COMMERCIALI USA-RUSSIA

Un’affermazione che suscitò qualche polemica ai piani alti di Villa Taverna, tanto che Washington invitò sia il Corsera che Prodi a dare un’occhiata agli ultimi dati sugli scambi commerciali tra Stati Uniti e Russia, che suggerirebbero esattamente il contrario rispetto a quanto affermato dall’ex primo ministro. Attacco a cui il Corriere aveva risposto citando i dati del Global Trade Atlas – società svizzera indipendente che raccoglie i dati ufficiali dei diversi uffici statistici e ne armonizza le metodologie – secondo cui da gennaio a novembre 2014, ultimo mese di cui si dispone di dati comparabili, le esportazioni Usa verso la Russia sarebbero aumentate dello 0,7%, quelle dei sei maggiori Paesi europei esportatori sono diminuite del 13,6%.

LE RICADUTE DELLE SANZIONI SU ITALIA E USA

Adesso, a confermare la tesi sostenuta da Washington, arrivano i dati di un documento del Dipartimento di Stato americano – sul tavolo anche del vertice alla Casa Bianca tra Barack Obama e Matteo Renzi – sulle ricadute a livello commerciale delle sanzioni russe su Italia e Usa. Citando i dati di Haver Analytics, il dossier rileva come le esportazioni nette rappresentino uno dei pochi elementi positivi nel quadro di crescita del Pil italiano nel quadriennio 2010-2014. Non solo, la Russia risulta essere il principale “contributor” nella bilancia commerciale del nostro Paese. Nel 2014 è stato stimato che l’avanzo commerciale italiano è cresciuto del 46%, poiché il deficit del commercio bilaterale con la Russia è diminuito del 30% (le importazioni dalla Russia, soprattutto per quel che riguarda il petrolio, sono diminuite molto più delle esportazioni) e che Mosca rappresenta il 20% della ripresa complessiva del commercio dei beni in surplus italiani.

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LE CAUSE DEL CROLLO DELLA BILANCIA COMMERCIALE ITALIANA

Il crollo della bilancia commerciale dell’Italia – secondo i dati del Global Trade Atlas riportati nel documento – è data dal fatto che nel 2014 le esportazioni sono cresciute del 2% (Russia -0,3%, Usa +0,7%, la Russia ha rappresentato meno del 2,5% del totale delle esportazioni italiane) e che le importazioni sono diminuite dell’1,6% a causa del calo degli acquisti di petrolio da Russia -20%, Libia -44%, Arabia Saudita -24% e Algeria -38%. Dunque, per quale motivo le importazioni italiane dalla Russia sono diminuite? Il dossier spiega che la causa principale va rintracciata nel crollo del prezzo del petrolio che rappresenta per l’Italia un elemento positivo in termini commerciali.

LA RIDUZIONE DELLE ESPORTAZIONI

E perché, d’altro canto, le esportazioni si sono anch’esse ridotte? Per la riduzione dell’import russo, causata da una cattiva gestione del comparto, dal crollo del prezzo del petrolio, dalla svalutazione del rublo e (ma viene posto come interrogativo) dalle sanzioni occidentali inflitte nei confronti di Mosca a partire dal luglio scorso. Queste, pur non interessando l’ambito del commercio, hanno colpito banche e aziende che si occupano di difesa e di energia e hanno avuto come effetto contro sanzioni nei confronti di alcuni prodotti agricoli (le esportazioni verso la Russia sono calate del 12,8% e quelle complessive sono aumentate del 2,5% dove Mosca rappresenta il 2% del totale delle esportazioni italiane).

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LE ESPORTAZIONI USA

Posto ciò, si chiede il rapporto, le esportazioni statunitensi hanno tratto giovamento da questa situazione? Secondo i dati statistici di Census Bureau ed Eurostat nel 2014 le esportazioni Usa verso la Russia hanno subito un calo del -3% (-13% nella prima metà  e -18% nella seconda metà dell’anno) e del -8% se si escludono gli aeroplani (+5% nella prima metà  e -20% nella seconda metà dell’anno), mentre quelle italiane il -11% (-5% nella prima metà  e -17% nella seconda metà dell’anno). L’incremento delle esportazioni registrato dagli Stati Uniti nella prima parte dell’anno, inoltre, è legato all’invio di velivoli commerciali. Gli ordini risalgono a 12-18 mesi precedenti la spedizione, ben prima l’annessione della Crimea.

GLI EQUIVOCI DATI RUSSI SULLE ESPORTAZIONI USA E ITALIA

Il documento a firma del Dipartimento di Stato americano sottolinea, inoltre, che i dati russi sulle importazioni lasciano a dir poco perplessi. Da questi risulta, infatti, che le importazioni dagli Usa nel 2014 sono aumentate complessivamente del +15% (+34% nella prima metà  e -1% nella seconda metà dell’anno) e che le importazioni dall’Italia sono diminuite del -8% (-2% nella prima metà  e -13% nella seconda metà dell’anno).

La Russia ha introdotto inoltre una nuova categoria, la “SS”, che conta 9 miliardi di importazioni di cui 5 imputabili agli Stati Uniti. Escludendo la “SS”, le esportazioni statunitensi verso Mosca sono calate complessivamente del 18% nel 2014.



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