È nata ReteDem “non l’ennesima corrente ma un’area che si candida a interpretare il Pd nel suo originario spirito ulivista”.
Così ha descritto l’On. Sandra Zampa questo nuovo progetto politico nato dalle ceneri della mozione Civati. Dopo l’uscita del leader della minoranza PD, infatti, molti militanti, attivisti, amministratori locali ed esponti del gruppo dirigente si sono chiesti: cosa facciamo ora? La scelta è stata quella di rimanere nel PD e di continuare a lavorare per il partito.
Quello che è emerso dalla discussione degli ex appartenenti alla mozione Civati è la volontà di dar vita a un progetto politico concreto per la creazione di un’alternativa a un modo di fare politica nel PD. Non si tratta, infatti, di un’alternativa al PD, ma alla costruzione di un’alternativa per il PD. Questo è ciò che mi sento di scrivere.
Il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi deve ora lavorare per tenere unito un partito che, inutile negarlo, soffre molto e che affronta ora una fase di sfaldamento a sinistra grave. Senza la sua anima a sinistra il PD perde e lo si è visto in queste ultime elezioni regionali. Poi lo ha spiegato benissimo il prof. Piero Ignazi, ospite all’Assemblea ReteDem a Roma, che “spostarsi al centro non fa vincere voti” anzi, te li fa perdere. Il PD di Renzi infatti non solo non ha convinto a destra, ma ha perso a sinistra.
Questa tendenza è, per usare un’esperessione che piace molto a Cacciari, un “suicidio politico”. Sì, non curare il partito e non rendersi disponibili all’ascolto e alla mediazione interna può solo condurre a sconfitte pesanti. E lo si vedrà nel lungo periodo.
ReteDem si propone come un’area di elaborazione politica che riparte dallo spirito de L’Ulivo di Romano Prodi e che guarda al futuro senza vergognarsi di dirsi “a sinistra”. Ci sono valori che ci rappresentano che non possono essere cestinati solo per seguire le “mode” del momento. Senza un’identità non si è in grado di esprimere proposte convincenti. Le persone o credono in ciò che proponiamo e sanno chi siamo, o seguono altre strade. O nessuna di queste, per esempio: astenendosi.
Ci sono grandi sfide da vincere in questo momento. ReteDem può essere quell’opportunità per il PD di riconquistare una parte dell’elettorato a sinistra scontento e di avanzare proposte politiche realmente innovative e progressiste: dalla questione della Legalità, come esposto dall’On. Davide Mattiello, alla questione dei diritti civili, come ha spiegato l’On. Sergio Lo Giudice. Il progetto ha visto anche l’adesione di altri deputati e senatori PD: Michela Marzano, Lucrezia Ricchiuti, Paolo Gandolfi, Beppe Guerini, Veronica Tentori e Daniele Viotti.
All’incontro ero presente e ho percepito la voglia di fare e fare bene. Ho sentito interventi molto interessanti e finalmente ho visto la Politica buona che si incontra, si confronta e con ordine, in stile quasi tedesco, porta avanti discussioni di merito. Ho percepito competenza e concretezza.
Adesso la sfida è estendere questa ReteDem a tutti i rimasti dell’area che prima faceva riferimento a Civati ma anche a tutti quelli che sono stati nell’ultimo anno delusi da una politica troppo verticistica, poco dialogante e troppo personalistica.
C’è anche un auspicio: che le compagne e i compagni di Possibile abbiano successo nel loro progetto e che mantengano con ReteDem il legame che c’è. ReteDem può essere un interlocutore fondamentale e la sfida comune sarà quella di ricostruire un centro sinistra ora allo sbando. ReteDem lavorerà da dentro al partito per creare le condizioni affinché quest’unità si realizzi, sono convinto che con una sinergia tra territori e dirigenza un cambiamento sia possibile. Solo con una vera partecipazione si può sperare che un progetto politico interno al PD sia davvero alternativo al sistema attuale: coinvolgere e includere. Far emergere competenze ed esperienze dai Circoli, dai territori. Creare un ponte tra realtà diverse e tradurre idee in proposte. Trovo il tutto molto giusto, concreto e innovativo.
A chi parla di “stampella” sento di dire che non è ciò che si è percepito all’incontro. Anzi. Che le cose così come sono non vanno bene è stato chiaro fin da subito. Infatti, sempre per citare le parole di Sandra Zampa, riprese dall’Huffington Post, questa è una “ultima chance”, che il PD sia intelligente e capace di una visione di lungo periodo: raccolga l’opportunità, per il suo stesso bene.