“Dobbiamo prendere atto della dichiarazione del presidente Putin di non avere intenzioni aggressive. D’altra parte è singolare attribuirle alla Nato, semplicemente perché consolida i dispositivi dell’alleanza” per difendere “i propri confini“. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni in un’intervista al Corriere della Sera diretto da poco da Luciano Fontana, già all’Unità, in cui il titolare della Farnesina ha voluto rimarcare che “l’Italia fa la sua parte al fianco degli alleati europei e americani con coerenza e fermezza“.
Nei corridoi del castello di Elmau, in Baviera – dove si è tenuto questo weekend un importante G7 che aveva come tema centrale proprio i destini di Kiev – uno dei sussurri che più ha imbarazzato la delegazione italiana riguardava proprio il quotidiano di Via Solferino e la sua intervista di sabato scorso al leader russo, come d’altronde confermato oggi senza giri di parole da un altro giornalista del Corriere, Massimo Gaggi (“Nel briefing del portavoce di Obama con la stampa si è parlato molto anche dell’intervista del Corriere a Putin e dei toni concilianti da lui scelti“).
L’intervista è uscita a ridosso della visita di Putin in Italia il 9 e 10 giugno, sotto il segno dell’Expo 2015, di un nuovo incontro con Papa Francesco, che lo riceverà mercoledì pomeriggio, ma soprattutto il giorno stesso dell’inizio del summit in Germania.
Nella sua conversazione con Paolo Valentino – che aveva anche intervistato Putin – il titolare della Farnesina cerca così di mettere la classica “toppa”, secondo alcuni osservatori e rassicurare Washington sulla compattezza del nostro Paese nel valutare ancora lontani il dialogo e la pacificazione promessi dal Cremlino. Il Corriere aveva infatti usato nei confronti del presidente russo toni che in ambienti americani e diplomatici hanno considerato troppo entusiastici. Gli “occhi brillanti”. La “voce sottile”. Arriva “fresco nonostante l’ora”. Lui “non si pente di nulla”. Lo ha descritto così, con queste ed altre frasi dello stesso tono.
Quanto al rapporto privilegiato con la Mosca più volte evocato da Via Solferino, il ministro degli Esteri italiano non ha dubbi. “L’Italia ne è consapevole e soddisfatta. Il rapporto privilegiato viene dalla constatazione che l’Italia fa la sua parte al fianco degli alleati europei e americani con coerenza e fermezza, ma al tempo stesso non vuole chiudere il dialogo con Mosca. È una linea politica che ha una storia. È dagli Anni Sessanta che l’Italia accoppia fedeltà e lealtà con i suoi alleati a un rapporto speciale, intenso anche sul piano economico, con la Russia. Queste due cose insieme giustificano l’idea delle relazioni privilegiate. La cosa più interessante è che né loro, né noi lo intendiamo come rapporto che rompe con le nostre alleanze tradizionali“. E ancora: “I russi sanno bene che l’Italia non scarta rispetto alle decisioni della Ue o a quelle prese di comune accordo con gli Usa. Piuttosto è una voce influente che oltre a tenere il punto sull’Ucraina, insiste nel tenere aperto un canale di dialogo con Mosca. Non credo che alla Russia interessi tanto che l’Italia rompa con i suoi alleati, anche perché sa che non accadrà“.
Parole chiarificatrici che, probabilmente, la Farnesina meditava da tempo. Come già scritto da Formiche.net, il Corriere, nelle scorse settimane, ha ospitato e a volte scritto di proprio pugno tesi non molto distanti da quelle del Cremlino. La passione “moscovita” del quotidiano di via Solferino s’è accresciuta negli ultimi tempi. Il 26 maggio, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, intervistato da Aldo Cazzullo, accusava la politica occidentale dicendo che “isolare la Russia è un danno“, nonostante l’annessione unilaterale della Crimea, l’invio di armi e denaro ai ribelli filo-russi che infiammano l’Ucraina dell’Est, i ricatti energetici e l’inasprimento della situazione anche nei più vicini Balcani. Ma lo aveva già fatto qualche settimana fa, sempre sulle pagine del quotidiano di Via Solferino. Allora, in una conversazione con Paolo Valentino, l’ex premier – sulla scorta anche di quanto emerso dalla missione di Matteo Renzi a Mosca, come rimarcato da diversi giornali italiani – aveva lasciato intendere che gli Usa, contrariamente all’Europa, abbiano addirittura aumentato le loro esportazioni verso la Russia dopo l’entrata in vigore delle sanzioni. Una tesi sconfessata proprio dagli ultimi dati, che suggerirebbero il contrario: Washington, al pari dei propri alleati nel Vecchio Continente, non sorride per le restrizioni economiche a Mosca, anzi.
Stessa storia per il leader di Forza Italia. Il 9 maggio, Silvio Berlusconi era tornato sulla prima pagina del Corriere con un intervento tutto pro-Russia, lamentando l’assenza dell’Europa alla parata militare organizzata a Mosca. Mentre una manciata di giorni fa, il 30 maggio per la precisione, una delle firme di Via Solferino, Massimo Nava, elogiava “la realpolitik (dimenticata) di Berlusconi” sulla Russia, auspicandone per certi versi un ritorno.
Governo imbarazzato al #G7 per #Corriere (di Putin) http://t.co/85NPaSji2U. Oggi tocca a @PaoloGentiloni fare intervista per chiarire.
— Paolo Messa (@PaoloMessa) 8 Giugno 2015