Un uomo armato ha aperto il fuoco in due centri della marina militare a Chattanooga, in Tennessee, uccidendo quattro marines e ferendo altre tre persone. L’uomo, identificato come Mohammod Youssuf Abdulazeez, 24 anni, nato in Kuwait, è stato ucciso in un secondo centro militare di addestramento della Marina, dove si era spostato in auto dopo il primo attacco e dove aveva ripreso a sparare. L’Fbi sta indagando sull’accaduto.
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COSA DICE L’FBI
“Non abbiamo idea della motivazione dietro la strage” dice l’Fbi. Nella moschea frequentata da Abdulazeez dicono che il ragazzo non aveva mai dato l’impressione di essere un estremista. Le autorità al momento parlano di “atto di terrorismo domestico” e di “gesto isolato”, ma indagano su possibili legami con gruppi terroristici.
IL BLOG DEL TERRORISTA
“La vita è breve e amara – scriveva qualche giorno fa sul suo blog – bisogna sottomettersi ad Allah”. Sul Corriere della Sera Guido Olimpio ricorda l’appello dello Stato islamico a “colpire l’Occidente” anche con iniziative personali.
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I FATTI
Intorno alle 11 di giovedì, ora locale, un uomo armato di fucile ha iniziato a sparare nel parcheggio dell’ufficio di reclutamento della Marina di Chattanooga. Nei minuti successivi si sono subito susseguite notizie che riferivano di un agente ferito, mentre il sindaco della città, Andy Barke, in un tweet parlava di «una situazione terribile» in corso, aggiungendo: «Diffonderemo dettagli appena avremo conferme».
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IL PANICO
Negli edifici nei pressi della zona militare, tra cui un ristorante, le persone si sono barricate all’interno; il profilo Twitter del Chattanooga State College, vicino a dove è stato aperto il fuoco, segnalava che c’erano stati degli spari e chiedeva agli studenti di non lasciare l’edificio e chiudere le porte. Solo qualche ora più tardi il sindaco, in una conferenza stampa, ha fatto chiarezza sull’accaduto riferendo che nella sparatoria erano morti quattro marine e l’aggressore, mentre il procuratore Bill Killian ha detto che la vicenda è da trattare come un «atto di terrorismo interno».