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Ttip, che cosa sta succedendo al Parlamento europeo

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo un estratto dell’articolo di Tino Oldani uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Nel Parlamento europeo sta accadendo qualcosa di imprevisto. Poiché nel Consiglio dei capi di Stato e di governo la cancelliera Angela Merkel ha sempre avuto una solida maggioranza, di fatto la governance europea è stata saldamente nelle sue mani e in quelle degli uomini di sua fiducia, abilmente piazzati nella Commissione Ue e nell’alta burocrazia di Bruxelles.

Una governance per nulla scalfita dall’alleanza tra il Ppe (Partito popolare europeo) e quello socialdemocratico europeo (S&D), decisa dopo le elezioni europee dell’anno scorso. Anzi, la “larga coalizione” stipulata tra i due maggiori partiti europei è stata determinante per insediare il popolare Jean-Claude Juncker a capo della Commissione Ue e il socialdemocratico Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo. In questo scenario, sembrava scontato che qualunque provvedimento portato davanti al Parlamento europeo da un esponente del Ppe o da un deputato socialdemocratico, sarebbe stato approvato senza troppi problemi, potendo contare su una maggioranza schiacciante. La coalizione che sostiene Juncker, oltre al Ppe (221 eurodeputati) e a S&D (191), può contare anche sui Conservatori e riformisti (70) e sui liberaldemocratici dell’Alde (67): in pratica, più dei due terzi del Parlamento europeo. Che il gruppo della Sinistra unitaria (52 seggi) o i Verdi (50) potessero fare passare le loro proposte, era semplicemente impensabile.

Almeno lo era fino a pochi giorni fa, quando ben sei Commissioni su 14 del Parlamento europeo, accogliendo emendamenti dei Verdi e della Sinistra radicale, hanno votato a sorpresa contro la clausola più controversa del Ttip, il trattato commerciale in discussione tra Usa e Ue. Ovvero la clausola Isds (Investor state dispute settlement), che vorrebbe introdurre un arbitrato internazionale unico per risolvere le dispute tra gli Stati e le multinazionali, giudicato troppo favorevole a queste ultime. Emblematico quanto è accaduto nella Commissione Affari legali, che per la materia trattata ha la stessa importanza della Commissione affari costituzionali del Parlamento italiano. Il relatore del parere, Axel Voss, tedesco del Ppe, aveva presentato una bozza favorevole alla clausola Isds, e di riflesso al Ttip (la posizione della Merkel). Ma gli emendamenti contrari, proposti dai Verdi e dalla Sinistra radicale, sono stati sorprendentemente approvati dalla maggioranza della Commissione, tanto da ribaltare il senso politico della mozione, da favorevole in negativo. E ad Axel Voss non è rimasto altro da fare che ritirare il proprio nome dalla mozione.

Più o meno la stessa cosa è accaduta in altre cinque Commissioni, tra cui: Affari economici e monetari; Occupazione; Ambiente; Petizioni e Affari costituzionali. A favore dell’Isds hanno invece votato la commissione Industria e quella degli Affari esteri. A conti fatti, metà dell’intero Parlamento europeo ha votato contro l’inserimento dell’arbitrato internazionale nel Ttip, facendo propria la posizione sostenuta all’inizio dal solo partito socialdemocratico tedesco e dal suo leader Sigmar Gabriel, che è il vice di Angela Merkel nel governo di Berlino. Da notare che tutto ciò è avvenuto mentre a New York è in corso il nono round dei negoziati Usa-Ue per definire il Ttip, una trattativa che finora è stata condotta in segreto da delegazioni di superburocrati, di fatto sconfessati ora sul piano politico da sei commissioni su 14 del Parlamento di Strasburgo.

Non è detto, tuttavia, che le mozioni contrarie all’Isds rappresentino l’ultima parola. Per statuto, si tratta di pareri non vincolanti, ma puramente consultivi per la stesura di un documento ufficiale, il Rapporto sul commercio internazionale, che sarà messo ai voti nelle commissioni competenti il 28 maggio e nella sessione plenaria del Parlamento europeo in giugno. Un percorso tutt’altro che in discesa: sulla bozza di questo Rapporto, predisposta dal tedesco Bernd Lange (S&D), presidente del Comitato internazionale per il Commercio, si sono già abbattuti ben 898 emendamenti da parte di tutti i gruppi politici. Tanto attivismo, impensabile in passato, sembra preparare il terreno a un cambiamento politico importante. Ufficialmente, il Parlamento europeo non siede al tavolo del negoziato Ttip, dove l’Ue è rappresentata dai superburocrati della Commissione Juncker. Ma il testo finale del trattato, per diventare operativo, dovrà prima ricevere il voto favorevole del Parlamento di Strasburgo.


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