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Cosa pensa davvero la Cei della manifestazione anti gender

«Per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà, vogliamo difendere la famiglia naturale dall’assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento, vogliamo difendere i nostri figli dalla propaganda delle teorie gender che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole». E’ stata questa la “dichiarazione d’intenti” diffusa il 4 giugno scorso dal comitato «Difendiamo i nostri figli», per spiegare la convocazione a Roma del 20 giugno a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna e del diritto di ogni bambino ad avere una figura materna e una paterna.

UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE ORGANIZZATA IN 15 GIORNI

Con 15 giorni a disposizione, i promotori hanno chiamato alla mobilitazione nazionale «tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all’avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà che dell’ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell’utero in affitto. Ci troveremo tutti in piazza a Roma, schierati a difesa della famiglia e dei soggetti più deboli, a partire dai bambini».

Fra i protagonisti dell’iniziativa il giornalista romano Mario Adinolfi, direttore de “La Croce” che il 4 giugno, proprio festeggiare il centesimo numero del suo quotidiano (uscito nelle edicole il 13 gennaio di quest’anno), l’ha ufficializzata pubblicando il primo comunicato del comitato inizialmente denominato “Da mamma e papà”. Si tratta di un composito organismo, comprendente persino associazioni come l’Agapo, che riunisce genitori ed amici di persone omosessuali, quello all’origine della convocazione dell’evento del 20 giugno, al quale è prevista la partecipazione di circa 300mila persone. Al comitato promotore della manifestazione, che si terrà a piazza San Giovanni alle 15.30, aderiscono personalità e associazioni diverse tra cui Simone Pillon, consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari, Toni Brandi, direttore della rivista “Notizie Pro Vita”, la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, il portavoce della “Manif Pour Tous” Italia Jacopo Coghe, il magistrato cattolico Alfredo Mantovano, l’On. Gian Luigi Gigli, nuovo presidente del Movimento italiano per la vita, oltre naturalmente al già citato Adinolfi. Portavoce del comitato è il neurochirurgo Massimo Gandolfini, vicepresidente dell’Associazione “Scienza & Vita”, che nel corso della conferenza stampa tenutasi lunedì all’hotel Nazionale di piazza Montecitorio, ha precisato che quella del prossimo 20 giugno non sarà «un nuovo family day». «Quella manifestazione – ha dichiarato Gandolfini – fu bella e importante, ma figlia di un altro periodo storico e di un altro ruolo della CEI». Ma la Chiesa italiana appoggia o no la manifestazione di Roma «per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà»?

“MANCATA ADESIONE” DELLA CEI?

Domanda legittima perché negli ultimi 10 giorni sono circolate diverse visioni dietrologiche che hanno fatto deporre in questo senso. Anche nell’articolo di Alessandro Guarasci pubblicato su Formiche.net si è parlato della «mancata adesione della CEI» alla manifestazione del 20.

A tutte queste interpretazioni è stata data sostanziale confutazione con la trasmissione andata in onda martedì su Radio Vaticana, nella quale monsignor Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI ed il professor Gandolfini, hanno intessuto un fruttuoso dialogo radiofonico su motivi e prospettive della mobilitazione del comitato “Difendiamo i nostri figli”. Fatto vieppiù significativo perché, la scorsa settimana, voci mai verificate hanno narrato di “trame oscure” ordite dall’alto prelato per ostacolare in ogni modo la manifestazione del 20 giugno. Addirittura sulle colonne de “Il Foglio” la giornalista e scrittrice Nicoletta Tiliacos ha parlato di «veemente opposizione» e di «ostilità» di monsignor Galantino all’iniziativa (cfr. Chi c’è e chi non c’è al nuovo Family day contro gender e nozze gay, 7 giugno 2015).

