Skip to main content

Danimarca, ecco i temi che hanno infiammato la campagna elettorale

Era il 27 maggio quando il primo ministro danese, la socialdemocratica Helle Thorning-Schmidt annunciava elezioni anticipate, tre mesi prima della data prevista. Thorning-Schmidt spiegava la scelta dicendo che era “il momento giusto” perché i danesi scegliessero tra la continuità del governo, la ripresa economica o “gli esperimenti” proposti dall’opposizione.

Thorning-Schmidt, primo ministro donna nella storia della Danimarca, ha detto che il Paese è uscito dalla crisi dopo un anno e mezzo di cresciuta e riduzione della disoccupazione. “Se i danesi mi scelgono – ha detto – continuerò per questa strada. Continuerò a dare progresso e prosperità senza mettere a rischio il sistema di benessere”.

ELEZIONE SERRATA

Gli ultimi sondaggi indicano un pareggio tecnico tra la coalizione di destra guidata da Lars Lokke Rasmussen e la coalizione di sinistra (ora al governo) del primo ministro Helle Thorning-Schmidt. Per Rune Stubager, professore di Scienze politiche all’Università di Aarhus, “sarà un’elezione serrata. Non c’è un vantaggio chiaro”. I danesi devono rinnovare la Folketing, la camera unica danese, che conta 179 seggi. Il Paese è diviso in 10 circoscrizioni. Ad ogni circoscrizione è assegnato un determinato numero di seggi.

CRESCITA SOSTENUTA

Thorning-Schmidt non ha intenzione di cedere alle pressioni dell’opposizione, che chiede tagli alla spesa pubblica e diminuzione delle tasse.

Il leader del partito Socialdemocratico è riuscito a superare gli indici di impopolarità dopo gli attentati a Copenaghen a febbraio. È riuscita ad approvare una controversa riforma del sistema di occupazione che ha messo contro i sindacati, costretti a ridurre da quattro a due anni dei sussidi. Ha aiutato a Thorning-Schmidt anche lo scandalo di “fatture non pagate” da parte del liberale Lars Lokke Rasmussen, candidato alle elezioni generali.

BENESSERE VS. IMMIGRAZIONE 

Un sondaggio del quotidiano Jyllands-Posten sostiene che la sinistra ha il 50,1% dei voti mentre la destra il 49,9%. Politiken, invece, posiziona in testa l’opposizione con il 50,2% di fronte al 49,8% della coalizione di governo. Secondo Drude Dahlerup, professore di Scienze politiche dell’Università di Stoccolma, “se gli elettori votano pensando allo Stato del benessere, i socialdemocratici e i socia liberali avranno un vantaggio. Se la priorità p l’immigrazione, vincerà l’opposizione”.

LA PROPOSTA LIBERALE

Per quanto riguarda il piano economico, di fronte al taglio della spesa pubblica e la riduzione delle tasse proposte dall’opposizione, la sinistra ha annunciato un piano di investimento di circa 39 miliardi di corone (5,2 miliardi di euro) fino al 2020. L’opposizione, come alternativa a questo programma, si è mantenuto sul tema dell’immigrazione. A guidare il dibattito il partito di estrema destra Partito Popolare Danese, alleato di Rasmussen per tornare al potere. I liberali hanno accusato al governo di Thorning-Schmidt di non fermare l’arrivo degli immigrati. La Danimarca ha dovuto gestire 14.000 richieste di asilo nel 2014, di fronte alle 4000 dell’anno precedente. La proposta? Accettare solo chi parla danese e ha un lavoro.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter