“Wir haben auch ein Volk” und “wir können in Ruhe abwarten” bedeuten zu Ende gedacht, dass die Interessen der europäischen Völker wieder isoliert betrachtet werden und sogar gegeneinander stehen – wo eigentlich das Versprechen gegeben wurde, sie zusammenzuführen. (oggi su DIE WELT, Sebastian Pfeffer)
“Anche noi abbiamo un popolo” e “possiamo attendere in pace” significa in ultima analisi che gli interessi dei popoli europei sono tornati ad essere considerati isolatamente, se non addirittura come contrapposti gli uni agli altri. E questo in contraddizione con la promessa fondante della costruzione dell’Europa: che gli interessi nazionali fossero conciliati e ricondotti all’interesse comune.”
Ieri il Bundestag ha dibattuto sulla crisi greca. La Cancelliera, il Ministro socialdemocratico dell’Economia Sigmar Gabriel e quello delle Finanze Schäuble hanno spiegato la posizione del governo. Il dibattito si è aperto rievocando la strage di Srebrenica. Nel villaggio bosniaco, l’11 luglio del 1995 i caschi blu dell’ONU e l’Europa tutta assistettero, inerti e complici, allo sterminio di migliaia di mussulmani. Una sconfitta e un’onta insormontabile. La strage avvenne, però, al di fuori dei confini dell’Unione. Nel bene e nel male, fino ad oggi il cammino comune europeo ci ha tenuti al riparo dalla guerra e ha assicurato la nostra prosperità.
Angela Merkel afferma che l’Europa è oggi più forte e può “attendere in pace” l’evoluzione della crisi in Grecia. La Cancelliera avrà le sue ragioni per non temere il contagio finanziario. Di certo, dal 2008 l’Unione si è dotata di strumenti di difesa importanti. E’ sufficiente?
Il virus dell’antipolitica e del nazionalismo esasperato si sta diffondendo in molti stati d’Europa. Angela Merkel è vittima di un’illusione ottica. Solo osservata da Berlino l’Europa può apparire tranquilla. Basta alzare gli occhi e guardare quel che succede oltre il confine per rendersene conto. Per la Cancelliera l’Europa è forte se rimane fedele a se stessa; ferma nella difesa dei suoi valori fondanti. Valgono il rispetto degli accordi, la disponibilità al compromesso, la dignità delle persone, la democrazia, la crescita sostenibile.
Se tutto questo è vero, allora nessuno in Europa, e non certo la Germania, può ancora “attendere in pace” che la buriana passi.