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Tutti gli errori della Germania sulla Grecia

E’ sola contro tutti: non la Grecia di Alexis Tsipras, ma la Germania di Angela Merkel. Aveva scelto la strategia di non esporsi in prima persona nelle ultime settimane, per poter addebitare la colpa di un eventuale fallimento delle trattative al suo Ministro delle finanze, Wolfang Schaeuble, noto per essere un falco, ma ha sbagliato pressoché tutto: consapevole di partire da una posizione di forza assoluta, politica e finanziaria oltre che numerica nell’Eurogruppo, potendo contare non solo sulla Francia, quanto sull’appoggio dei governi di Spagna e Portogallo che temono l’estendersi di movimenti di protesta, ha creduto che il governo di Atene, alla fine, sarebbe stato travolto dalle pressioni.

Messo all’angolo, Alexis Tsipras avrebbe chinato il capo. Non aveva messo in conto che in una trattativa vince chi riesce a nascondere fino all’ultimo il suo obiettivo finale: mentre quello della Cancelliera tedesca brillava alla luce del sole, il Premier greco ha tirato fuori dalla manica il ricorso al referendum solo all’ultimo istante, spiazzando tutti.

Ora, tocca alla Germania ricucire: l’irritazione americana era scontata, tant’è che nelle scorse ore il Presidente Barack Obama si è rivolto all’Eliseo che aveva cercato di evitare fino all’ultimo una rottura, chiedendo al collega Francois Hollande di adoperarsi per riprendere le trattative.

Anche il Premier Li Keqiang ha affermato che è interesse della Cina che la Grecia rimanga nell’area dell’euro, mentre il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha sollecitato l’Unione europea ad evitare uno scenario dalle conseguenze nefaste.

La Cancelliera Merkel ha registrato una bocciatura unanime, tant’è che ha dovuto finalmente esporsi in prima persona, con una duplice presa di posizione: per un verso ha offerto alla Grecia un ramoscello d’ulivo, ipotizzando una ripresa delle trattative, anche se solo dopo il referendum; per l’altro si è ulteriormente irrigidita, affermando che la fine dell’euro rappresenterebbe la fine dell’Europa.

Si tratta di un nuovo, duplice errore di valutazione: Il fatto stesso di annunciare fin d’ora la possibilità di riaprire le trattative dopo il referendum significa ammettere platealmente che l’offerta ultimativa, su cui è mancato l’accordo, era ulteriormente negoziabile da parte dei creditori. Questa apertura rappresenta un disincentivo a votare sì al referendum di domenica prossima: se ci sono spazi per ulteriori trattative, sarebbe stupido approvare le proposte contenute nell’ultimatum. Dal punto di vista di chi in Grecia intende votare no, è una ottima scusa per insistere: ormai è chiaro che la controparte ha terrore delle conseguenze di una fuoriuscita della Grecia dall’euro, tant’è che è già pronta a trattare ancora.

E’ un assist involontario a Tsipras: se la Cancelliera voleva sminare la forza dirompente del referendum greco per rassicurare gli interlocutori internazionali ed i mercati che in qualche modo eviterà la uscita della Grecia dall’euro, rischia di dare maggior vigore alle posizioni di coloro che da tempo censurano la rigidità delle politiche deflazionistiche europee.

La seconda affermazione della Cancelliera Merkel, secondo cui la fine dell’euro rappresenterebbe la fine dell’Europa, denota la consapevolezza di una debolezza tedesca ancora più profonda, visto che si colloca in uno scenario in cui il Premier britannico David Cameron ha annunciato che si terrà un referendum sulla permamenza nell’Unione. Con l’Inghilterra che si è già tenuta fuori da tutte le innovazioni di questi ultimi anni, dal Trattato sul  Fiscal Compact a quello sull istituzione dell’Esm, fino alla Banking Union, si rende conto che la moneta unica rappresenta l’unico legame europeo: tutto si tiene solo perché c’è l’euro, che rappresenta la vera risorsa strategica per la Germania. Se le ha evitato una moneta nazionale molto più forte, avvantaggiandola nelle relazioni commerciali con l’estero, impone però agli altri Paesi europei tali e tante riforme strutturali da minare alla base il consenso politico verso l’Europa: l’unico modo per sottrarsi alla disgregazione incipiente è quindi una ulteriore spoliazione di sovranità degli Stati nazionali. Sarà una battaglia che metterà in difficoltà tutti gli europeisti mentre coalizzerà le opposizioni: davvero, un capolavoro.

Nessuno vuole una crisi finanziaria innescata dal default della Grecia: il cannone del panzer era caricato a salve.



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