Anche il vaticanista Giuseppe Rusconi, sull’agenzia on line da lui diretta “Rosso Porpora”, ha parlato di un Mons. Galantino freddo sulla manifestazione, perché «ostilissimo a tutto ciò che possa compromettere i suoi rapporti con il governo Renzi» (Giuseppe Rusconi, 20 giugno a San Giovanni: Manif annacquata, ma…, in Rosso Porpora, 9 giugno 2015).

LO SPAZIO DEDICATO ALLA MANIFESTAZIONE DALL’AGENZIA SIR

Sull’agenzia di stampa promossa dalla Conferenza episcopale italiana, “Sir”, non stanno certo mancando in questi giorni spazio e risalto informativo alla manifestazione di piazza San Giovanni. «“Profonda e grata adesione alla manifestazione promossa dal comitato “Difendiamo i nostri figli” che si terrà il 20 giugno a Roma”. La esprime, in una nota, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri», ha ad esempio titolato martedì scorso (cfr. Famiglia: Mons. Negri (Ferrara), “Profonda e grata adesione” a manifestazione 20 giugno, in agenzia Sir, 9 giugno 2015).

«C’è la volontà – riporta sempre il lancio dell’agenzia di Vescovi, valorizzando le affermazioni di Mons. Negri – di distruggere la radice profonda e culturale del nostro popolo. Quello che è in questione non è soltanto la difesa del grande tesoro della tradizione della famiglia cattolica – che è stata il soggetto vivo ed attivo per secoli della vita sociale – ma la possibilità di una libertà autentica della persona in tutte le fasi della sua vita, dalla nascita fino alla fine». Questa manifestazione, prosegue l’arcivescovo di Ferrara, «travalica i confini stessi della tradizione cattolica, travalica i confini del nostro popolo per diventare una forte difesa del bene comune della nazione; perché dove non c’è libertà di esprimere pienamente le proprie posizioni culturali, religiose, sociali e politiche la democrazia è gravemente offesa».

Sir ha anche rilanciato il comunicato “Non c’è ‘no’ al gender senza ‘no’ al ddl Cirinnà”, diffuso martedì dal movimento delle “Sentinelle in piedi” Italia, per far conoscere e divulgare i motivi della convocazione del 20 giugno. «Nel testo – riporta l’agenzia dei Vescovi italiani – si afferma tra l’altro che “il ‘no’ al ddl Cirinnà dovrà risuonare forte da quella piazza”. “Non è possibile infatti dire ‘no al gender nelle scuole’ – proseguono le Sentinelle – se non dicendo no al gender nella società, nella vita delle persone e dei bambini che saranno cresciuti da coppie formate da persone dello stesso sesso private dei genitori”» (Sentinelle in piedi e Manif Pour Tous sulla manifestazione del 20 giugno, in agenzia Sir, 9 giugno 2015).

Galantino: “SU gender e UNIONI CIVILI nessuna bandiera bianca”

Alla luce della mobilitazione di noti ed autorevoli vescovi in favore della manifestazione, le conclusioni sul mancato appoggio della Chiesa italiana sembrano ingiustificate. Dopo Mons. Luigi Negri, è sceso in campo Mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo-Vescovi di Trieste, il cui settimanale diocesano ha dato notizia oggi di una sua lettera «a tutti i parroci invitando a favorire e sostenere la partecipazione dei fedeli alla manifestazione romana del 20 giugno a piazza San Giovanni» (cit. in Da Trieste a Roma per difendere i nostri figli, in Vita Nuova, 12 giugno 2015, p. 16). Si tratta di una notizia che arriva contemporaneamente a quella resa nota in questi giorni dal comitato promotore, dell’organizzazione in tutta Italia di numerosi pullman diretti a Roma il 20 giugno, coordinati con le rispettive curie diocesane, Certo, a differenza dell’Era Ruini, l’endorsement della CEI è meno plateale ma, nella sostanza, non è mancato e non sta mancano.

