E’ arrivato il momento di sfatare miti e sbugiardare false convinzioni che circolano insistentemente nel nostro Paese sul tema della spesa sanitaria e farmaceutica. Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, da tempo si è dato questo compito, in rappresentanza di quelle 174 fabbriche che in Italia danno lavoro a 63mila persone con un fatturato complessivo di 29 miliardi di euro di produzione, oltre il 70% del quale destinato all’export.
QUANTI BLUFF SULLA SPESA FARMACEUTICA
Intervenuto sabato al Festival della Scienza Medica di Bologna nel corso del convegno “Il governo della spesa”, Scaccabarozzi non le manda certo a dire. “Nel nostro Paese sono spesso diffusi pregiudizi che non corrispondono ai fatti. Ad esempio si sostiene che i costi della sanità siano fuori controllo, ma in realtà negli ultimi 5 anni abbiamo assistito a una loro diminuzione dell’1% e del 2,6% per quelli della farmaceutica”. Non è finita, perché il luogocomunismo imperante (condito da una certa dose di disinformazione) ha creato un’altra leggenda lontana dalla realtà effettiva. “Tanti pensano che lo Stato spenda troppo per i medicinali – aggiunge il numero uno di Farmindustria -. E invece l’Italia paga il 27% in meno degli altri Big Ue, oltretutto con prezzi dei farmaci più bassi del 15-20%”, prezzi che peraltro non sono decisi dalle imprese farmaceutiche ma negoziati con l’Aifa. Il rapporto tra spesa farmaceutica e Pil è infatti all’1%, guarda un po’ la stessa cifra che la Troika indicava come obiettivo cui tendere ai Paesi sotto osservazione durante la crisi del 2011. A chi poi pensa che la farmaceutica pesi sulla sanità in maniera eccessiva, Scaccabarozzi risponde che “anche in questo caso è opportuno avere il quadro complessivo. Un anno di assistenza farmaceutica costa 270 euro, mentre un giorno in ospedale circa 1.000. Inoltre per ogni euro speso in vaccinazione si generano risparmi – per malattie evitate – pari a 24 euro”.
LE PRIORITA’ DEL FUTURO
Al primo posto c’è l’accesso alle nuove terapie. “La sostenibilità – ragiona il presidente di Farmindustria – non deve considerare solo il costo del farmaco, ma anche i risparmi generati per il wlefare e gli effetti sull’industria delle politiche sanitarie”. Nel caso dell’epatite C, ad esempio, si calcola un risparmio di 1 miliardo di euro nel welfare utilizzando i nuovi farmaci. Se si guarda poi ai farmaci oncologici, il loro costo raggiunge appena il 4% del costo complessivo della presa in carico di un paziente affetto da un tumore. “Nel governo della spesa va migliorato l’accesso all’innovazione farmaceutica, sia per il paziente che per gli investimenti delle imprese – continua Scaccabarozzi -. Servono oltre due anni per l’accesso sia nazionale che regionale e dopo l’accesso ci sono una serie di vincoli che limitano l’uso anche se in questo senso ci sono segnali di miglioramento rispetto agli anni precedenti”.
LA RICHIESTA AL GOVERNO
Se c’è una richiesta che Scaccabarozzi intende avanzare al governo Renzi è quella di “rivedere la governance del sistema”. “Ogni anno – spiega il presidente di Farmindustria – il governo fissa il tetto di spesa farmaceutica e se questo limite viene superato perché c’è maggiore bisogno di medicine, sono le nostre aziende a dover restituire allo Stato la parte eccedente, pur avendo fornito i loro prodotti”. Significa che “un governo che vuole fare cassa può abbassare volutamente la spesa farmaceutica per avere maggiori restituzioni dalle aziende”; in parte già funziona così, se è vero che “ogni anno le imprese restituiscono alle Regioni tra i 500 e i 600 milioni di euro, con alcune aziende che arrivano a dover sborsare cifre fino a 80 milioni l’una”. “Così non si può andare avanti – chiosa Scaccabarozzi -, è arrivato il momento che le Regioni cerchino le inefficienze fuori dalla spesa farmaceutica, gli sprechi non li produciamo noi. Questo sistema dei tetti di spesa va rivisto”.