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Vi spiego l’irreversibile leggerezza dell’euro

L”irreversibilità dell’euro, richiamata da Juncker e Draghi mentre Tsipras e Varoufakis si esibiscono in gare di salti mortali per raggranellare anticipi su commesse future per gasdotti al fine di far fronte alle esigenze più impellenti (di rimborso del debito), è come l’indissolubilità del matrimonio cattolico quale interpretato da certi tribunali canonici (sui quali Papa Francesco farebbe bene a chiedere una vigilanza rigorosa). Uno di tali matrimoni è stato dichiarato nullo a Roma, dopo circa cinquanta anni dalla feste di nozze, poiché lo ‘sposo’, per così dire, ha dimostrato di frequentare prostitute (o meglio, data l’età, di averlo fatto in passato) per decenni tre-quattro volte la settimana e, indi, di non avere compreso il significato del Sacramento e, perciò, di non essere adatto a fare il marito e il padre.

Juncker e Draghi si riferiscono probabilmente al Trattato di Maastricht in base al quale si precisa la irreversibilità della moneta unita proprio per distinguerla dall’accordo europeo dei cambi, da cui si poteva entrare e uscire (anche per periodi più o meno lunghi) come da una porta girevole di un Grand Hotel. Tuttavia, nella storia dell’umanità, tutte le unioni monetarie sono state a termine, nel senso che volenti o nolenti si sono concluse. A volte bene, tramite un percorso ben pensato e vantaggi per tutti. A volte male, nel caos con danni per tutti.

A questo punto della tragedia greca (pare si sia giunti alla quarta parte: il dramma satiresco, in cui il faceto si coniuga con il triste), Junker, Draghi e gli altri farebbero bene a ricordarsi della massima di Benjamin Franklin secondo cui nell’esistenza umana solamente le tasse e la morte sono irreversibili. Messi da parte i trattati, dovrebbero esaminare cosa conviene di più alle donne ed agli uomini (inclusi vecchi e bambini) dell’Europa, ivi compresi i greci.

L’unione monetaria più duratura è stata quella dell’Impero Romano. Come ha dimostrato Wilhem Hankel dell’Università di Francoforte nel volume ‘Caesar’s Money’ pubblicato oltre quaranta anni fa, essa aveva tutti gli attributi che ora si dice manchino all’euro: un’unità politica alla sua base (fatta in gran misura tramite conquiste ed annessione), un’unione bancaria, un sistema di vigilanza affidato alle autorità centrali a Roma (aiutate dalle milizie che spedivano a giudizio banchieri disonesti per i quali era prevista non la galera ma il capestro). Tuttavia, l’unità monetaria dell’Impero dei Cesari cominciò a scricchiolare ben prima delle istituzioni politiche; quando i tassi di crescita delle varie regioni cominciarono a divergere e le casse di Roma non ce la facevano più a sorreggere chi pareva in crisi endemica.

Altra unione monetaria duratura quella ‘latina’ che tra il 1865 ed il 1925, perdendo ogni tanto qualche pezzo, tenne insieme Francia, Belgio, Italia e Svizzera a cui si unirono gradualmente Spagna e Grecia(1868), Romania, Austria-Ungheria, Bulgaria, Serbia, Montenegro, San Marino e pure il Venezuela (1889), la Santa Sede nel 1904. Sopravvisse, per un decennio, anche alla prima guerra mondiale (anche se con qualche marchingegno).

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, ho visto nascere e morire una quindicina di unioni monetarie. Mario Draghi mi confutò, all’epoca (si era negli anni Novanta quando l’Italia faceva lei piroette per entrare nell’euro), che si trattata di unioni monetarie risultanti da periodi coloniali. Non solo alcune di queste (ad esempio quelle che utilizzano il franco CFA di derivazione francese) si sono mostrate le meglio congegnate e, quindi, le più durature. Si può però considerare una ex-colonia Singapore (uno dei Paesi oggi più avanzati della comunità internazionale) che ha rotto l’unione monetaria con i sette Stati della Penisola malese? E Juncker e Draghi sono troppo giovani per ricordarsi della notte del 20 novembre 1967 quando la Bank of England, con il supporto del Fondo monetario, svalutò la propria moneta senza discuterne con la sua ventina di partner nell’area della sterlina, e senza neanche avvertirli, facendo accusare loro perdite fortissime dato che una delle regole era che parte delle loro riserve era depositata e custodita presso la Bank of England. Regola analoga è stata ripresa nel Trattato di Maastricht. Ovviamente di sterling aera non si parlò più.

Altra unione monetaria non da terzo mondo coloniale è stata quella, ormai dissolta, dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). I danni dello scioglimento sono stati minimizzati grazie al programma messo a punto da Yegor Gaidar, consigliere economico di Yeltsin e per circa sei mesi anche Primo Ministro di un’URSS che si squagliava. Forse, Junker e Draghi farebbero bene di fare un viaggio al Gaidar Institute di Mosca. Non per parlare di gasdotti – lo fanno già Tsipras e Varoufakis – ma di come trovare vie d’uscita non troppo dolorose (per gli europei a reddito basso e medio) dal pasticciaccio brutto in cui ci si è messi. E per il quale verranno ricordati. Non credo che vorranno dire che non hanno responsabilità perché, come quel romano dello scioglimento di matrimonio, erano in altre faccende affancendati.


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