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Ecco cosa pensa Cantone del nuovo codice degli appalti (e non solo)

Da un lato il giudizio positivo sul disegno di legge delega che porterà al nuovo codice degli appalti, dall’altro la risposta – a tratti molto dura – a chi nelle ultime settimane lo ha sollecitato e criticato. Ospite ieri di un convegno organizzato dal Partito Democratico sul tema delle opere pubbliche, il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha fatto il punto sulla situazione del settore, senza sottrarsi alle polemiche che investono i super poteri attribuiti all’Authority da lui guidata.

“NON MANGIAMO I BAMBINI”

Cantone ha riconosciuto come l’ANAC eserciti oggi funzioni sempre più incisive e centrali, destinate, peraltro, ad aumentare ancora dopo il varo del nuovo codice. Ha ammesso che sul tema è giusto interrogarsi ed aprire un dibattito. Ma ha risposto con forza a chi – più o meno velatamente – accusa l’Autorità Anticorruzione di restringere la concorrenza. “C`è qualcuno che pensa che noi dell`ANAC siamo cattivi, alcuni credono anche che io possa mordere o mangiare i bambini. Ma noi non mangiamo bambini e non limitiamo la concorrenza”. Il riferimento è ad alcuni interventi degli ultimi giorni, come, ad esempio, la lettera inviata al Foglio lo scorso 24 aprile dal presidente dell’Acer (Associazione Costruttori Edili di Roma), Edoardo Bianchi, dal titolo “Un’anticorruzione giustizialista soffoca la ripresa”.
E a chi sostiene che l’Autorità responsabile in materia di lavori pubblici non possa chiamarsi Anticorruzione, ha lanciato un messaggio chiaro: “Se invece della sostanza vogliamo guardare la forma, evidentemente non andremo da nessuna parte”.

CANTONE TRA IL VECCHIO E IL NUOVO CODICE

Perentorio il commento che Cantone ha riservato all’attuale codice degli appalti, quello che il Governo si prepara a mandare per sempre in soffitta. “E’ illeggibile, enorme, si fa persino fatica a sfogliarlo”, ha spiegato il presidente dell’ANAC. Una selva di norme che dal 2006 è stata oggetto di oltre 60 riscritture e 100 modifiche.
Dall’attuale disciplina – composta da oltre 600 articoli (tra codice e regolamento d’attuazione) –
si dovrebbe passare a una molto più asciutta, con non più di 300 disposizioni in tutto. Un’opera di semplificazione normativa e burocratica apprezzata da Cantone. “Il codice degli appalti è la vera legge anticorruzione. Il disegno di legge va nella giusta direzione. La scelta di fondo è chiara: mettere in campo una regolamentazione snella e utilizzare i cosiddetti poteri di soft power”.

I NUOVI POTERI DELL’ANAC

Come lo stesso Cantone ha evidenziato, il testo del disegno di legge delega per il nuovo codice degli appalti – attualmente in discussione in Commissione Lavori Pubblici del Senato – accresce notevolmente i compiti dell’ANAC. Tra gli altri, poteri di controllo, di sanzione ma anche di adottare atti di indirizzo con efficacia vincolante. E poi, ancora, un ruolo centrale nel nuovo sistema di qualificazione delle pubbliche amministrazioni appaltanti e l’incarico di creare e gestire l’albo nazionale dei commissari di gara che sarà istituito con il nuovo codice.

IL NO ALLE DEROGHE

C’è un altro punto su cui Cantone ha invocato un definitivo cambio di passo, in sintonia con le indicazioni del governo e del relatore del provvedimento in Commissione al Senato, Stefano Esposito (PD). Si tratta della questione delle deroghe alla disciplina ordinaria degli appalti, di cui negli ultimi anni si è spesso abusato. Ad esempio, durante il convegno è stato ricordato che solo sull’EXPO ci sono volute più di 60 deroghe per procedere. Un sistema che – secondo Cantone – evidentemente non ha funzionato. “Se avessimo utilizzato un sistema di laissez faire e avessimo fatto i lavori, forse cinicamente potremmo dire va bene così. Abbiamo avuto le deroghe, abbiamo avuto la corruzione ma non abbiamo avuto le opere. Il che significa che il sistema delle deroghe ad personam o ad appaltum non ha affatto funzionato”.

L’ITER DELLA RIFORMA

Quanto al percorso della riforma – definita, a più riprese, una delle principali di questa legislatura – ha indicato i prossimi passaggi il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Riccardo Nencini. “La prossima settimana si discutono e si votano gli emendamenti in Commissione”, ha spiegato Nencini, che ha poi aggiunto: “Speriamo che a metà maggio parta la discussione in aula”.
Dopo il voto positivo delle Camere, la palla passerà al Governo, chiamato ad esercitare la delega e ad approvare il nuovo codice degli appalti (che, infatti, avrà la forma del decreto legislativo). Il termine ultimo per il varo della normativa è per i primi mesi del 2016, a due anni dall’approvazione delle direttive europee in materia.

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