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Ecco come le banche tedesche e francesi hanno scaricato il debito della Grecia sugli altri Stati

npl

Perché la Grecia non è stata lasciata fallire nel 2012 quando ormai da tre anni il vaso di Pandora di conti truccati per entrare nell’Eurozona era scoperchiato e la crisi del debito appariva già nella sua lampante insostenibilità? E perché non si percorre quella strada oggi che la situazione, nonostante l’austerity e gli aiuti della Troika, è addirittura peggiorata? E’ quello che in sostanza si chiede in premessa un’analisi a firma di Benn Steil e Dinah Walker e pubblicato qui.

BANCHE NORDICHE GONFIE DI DEBITO GRECO

“A marzo del 2010, due mesi dopo l’annuncio del primo bail-out a favore della Grecia, le banche europee avevano 134 miliardi di esposizione verso il Paese, con le francesi detentrici della fetta maggiore, 52 miliardi, 1,6 volte in più della Germania, 11 volte l’Italia e 62 volte la Spagna.
I 110 miliardi concessi alla Grecia a maggio dello stesso anno hanno evitato il default delle obbligazioni detenute da queste banche. In assenza di questi prestiti, le banche francesi sarebbero state costrette a loro volta  a un massiccio bail-out”.
La tesi è chiara: la Grecia è stata salvata per salvare in realtà le banche d’Oltralpe. E gli effetti si vedono proprio oggi: a marzo del 2010 il 40% dei prestiti totali ad Atene erano detenuti da banche francesi che oggi invece sono titolari di appena lo 0,6%. “I governi – prosegue l’articolo – hanno colmato la voragine, ma non in proporzione alla propria fetta di esposizione, piuttosto in proporzione alla loro quota di capitale nella Bce che nel caso francese è solo del 20%. Di conseguenza la Francia ha ridotto la sua esposizione alla Grecia ad 8 miliardi”.

RISCHI FRANCESI SCARICATI SULL’ITALIA E GLI ALTRI PERIFERICI

“In contrasto l’Italia, che non aveva alcuna esposizione nel 2010 oggi ne ha una massiva, pari a 39 miliardi, simile in valore assoluto a quella tedesca (35 miliardi); anche la Spagna ha visto la sua esposizione schizzare da quasi zero nel 2009 a 25 miliardi oggi. In breve la Francia ha usato il bail-out greco per scaricare 8 miliardi di debito junk ai suoi vicini” e contestualmente se ne sono formati altre decine di miliardi “che si potevano evitare lasciando fallire Atene nel 2010. Il risultato è che oggi Italia e Spagna sono più vicine al collasso”.

TESTA A TESTA TRA PARIGI E BERLINO

Tuttavia il primato della Francia dell’esposizione ai bond ellenici non è così chiaro e la Germania pre-crisi se lo contendeva. Ad esempio sul Financial Times compariva a giugno del 2011 una tabella della Banca internazionale dei regolamenti (Bis) secondo cui è vero che “le banche francesi avevano 56,7 miliardi di esposizione alla Grecia contro i 40 miliardi della Germania. Ma a guardare più da vicino, la ripartizione del credito per tipologia mostra che in realtà sono le banche tedesche le più esposte perché hanno 22,7 miliardi di debito governativo ellenico contro i 15 miliardi della Francia”.  Ed è proprio il debito governativo quello su cui focalizzarsi, come specifica Boris Groendahl in un articolo di Bloomberg.

UN “PRIMATO” CONTESO TRA PARIGI E BERLINO

“Alla fine del 2010 i bond governativi ellenici ammontavano a 54,2 miliardi, di cui il 96% in mano a banche europee”. E, sempre analizzando i dati della Bis, disponibili qui, la rivista online Bruegel stima che a settembre 2014, “in valore assoluto solo Belgio e Germania hanno incrementato la loro esposizione al settore pubblico greco, ma l’unico Paese dove l’esposizione pubblica è aumentata in maniera massiccia come percentuale sul totale è l’Italia”. E nel frattempo “le banche Usa e britanniche hanno aumentato la loro esposizione alla Grecia, da marzo 2013 tornando ai livelli di fine 2009, inizio 2010, portandosi a settembre 2014 rispettivamente a 8 miliardi e 10. Al contrario le banche dell’area euro hanno continuano a diminuire la loro esposizione alla Grecia, ad eccezione della Germania che ha incrementato la sua quota dal 2013. La Germania a marzo 2010 aveva una quota di 32 miliardi, crollata a 3,9 miliardi a fine 2012 per tornare intorno ai 10 miliardi a giugno 2014”.

Insomma non conviene davvero a nessuno che Atene lasci il campo dell’Eurozona.



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