Basterebbe leggere al riguardo quanto dichiarato da mons. Galantino all’incontro “chiarificatore” ospitato martedì da Radio Vaticana. Il segretario della CEI ha innanzitutto risposto con estrema decisione, durante la trasmissione, alla recente ennesima esortazione dell’europarlamento in tema di “matrimonio” omosessuale: si tratta di «una raccomandazione – ha precisato – che, tra l’altro, non è nuova da quelle parti. Intanto vorrei far notare che, a differenza di quello che è capitato in Italia per alcune questioni come il divorzio breve, per esempio, ci sono state percentuali risicate dal Parlamento UE, anzi risicatissime, a favore di questa raccomandazione. Vorrei dire, però, che questa raccomandazione, di fatto, continua ad andare sulla linea di questa cultura, di questo sentire abbastanza diffuso in Europa, che tende a imporre un certo modo di vedere, di pensare, rispetto a questi temi. La raccomandazione, evidentemente, non vuol dire da parte nostra […] adeguarsi o doversi adeguare o potersi adeguare».

«Bisogna che continuiamo con chiarezza – ha aggiunto in trasmissione Mons. Galantino -, senza tentennamenti, a dire la verità sulle cose, nel rispetto di tutti, nel rispetto dei diritti dei singoli, evitando che queste forme di raccomandazione creino soltanto appiattimento e facciano danno a quella che, invece, è la bellezza della diversità» (cfr. Galantino: “Sulle unioni civili non alziamo bandiera bianca”, in agenzia Zenit, 11 giugno 2015).

Ai microfoni di Radio Vaticana, il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana ha ribadito il diritto-dovere di ostacolare «in ogni modo il tentativo di scippare in maniera subdola alla famiglia il diritto di educare i figli alla bontà della differenza sessuale» (leggi “indottrinamento gender”).

Rispondendo alle voci che lo descrivevano contrario alla manifestazione nazionale del 20 giugno, contro il ddl Cirinnà, Galantino si è infine compiaciuto di un laicato capace di «grandi sensibilità», «grandi passioni» e «grandi e belle iniziative», appoggiando in toto quando detto da Papa Francesco: «i laici non hanno bisogno dei vescovi pilota». Allo stesso tempo, ha concluso il “numero due” della CE, «nessuno nella Chiesa cattolica italiana in questo momento, né vescovi né sacerdoti né laici si sognano di dire di “sì”, alzare bandiera bianca – come ha detto qualcuno – rispetto alla Cirinnà, rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della gender theory nella scuola».

A PIAZZA S. GIOVANNI COME ALLA “GUERRA SANTA DEI PEZZENTI”

Non sono mancate critiche provenienti dal mondo cattolico, specie da ambienti “tradizionalisti”, sulla connotazione “minimalista” della manifestazione. A queste obiezioni, che imputano ai promotori di non lottare per l’abrogazione di tutte le leggi anti-vita e anti-famiglia approvate negli ultimi quattro decenni in Italia, si è incaricato di rispondere il giornale diretto da Mario Adinolfi che, in un editoriale anonimo in prima pagina (presumibilmente dello stesso Adinolfi), ha accusato il «torto di qualificare di “minimalismo” il raduno annunciato per il prossimo 20 giugno. L’ambizione ideale che ha mosso gli organizzatori dell’evento è quanto di più lontano si possa immaginare, dal “minimale”: sul profilo ecclesiale come su quello politico si è cercata la partecipazione larga; la condivisione profonda degli ideali si è concretata in un’inusitata collaborazione di tante disparate e generose individualità; i personalismi si sono mutuamente limati in un dialogo che tutto ha sacrificato tranne la verità» (Hashtag, Pacifici, non minimali, in “La Croce quotidiano”, 10 giugno 2015, p. 1).

Quella di “Difendere i nostri figli”, insomma, continua il fondo del giornale romano, «Sarà un’armata pacifica e scalcagnata, come fu già quella che nel 1095, e a singhiozzi, rispose all’appello di Urbano II dal concilio di Clermont: uomini, donne e ragazzini che andando a Gerusalemme magari commisero errori. Ma ricordiamo che “la guerra santa dei pezzenti” fu l’unica crociata vinta».



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