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Grandi opere, ecco le priorità di Delrio

A poco meno di 15 giorni di distanza dal varo dello scorso 10 aprile, questa settimana è entrata nel vivo in Parlamento la discussione sul Def (Documento di Economia e Finanza). Oltreché sui vari aspetti economico – finanziari del provvedimento, l’esame nelle commissioni parlamentari si è concentrato sull’allegato Infrastrutture, nel quale il Governo ha indicato le 25 opere considerate prioritarie per il futuro del Paese. Sono state raccolte memorie e ascoltati i rappresentanti di associazioni, categorie e istituzioni, a partire dall’intervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, martedì 21 in Commissione Ambiente alla Camera.

UN PIANO TRIENNALE DI PIANIFICAZIONE

Nel corso dell’audizione – la prima da quando è subentrato a Maurizio Lupi – Delrio haribadito quale sia l’impostazione generale del Governo sul tema infrastrutture e indicato il piano d’azione da qui ai prossimi mesi. Due gli elementi principali evidenziati in tal senso. Innanzitutto l’allegato Infrastrutture, che – ha precisato il ministro – “non è il programma delle infrastrutture strategiche” bensì “il documento in cui si definiscono le nostre priorità”. La risposta a chi aveva ritenuto che – con il nuovo elenco ristretto – si fossero ridotte da oltre 400 a sole 25 le opere ritenute strategiche. Quelle saranno indicate nel “Documento pluriennale di pianificazione” su cui – ha aggiunto Delrio – “si lavorerà da qui a settembre”. Un programma triennale “con investimenti stabiliti e piani nazionali di settore”,come quello sul dissesto idrogeologico e quello sulle città.

LE OPERE ELIMINATE

Le parole di Delrio sono servite anche a chiarire il destino delle opere non ricomprese nell’allegato Infrastrutture al Def. Secondo il ministro, si tratta di opere “con pari dignità delle altre”. I singoli casi saranno esaminati uno per unocon l’aiuto delle regioni interessate. “Convocherò i 20 presidenti di Regione” ha dichiarato Delrio. “Con loro decideremo le opere e saranno fatti dei forum dedicati regione per regione”.
Chiarificatore, in questo senso, anche l’intervento in Commissione Lavori Pubblici del Senato – sempre martedì scorso – da parte del viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Riccardo Nencini. “Le opere non inserite non vengono affatto abbandonate” ha garantito Nencini, che ha poi sottolineato come – per alcune di esse, ad esempio l’autostrada Tirrenica e la Roma – Latina – stia già per essere bandita la relativa gara d’appalto. “Il Governo però” ha spiegato il viceministro “attraverso il confronto con le regioni, intende chiedergli di confermare o meno le priorità da seguire”.

I CRITERI DELL’ALLEGATO INFRASTRUTTURE

Lo stesso Nencini ha indicato quali siano stati i criteri utilizzati dal Governo nello scegliere le 25 opere inserite nell’allegato Infrastrutture al Def. A tal proposito, da un lato è stata priorità ai progetti che potenziano i “collegamenti ferro – tranviari e i trasporti urbani”. L’esclusione dall’elenco dei collegamenti ferroviari ad alta velocità con porti e aeroporti internazionali è giustificata dal fatto che saranno inseriti nel Piano nazionale della portualità e delle logistica e in quello degli aeroporti.
Dall’altro lato, sono state privilegiate “le opere che si integrano meglio con le reti europee di trasporto TEN – T e con i quattro corridoi europei che attraversano l’Italia” (ossia, il Corridoio Scandinavo – Mediterraneo, il Corridoio Mediterraneo, il Corridoio Baltico – Adriatico e il Corridoio Alpino).

INFRASTRUTTURE E PRIVATI

Durante il suo intervento in Commissione alla Camera, Delrio ha, inoltre, parlato del ruolo e dell’attività dei privati nella realizzazione e gestione del sistema infrastrutturale. In particolare, il ministro ha insistito sul project financing e sulla necessità di trasparenza e controlli. “Bisogna dare certezza agli investitori privati che però non devono usare lo Stato come un bancomat” ha spiegato il ministro secondo il quale “i privati si devono assumere il rischio d’impresa”. Sul punto Delrio ha infine sottolineato come il problema principale – alla base dell’aumento dei costi delle opere rispetto a quanto preventivato – sia rappresentato da un deficit di progettazione. Da qui, pure l’esigenza di incrementare i controlli nel corso dei lavori.

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