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Bpm, Ubi, Bper, Veneto Banca. Benvenuti alla fiera delle fusioni tra Popolari

Il consolidamento tra le Popolari assume contorni sempre più definiti. Lo dicono gli analisti e trapela tra le righe dei bilanci appena approvati dagli istituti: il processo di M&A è ormai irreversibile e vede alcuni campioni in primo piano.

M&A AL VIA, COME COMANDA BCE
La Bce ha dato la sua benedizione al processo di consolidamento, avviato sulla carta con la pubblicazione della riforma delle Popolari, che impone a quelle con attivi sopra gli 8 miliardi di trasformarsi entro 18 mesi in Spa. E la Bce darebbe anche indicazioni sulla direzione di queste fusioni. “Bper starebbe valutando un’operazione con Veneto Banca – scriveva Equita Sim a fine marzo – per aumentare l`esposizione al nord est, dato che la Bce non gradirebbe una fusione fra Veneto banca e Popolare Vicenza; i contatti fra Bpm e Banco Popolare starebbero proseguendo, mentre Bnp e Crédit Agricole starebbero seguendo più da vicino il dossier Bpm; la Bce vedrebbe favorevolmente un`operazione a tre fra Ubi, Banco popolare e Bpm, con una necessità di ricapitalizzazione da 3-4 miliardi”.

L’AGGREGATORE UBI
Da fine marzo la situazione si è evoluta e i contorni delle possibili alleanze si fanno più delineati. Ubi, la seconda tra le Popolari italiane e la quinta in assoluto per impieghi è “una banca – scrivono gli analisti di Citigroup – vista dai mercati come un acquirente assoluto nel processo di consolidamento in atto. Crediamo che sia un’ipotesi possibile ma, dato l’approccio prudente di questo istituto, non ci aspettiamo deal distruttivi di valore”. La banca d’affari Usa fa una simulazione con tre scenari diversi: il più probabile è quello di un’aggregazione con un soggetto più grande di Ubi, pari al 150% della sua capitalizzazione. Scenario in cui comunque la banca conserva il giudizio buy con target price di 8,6 euro.

RIFLETTORI SULL’IPOTESI BP-BPM

Ma l’unico istituto più grande di Ubi è Banco Popolare che sta conducendo una campagna su Milano per accaparrarsi Bpm. “Durante le assemblee di Banco Popolare e Bpm – scrive Giovanni Razzoli, di Equita Sim, in una nota del 13 aprile – sono stati fatti riferimenti al processo di consolidamento”.
In dettaglio, “il management di Banco Popolare continua ad auspicare una fusione con Banca Popolare di Milano, operazione che è ritenuta difficile da realizzare ma non impossibile. Da non escludere anche un deal con Ubi; Banca Popolare di Milano sta analizzando le ipotesi ed eventuali fusioni dovrebbero essere realizzate prima del termine previsto per la demutualizzazione”. Probabilmente per via della dimensione, è proprio questa la triade su cui si concentra maggiormente l’attenzione degli operatori. E c’è chi considera l’alleanza tra Verona e Milano praticamente cosa già fatta. Se Banco Popolare e Bpm trovassero l’accordo ne verrebbe fuori la terza banca italiana, dopo Unicredit e Intesa. “Il progetto – ha scritto Stefano Righi sul Corriere Economia – è ancora nella fase embrionale, ma i contatti ci sono stati. Senza crismi di ufficialità, ma concreti”. Anche perché i legami sono già esistenti: “il presidente del consiglio di Sorveglianza della Bpm, l’ex ministro Dino Piero Giarda è stato per anni amministratore del Banco Popolare e diversi amministratori di allora siedono ancora nel board della banca veronese. Si conoscono bene anche gli amministratori delegati dei due gruppi, Pier Francesco Saviotti (Banco) e Giuseppe Castagna (Bpm)”, che dovrebbero vedersi entro fine aprile per discutere ancora.

ALTRI INDIZI DI FUSIONE VERONA-MILANO
Bp non è interessata a un polo del Nord-Est (quindi scartata l’ipotesi di M&A con Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Bpm invece starebbe valutando, sempre secondo il Corriere Economia, anche Bper come preda, una strada peraltro già tentata e fallita. Però “Bper – scrive Righi – sembra più interessata a muoversi autonomamente verso altre direzioni: il Veneto, la Valtellina”. Insomma tra Bp e Bpm sembra davvero l’unico matrimonio perfetto.

SALTATE LE NOZZE CREVAL-SONDRIO, IN VISTA QUELLE TRA BPER E VENETO BANCA
Sembra invece definitivamente saltata l’alleanza tra Creval e Sondrio: ceo e presidente della banca valtellinese “hanno segnalato di non aver fretta di trasformare il Creval in spa e che le opzioni di aggregazione sono varie – scrive Razzoli di Equita Sim – ma durante l’approvazione dei conti non si è parlato molto di possibile aggregazione con Popolare Sondrio”. Quest’ultima, che ha pubblicato i conti il 18 aprile e a cui sarebbe interessata anche Bper, che intende rafforzarsi in Lombardia e Veneto, “sembra voler perseguire almeno nel breve una strategia stand-alone”. Le nozze più probabili in questo gruppo di banche minori restano dunque quelle tra Popolare dell’Emilia Romagna e Veneto Banca. Quest’ultima ha confermato, secondo quanto riporta Razzoli “l’obiettivo di trasformazione in Spa entro l’estate e la fusione con un’altra popolare entro fine anno. Il deal potrebbe anche prevedere un’ulteriore manovra di rafforzamento patrimoniale. Sembra perdere di consistenza l’ipotesi di fusione con Popolare Vicenza, mentre aumenterebbero le chance di un deal con Bper”.



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